ARF! X 2024 – Il fumetto vietato ai minori

Continuiamo con i contenuti dell’ARF! 2024 per proporvi un’interessantissimo panel sul “Vietato ai minori“, e più nel dettaglio sulla rappresentazione dei minori stessi all’interno dei manga e di alcuni fumetti europei. Ve lo raccontiamo attraverso le parole degli autori che vi hanno partecipato

copertina speciale ARF vietato ai minori

Tra i contenuti proposti dall’ARF! 2024, oggi ve ne racconteremo uno che ci ha particolarmente colpito per la tematica spinosa ed estremamente attuale: sessualità, censura e minori nei manga e nel fumetto europeo. A moderare il panel, il giornalista Riccardo Corbò, che ha ospitato sul palco Alino, Federica Lippi, Francesca Protopapa, Samuel Spano (in videoconferenza) e Ariel Vittori.

ARF! 2024 – I manga che includono minori sono pedopornografia?

Lo spunto per l’interessante discussione è stata una fake news – o meglio, quella che Francesco Oggiano forse definirebbe una f*ck news – circolata in rete qualche mese fa e ripresa anche da alcune pagine di settore: la Cassazione avrebbe assimilato le immagini di manga e anime contenenti minori alla pedopornografia.

Da lì è caos: per qualche tempo, come spesso accade, la svogliatezza nella ricerca fa sì che la notizia si ingigantisca e sembra che le porte del carcere stiano per aprirsi a chiunque possegga un manga con scene di sessualità tra minori.

La verità, molto più complessa di così, la riporta Riccardo Corbò, che ha approfondito la questione con l’occhio oggettivo del giornalista: nei due casi presi in esame, i soggetti incriminati erano stati trovati in possesso sia di foto pedopornografiche, sia di disegni della stessa natura. In quei casi di specie, quindi, la Cassazione ha ritenuto che ai disegni dovesse essere dato lo stesso peso che alle foto, in quanto utilizzati allo stesso fine e non come fruizione di un’opera artistica.

La problematica, tuttavia, resta: i manga, in particolare, mostrano talvolta la sessualità di personaggi con tratti apparentemente infantili. Come comportarsi?

Bulma_e_Goku

ARF! 2024 – Vietato ai minori – La questione delle produzioni giapponesi

Ed è qui che entra in gioco la censura: un caso celebre, ricordato durante il panel, fu quello della Rai che, dopo aver acquisito i diritti per la messa in onda di Dragon Ball cercando di calvare l’onda del grande successo dell’anime (trasmesso per la prima volta nel 1989 da Junior TV e poi da Mediaset) a seguito di una lamentela causata da una scena, decise di sospenderne il passaggio sulla rete.

La scena incriminata mostrava Bulma di spalle che si sollevava la gonna di fronte a quel vecchio sporcaccione del Genio delle Tartarughe: all’epoca dei fatti, secondo la storia, Bulma avrebbe avuto sedici anni, ma la sua fisicità aveva i tratti di bambina. L’immagine fu accusata di istigazione alla pedofilia, in quanto, secondo l’accusa, rischiava di normalizzare tra i bambini l’accettazione di un comportamento gravissimo da parte degli adulti.

bulma dragon ball

La questione non è di poco conto, se si considera che i personaggi di anime e manga hanno spesso tratti quasi infantili: questo ha portato addirittura Star Comics – come ricordano Corbò e Federica Lippi – a inserire nei propri albi una dicitura che indica che tutti i personaggi rappresentati in questo albo sono maggiorenni, per evitare censura e sequestro delle opere. A oggi, la dicitura è ancora lì.

dragon ball dicitura maggiorenni
Parte della gerenza di “Dragon Ball Full Color – La Saga del Gran Demone Piccolo” (Star Comics)

Per chi è abituato a leggere fumetti asiatici, si tratta di una frase che fa ridere; tuttavia, è lo specchio di un problema culturale forte: come identifica Samuel Spano, manga e anime che vengono distribuiti in Europa senza troppo controllo, in patria sono suddivisi per specifiche fasce d’età, e a quelle fasce si rivolgono, cercando di rappresentarle al meglio.

Non dovrebbe quindi stupire che un manga o un anime dedicato ai pre-adolescenti racconti e mostri la loro sessualità, dal momento che sono proprio loro il pubblico di destinazione.

Va però anche fatto un passo indietro per vedere meglio il quadro d’insieme, e fare una riflessione sulla chiusura culturale in cui il Giappone è sprofondato dopo il secondo dopoguerra, come illustra ottimamente Lippi, traduttrice di numerosi manga dal giapponese all’italiano:

«Storicamente, il Giappone non ha una religione di Stato, però la sua tradizione è shintoista. Lo shintoismo ha un occhio molto benevolo verso la fertilità, la riproduzione, gli organi sessuali; in Giappone tutt’oggi esistono festival che festeggiano il fallo come simbolo di fertilità. Finché il Giappone non ha perso la guerra, questa tradizione era molto viva; quando ha perso la guerra, per darsi una “ripulita” agli occhi dell’Occidente, ha cominciato a mettere pezze a questa tradizione.

Da lì è diventato molto più pruriginoso, in reazione alla repressione; la sessualità ha quindi trovato una valvola di sfogo nei disegni. In ogni caso, non bisogna dimenticare che quello che succede nei manga non succede alle persone vere; sono personaggi disegnati, non c’è nulla di criminale nel disegnare una cosa scabrosa

Il riferimento all’articolo 175 del Codice Penale giapponese, in vigore sin dal dopoguerra, chiarisce ancora di più quanto poco la questione venga gestita:

«Ho cercato la legge del Codice Penale sulla vendita del materiale osceno, che recita sono oscene le opere che stimolano o eccitano gratuitamente il desiderio sessuale in una maniera tale da turbare il senso del pudore comunemente presente in una persona normale e che vanno contro la concezione della sana morale sessuale.

Questa è una traduzione che ho trovato su un libro degno di stima, quindi mi fido. Da questa legge, deriva il fatto che soltanto tre cose sono vietate in Giappone: la rappresentazione dei peli pubici, degli organi genitali, e della penetrazione. Tolti questi tre, vale tutto. E per la questione dell’infantilismo, tolti i peli pubici, sembrano tutti bambini

Sulla tematica, potete trovare un interessante articolo di Nippop, in cui si prova a fare un’analisi estesa anche al piano cinematografico. Ci sarebbe comunque molto da dire sull’inadeguatezza di un testo oramai antiquato, che utilizza termini come “gratuitamente”, “comunemente”, “normale”, “sana”, ad oggi riconosciuti come totalmente vuoti di senso – quando non decisamente offensivi.

Lupin III: Mine Fujiko

ARF! 2024 – Vietato ai minori – Il caso Bastien Vivès

Un altro esempio degno di nota, soprattutto in virtù dell’interesse mediatico suscitato, è il caso dell’autore francese Bastien Vivès, di cui vi avevamo parlato poco tempo fa: già noto provocatore, Vivès è stato al centro di aspre polemiche in Francia, convogliate poi in un caso giudiziario. L’accusa è di aver inserito materiale pedopornografico nelle proprie opere.

Come specifica Francesca Protopapa, che lavora in Francia e ha seguito da vicino l’intera vicenda:

«Quello che è successo in Francia – che, ricordo, è un Paese in cui la libertà di espressione è difesa anche da chi non s’interessa all’arte – è che sono scese in campo delle associazioni che hanno accusato Vivès e i suoi editori di aver creato delle opere che favorivano o inneggiavano alla pedopornografia.

È successo l’anno scorso, in occasione di una sua mostra al festival di Angoulême, quindi non parliamo di una mostra qualunque in una qualsiasi galleria. Il punto è che sono emerse delle dichiarazioni che l’autore ha fatto sui social per oltre quindici anni: sono soprattutto quelle che hanno creato un polverone.

Ha avuto l’impudenza di voler fare il provocatore su tematiche forti, attaccando in modo molto becero anche una collega – Emma Clit – che si è occupata di femminismo, pensando che non ci sarebbero state conseguenze. Non è stato così. Del resto, ciò che ha detto è irripetibile. Secondo me, si mette lui stesso in una situazione delicatissima, però poi, quando arrivano le critiche, non è in grado di rispondere nel modo giusto.

In Francia, talmente tante persone hanno firmato per fermare la mostra, che alla fine si è mescolato tutto. Molte persone che avevano un’opinione critica sulle sue opere hanno fatto un passo indietro; io in primis perché la caccia alle streghe non ho voglia di farla. Questa cosa, nella società francese ha creato un boomerang, con Vivès che rilascia interviste in cui sembra quasi un martire.»

ARF! 2024

Quando si parla di sessualità che coinvolge minori, al di là dell’ovvia condanna della pedopornografia, che sposo in tutto e per tutto, resta la questione di ciò di cui l’arte può o non può parlare, senza essere confusa con il piano della realtà.

Come qualcuno ha detto – e lo riporto consapevole che rappresenti una provocazione – l’arte in qualche modo potrebbe essere una valvola di sfogo per placare istinti immorali senza doverli vivere nella vita reale – la katharsis già nota agli antichi greci. Inoltre, c’è un rischio molto grave di autocensura per timore di una condanna sociale: e se l’arte non affronta anche le tematiche più scabrose, chi lo farà?

Si tratta sicuramente di una situazione spinosa in cui, come per tutte le cose, occorrono pensiero critico, buonsenso e bilanciamento tra le necessità.
E voi, ve la sentite di dirci cosa ne pensate?


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Claire Bender

Vive con un dodo immaginario e un Jack Russell reale, che di recente si è scoperto essere Sith. Grifondoro suo malgrado, non è mai guarita dagli anni '80. Accumula libri che non riesce a leggere, compra ancora i dvd e non guarda horror perché c'ha paura. MacGyver e Nonna Papera sono i suoi maestri di vita.

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