Ricreare l’ambiente e l’atmosfera di una partita di football in un evento di wrestling. Geniale, no? Non proprio. Signore e signori, preparatevi a tornare nel 1996, perché oggi va in scena il RAW Bowl!
Il 2020 è stato pessimo per tutti, wrestling compreso. L’ultima triste notizia dell’anno per il nostro sport-spettacolo preferito è la morte (per problemi polmonari non legati al Covid), a soli quarantun anni, di Jon Huber, quel gigante barbuto conosciuto come Luke Harper nella World Wrestling Entertainment e come Brodie Lee nella All Elite Wrestling, federazione nella quale militava attualmente. E niente, nel nostro piccolo volevamo ricordarlo anche noi.
Guardando all’azione sul ring e al business ad essa legato, invece, complici la pandemia e la mancanza di pubblico agli eventi, il 2020 ci ha lasciato una WWE in difficoltà con gli ascolti e apparentemente a corto di idee per invertire la tendenza. Difficoltà creative molto simili a quelle riscontrate venticinque anni prima dall’allora World Wrestling Federation, durante un 1995 in cui, però, lo spettro di una pandemia mondiale era ancora solo materiale per il cinema.
Erano stati dodici mesi veramente negativi per la federazione di McMahon (che – è un piccolo dettaglio ma vale la pena buttarlo nel calderone – sul mercato italiano non aveva più un contratto televisivo, per esempio): il prodotto non piaceva al pubblico, gli introiti erano decisamente calati e la rivale World Championship Wrestling aveva lanciato il proprio programma del lunedì sera, iniziando quella concorrenza diretta in prima serata che sarebbe passata alla storia come “Guerra del lunedì sera”.
Pertanto, nelle intenzioni dei dirigenti, il 1996 sarebbe dovuto essere l’anno della svolta. L’occasione per fare e proporre ai fan qualcosa di diverso. Il problema è che non sempre “diverso” vuol dire “migliore”, come vedremo a breve.
Forse la studiarono per giorni e giorni, nei minimi dettagli, prima di arrivare alla conclusione che fosse l’idea giusta. O magari si trattò di una trovata dell’ultima ora per provare a riempire il vuoto assoluto prodotto da un gruppo di cervelli alle prese con la scrittura della trasmissione di punta. Fatto sta che lunedì 1 gennaio 1996, la WWF andò in onda con la puntata speciale denominata Raw Bowl.
Che cos’è Raw Bowl? A dire il vero, ce lo chiediamo anche noi (i soliti tre: io, me & me stesso), ancora oggi, dopo aver visto lo show sul WWE Network durante le feste. Cercando di riassumere: si tratta di un tentativo di ricreare l’ambiente e l’atmosfera di una partita di football in un evento di wrestling. Geniale, no? No.
O meglio, una parte di noi (generalmente io & me) vorrebbe farne uno spietato resoconto (e siamo sicuri che, all’idea, dalle parti di Stamford se la stanno già facendo sotto…). Ma un’altra parte (me stesso) è ancora affascinata dalle puntate “contenitore” stile Wrestling Challenge e dagli special esattamente come quando aveva dieci anni e li guardava su Tele+2. E non riesce a essere obiettiva. E questa parte, in genere, prevale, quando si parla di wrestling.
La puntata si apre con la banda in uniforme e le cheerleader.
Negli spogliatoi, il leggendario manager Freddie Blassie fa la parte dell’allenatore intento a motivare la squadra prima della gara. Ci sono Jim Ross e Dok Hendrix nei panni dei reporter: il primo è “a bordo campo”, il secondo conduce dallo studio il classico half time delle partite.
C’è persino la reginetta del Raw Bowl! Il team di commento, invece, è composto da Vince McMahon e Jerry “The King” Lawler che, giusto per non farsi mancare nulla, viene chiamato “Musburgerking”. Le matte risate…
Si parte proprio con il Raw Bowl match. Ragazzi, per l’occorrenza il tappeto del ring è verde e l’arbitro è vestito come un direttore di gara del football! Le hanno proprio pensate tutte per farci respirare l’atmosfera della partita col pallone ovale. Già, le hanno pensate tutte…
Salgono sul ring – o scendono in campo, se volete rimanere in tema – quattro squadre composte da due lottatori ciascuna (in sostanza, è un incontro con quattro tag team). In maglia rossa il numero 1 Owen Hart e il numero 641 Yokozuna, accompagnati da Jim Cornette e Mr. Fuji. Olè. In maglia bianca, i campioni di coppia: con il numero 38 Billy Gunn e con il 45 Bart Gunn. Olè. In maglia gialla, il numero 4 Razor Ramon (che viene importunato da Goldust durante la passerella verso il ring) e il numero Uno (scritto proprio così, per rimarcare la sua origine portoricana) Savio Vega. Olè. Infine, in maglia nera, il numero 1-2-3…Kid (capito la simpatia? 1-2-3 Kid ha il numero 1-2-3, che burloni…) e il numero 00 Sycho Sid, accompagnati dal loro manager Ted Dibiase. Olè.
Le regole per il Raw Bowl match sono semplici: è possibile dare il cinque per il cambio a qualsiasi wrestler fuori dal quadrato (generando situazioni paradossali in cui magari il “cattivo” A, impegnato contro il “buono” B, tocca a tradimento proprio il compagno di B obbligandolo a entrare sul ring e a lottare con il suo stesso partner); se un lottatore viene schienato, anche il suo compagno viene eliminato; ogni squadra può chiamare un time-out…eh?? Vabbè, ad ogni modo, vince l’ultimo team rimasto.
I primi ad essere mandati negli spogliatoi, a causa del gioco sporco della squadra di DiBiase, sono Razor e Savio. Poi i Gunns eliminano Owen e Yokozuna, nonostante questi stia chiamando insistentemente il time-out. Cioè, in partenza si prevede una regola assurda per il wrestling e poi, quando usata, l’arbitro non se ne accorge. Ma nulla di quanto stiamo raccontando ha senso. E forse è bello così.
Quindi, la contesa si deciderà fra il tag team bianco e quello nero. Sid e 1-2-3 Kid sembrano destinati alla vittoria ma, ad un certo punto, Razor Ramon torna dagli spogliatoi, interferisce per vendicarsi della scorrettezza subita poc’anzi e facilita il trionfo degli Smoking Gunns, primi e unici vincitori della storia (per fortuna brevissima) del WWF Raw Bowl!
Dopo tutte queste emozioni in un colpo solo, non vi racconterò degli altri match mostrati in questa puntata (Diesel contro King Mabel e, tratto dal pay-per-view In Your House 5, un Arkansas Hog Pen match fra il nobile Hunter Hearst Helmsley e lo zotico Henry O. Godwinn, in cui chi avrebbe perso sarebbe finito nel fango insieme ai maiali in un autentico porcile collocato a bordo ring…) ma passerò direttamente alla premiazione.
Nel backstage, i Gunns sono in attesa di ricevere il Lombardi Trophy per la loro vittoria. Mentre altri wrestler si congratulano con loro, però, si scopre che non si tratta del Vince Lombardi Trophy, cioè la coppa consegnata ai vincitori del Super Bowl della NFL. Si presenta, invece, Brooklyn Brawler che consegna loro lo Steve Lombardi Trophy (il vero nome di Brooklyn Brawler è proprio Steve Lombardi, ndr), cioè una coppa con la sua faccia. La vignetta, inevitabilmente, finisce con tutti gli altri lottatori che lo prendono a calci.
Dite la verità: se anche voi avete visto lo show sul WWE Network, adesso vorreste fare la stessa cosa con chi ha avuto questa brillante idea, vero?