Tunué porta in Italia il nuovo libro illustrato di Shaun Tan, pluripremiato autore australiano. Un racconto delicato, che ha tutte le sfumature di una favola moderna, dedicato a tutti coloro che almeno una volta si sono sentiti invisibili
Cicala racconta storia.
Storia buona. Storia semplice.
Storia comprensibile anche a umani.
Nel grigiore del cemento, una cicala lavora. Lo fa sommessamente, ogni giorno per diciassette anni, in rispettoso silenzio, ordinatamente al suo posto. Cicala non chiede nulla e non prevarica nessuno. È composta, onesta e così educata da risultare invisibile.
Con Cicala (Tunué, traduzione a cura di Marco Ruffo Bernardini), Shaun Tan ci conduce nel mondo degli invisibili. Lavoratori infaticabili e onesti che sopportano la colpa di non essere arroganti e profittatori. Indifesi e peccatori di bontà in un mondo disonesto che non li merita.
Lontani dall’ipnotico frinire della cicala di Esopo, felice di passare tutta l’estate a cantare e godersi il sole, la Cicala di Tan rimane in silenzio mentre ciò che la circonda di umano non ha più nulla. Si lavora a testa bassa e il guadagno non è sufficiente a garantirsi il calore di una casa dove poter tornare stanchi, quando finalmente la giornata lavorativa finisce.
Tan colpisce dritto allo stomaco. Nel grigio scorrere delle tavole che pesano come gli anni, c’è la biografia di molti costretti dietro anonime scrivanie che assorbono la preziosa energia vitale giorno dopo giorno. Anno dopo anno.
In ostaggio di in un ambiente ostile e sotto ricatto del padrone di turno, resta difficile non provare empatia con Cicala dopo la prima tavola. Tan è essenziale mentre racconta, tormenta il lettore con la sua piccola protagonista ingabbiandola nel nostro mondo squadrato e spento. Nonostante la brevità dell’opera, poco più di trenta pagine, l’Autore trasmette il passare lento del tempo, la fatica sulle spalle di un onesto impiegato che ogni giorno indossa il vestito buono per guadagnarsi il pane, con una dignità che merita solo religioso rispetto.
Cicala è profondo, importante. Un’opera di denuncia necessaria a firma di un Autore grandioso che da anni regala ai lettori favole moderne con immagini surreali e oniriche. Dopo L’albero Rosso, La Cosa Smarrita che gli è valso un Oscar nel 2011 nella categoria cortometraggi animati, L’approdo, Shaun Tan poggia sul palmo delle nostre mani stanche una piccola cicala per infondere speranza. Lo fa per ricordarci che non siamo noi ad essere sbagliati e che possiamo riscrivere il nostro futuro, non è mai troppo tardi.
Non sapevo nulla delle cicale prima di leggere quest’opera, tranne riconoscerne il frinire nelle ore calde nelle lunghe giornate d’estate. Ho lasciato che Shaun Tan sussurrasse diciassette anni incorniciandoli delicatamente in un racconto prezioso. E così la curiosità si è fatta avanti. Ho scoperto che esistono sette specie di Magicicada (cicala del Nord America) , tre delle quali con un ciclo vitale esattamente come quello della nostra protagonista. Dopo aver vissuto interrata per diciassette anni sotto forma di ninfa, questa cicala emerge in superficie e inizia la sua nuova vita. E non c’è messaggio più bello.
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