Silverwood Lake, di Simona Binni – Recensione

Silverwood Lake è un volume edito dalla Tunué che ci mostra la terra degli homeless attraverso gli occhi della talentuosa autrice, Simona Binni, e del protagonista della storia, Diego.
Un posto in cui rifugiarsi quando non si ha più nulla per cui combattere, quando è troppo tollerare la compassione di chi conosce la nostra storia.

Prima o poi tutti nella vita dobbiamo affrontare la sensazione di perdere qualcuno. L’assenza di chi vorremmo accanto a noi per sempre, o di quelle persone che rappresentano il “contorno” della nostra vita e fanno sentire allo stesso modo la loro mancanza.

La scomparsa di qualcuno provoca inequivocabilmente dei vuoti, se la sparizione è definitiva quei vuoti non si colmeranno mai più, ma sappiamo tutti che il tempo ci insegna a conviverci e ne mitiga gli effetti. Invece se la scomparsa è seguita da una “ricomparsa” tutto cambia… Quando qualcuno magicamente e inaspettatamente riappare, provoca sempre delle reazione poco razionali. In quei casi è sempre prima il cuore a reagire piuttosto, che il nostro cervello. In quei momenti non si ha sempre il modo di analizzare a sangue freddo cos’abbiamo metabolizzato col tempo, non abbiamo modo di decidere a priori come comportarci.

Questo è quello che succede al protagonista di questa storia, Diego Lane, un uomo abbandonato dal padre ben 17 anni prima, un giorno riceve una telefonata da un ospedale: «Salve signor Lane, pensiamo di aver ritrovato suo padre, può raggiungerci quanto prima?».

Dire che la notizia lascia Diego attonito è ben poco. Ovviamente si reca sul luogo e non trova certo il ricordo del suo papà: davanti ha un uomo anziano, completamente spaesato, che non sa dire una parola. Appare freddo e distaccato, senza manifestare la minima emozione.

Lo shock è tanto e Diego in un primo momento decide di non riconoscerlo e tornare alla sua vita. Non vuole nemmeno provare a capire le ragioni dell’abbandono del padre, ma grazie alla figura di un’amica prova a intraprendere un viaggio che lo porterà nel mondo dei senzatetto e nella vita di molte persone apparentemente dimenticate.

Il protagonista è un giornalista, farà un percorso – simile all’esperienza di un documentario – nella vita degli homeless, per cercare le motivazioni che hanno spinto suo padre ad abbandonare la propria famiglia. Quel vuoto causato dalla sua assenza continua inesorabilmente a far male e l’unico modo per farvi luce è affrontare rabbia, solitudine e vendetta per cercare un po’ di comprensione.

Silverwood Lake è un’opera che affronta delicatamente anche il difficile rapporto tra genitori e figli: vengono alla luce esperienze di molte persone estranee al resto del mondo con un tatto ineccepibile. Una serie di flashback ci mostrano perché i senzatetto incontrati da Diego hanno volutamente abbandonato la propria vita per ridursi a essere pari a nessuno.

Il tema è sofferto e ricco di sfaccettature, l’autrice Simona Binni usa per questo un linguaggio diretto e privo di doppi sensi. Non ci sono giri di parole e discorsi ricamati, spalanca la porta sulla vita di quelle persone di cui tutti sanno ben poco.

Non fa mai uso di colori particolarmente accessi o contrasti cromatici che possano mettere in risalto una scena rispetto ad un’altra, tutto il volume trasmette una soffusa malinconia, come un paesaggio fermo al tramonto, prima di una lunga e solitaria notte in cui pensieri e ricordi potranno dominare nel buio.

La scelta stilistica di aggiungere alla fine di ogni capitolo una frase di rimando alla ricerca interiore, prendendo citazioni da canzoni, film e poesie, non fa altro che trasportarci ancora di più in quel mondo sconosciuto, carico di eventi drammatici che guardiamo troppe volte da lontano, senza pensare di avere qualcosa in comune.

«Ci sono persone convinte di non meritare l’amore. Loro si allontanano in silenzio dentro spazi vuoti, cercando di chiudere le brecce al passato.»
Christopher Mclandless, Into the Wild

I disegni sono semplici e cartooneschi, puliti e netti, esattamente come i dialoghi, che sono senza dubbio il punto forte di tutta la storia.

La giovane autrice romana colpisce così nel segno, laureata in psicologia dello sviluppo evolutivo, sa arrivare dritta al concetto di vuoto interiore, lasciandoci con un messaggio di speranza e incoraggiamento alla crescita. 

 

Abbiamo parlato di:

Saki

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Cuore giapponese in un corpo italiano, leggo manga dalla più tenera età e sogno ancora di cavalcare Falcor! Curiosa fino allo sfinimento, sono pronta a parlarvi delle mie scoperte!

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