Tratti di matita e innumerevoli toni di grigio, l’abisso più profondo e un mostro che minaccia ogni essere vivente: la piccola Sofia è pronta a guarire il mondo
Il termine favola è spesso associato all’idea di una storia per bambini, eppure già Esopo e Fedro avevano provato a trasmettere delle morali molto forti tramite i loro racconti più famosi. Ci sono infatti favole e favole, tutte regalano degli insegnamenti di vita e ci fanno riflettere tramite gli occhi dei protagonisti. Con Sofia dell’Oceano entriamo in un mondo classico e proviamo quasi una sensazione di dejavù: l’atmosfera è quella di 20.000 leghe sotto i mari, accompagnata dalla curiosità e dall’inquietudine di Alice nel paese delle meraviglie, il tutto vissuto all’ombra di un mostro simile alla balena di Pinocchio. Gli autori hanno scelto degli accostamenti e delle rievocazioni un po’ rischiose: se da un lato il tema della favola e del protagonista che vive un’avventura non possono mai fallire, dall’altro potrebbero risultare argomenti ripetitivi e noiosi, ma a dare alla trama il giusto sapore ci pensano i disegni e l’aggiunta del tema della malattia.
Sofia infatti è una bambina bella e intelligente, ma soprattutto è una bambina malata, orfana di entrambi i genitori, e vive con degli zii che non capiscono affatto le sue esigenze. È cresciuta su un’isola senza mai potersi allontanare dalla casa in cui vive, affetta da una grave malattia psichica chiamata “Ombra Rossa” che la costringe a visite mediche periodiche. La nostra piccola protagonista può contare solo sulla compagnia del suo gatto nero, Meo, e sulla sua bambola Veronica. Come tutti i bambini non capisce bene da quale male sia affetta, sa che è un morbo grave ed incurabile, che la rende diversa da tutti gli altri bambini e le impedisce di crescere sana e forte.
Un giorno, sola e malinconica, decide di scrivere un messaggio all’unica costante di tutte le sue giornate: l’oceano.
Carica di speranza, Sofia lancia una bottiglia con il suo messaggio il più lontano possibile, e dopo qualche giorno, con sua grande sorpresa, ecco arrivare uno strano tizio. Dal profondo del mare sbuca una “turbonave subacquea”, il Palla 6, e insieme ad essa il Capitano Occhioblu, uno strano vecchietto che la condurrà nel cuore degli abissi per farle vivere la sua più grande avventura.
L’equipaggio del sottomarino è piuttosto bizzarro: gabbiani, ragni e altri esseri parlanti, tutti accomunati dal fatto di esseri affetti da malattie apparentemente incurabili. Il motivo per cui il capitano ha scelto proprio Sofia come compagna di avventure è infatti proprio la sua malattia, il suo scopo è quello di arrivare ai cristalli di Fenimore, famosi per irradiare una luce capace di curare ogni male.
Marco Nucci è l’autore di questa storia. Nato a Castiglione dei Popoli nel 1986, collabora dal 2015 con la Sergio Bonelli Editore, per cui ha scritto una storia di Dylan Dog e un numero de Le storie.
Sofia dell’Oceano è il suo secondo libro per Tunué, dopo La tana di Zodor, uscito nel 2017. Kalina Muhova è l’artista dietro questi disegni unici. Nata a Sofia nel 1993, è iscritta all’Accademia di Belle Arti di Bologna, collabora ed è fondatrice dell’autoproduzione a fumetti Brace. Dà vita a Sofia e al suo mondo tramite dei tratti di matita marcati e un gioco di toni di grigio, che rendono la storia come sospesa. La sensazione è quella di assistere al racconto di una leggenda tramandata nel tempo.
Ogni bambino desidera giocare e scrutare il mondo con occhi curiosi, desidera ridere di gusto ed essere amato da chi lo circonda. Purtroppo, non sempre è possibile, ad accompagnare la crescita troppo spesso c’è una sfida, quella del dolore e della malattia. Sofia dell’Oceano è una favola adatta a tutti: ai bambini, affinché non smettano mai di credere nei grandi e di vivere le loro avventure, ma soprattutto agli adulti, per ricordargli di tenere sempre la mano dei più piccoli mentre stanno sognando.
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