Pesci Piccoli è la nuova serie dei The Jackal targata Prime Video, uscita lo scorso 8 giugno. Noi di MegaNerd l’abbiamo vista per voi, e ve la raccontiamo in questa recensione, ovviamente senza spoiler.
Hanno cominciato con le parodie di Gomorra, hanno continuato con i primi video indipendenti, quindi sono passati al cinema – purtroppo con gli scarsi risultati di Addio fottuti musi verdi. Poi finalmente la svolta, che arriva nel 2021 con Generazione 56K, serie prodotta per Netflix che ha avuto un discreto successo.
Ora i The Jackal ci riprovano con Pesci Piccoli – Un’agenzia. Molte idee. Poco budget., serie comedy prodotta per Prime Video. E stavolta, lo possiamo dire, fanno un gran bel centro.
SINOSSI
La serie racconta le giornate di una piccola agenzia di comunicazione che, come suggerisce il titolo, ha degli ottimi creativi e tante idee, ma scarso budget per metterle in pratica. Costola di una società più grande, la Tree Of Us, la sede di Napoli è considerata periferica, e le vengono assegnati i clienti minori, i pesci piccoli, per l’appunto.
La routine dell’ufficio cambia con l’arrivo di Greta (Martina Tinnirello), manager declassata e allontanata dalla sede centrale in seguito a un burnout che l’ha portata a mandare al diavolo un cliente nel bel mezzo di una riunione. Abituata a clienti di alto profilo e a dinamiche, velocità e modalità di lavoro diverse, Greta faticherà non poco a farsi accettare e a diventare parte del team sgangherato con cui è costretta a stare.
La rigidità della sede centrale ha infatti poco a che vedere con la quotidianità dell’ufficio di Napoli, in cui esiste il karaoke del venerdì, il pavimento può “diventare lava”, c’è una bowl delle merendine condivisa tra tutti e le cui aggiunte sono annunciate da Marione (Dino Porzio) con il mariofono, un megafono ricavato da una vecchia scatola di cereali.
Per farsi accettare e riuscire a fare il suo lavoro, Greta dovrà smettere di volare in solitaria e imparare a fare gruppo, aprendosi a idee che non avrebbe mai considerato prima.
E Napoli? Napoli non si vede, per una volta, ma si sente attraverso i personaggi. La città non solo non è al centro della narrazione, ma è totalmente diversa da quella che siamo abituati a vedere: niente vicoli folcloristici, niente Vesuvio, niente pizza a portafoglio. Tolti tutti gli stereotipi resta un ufficio vero, con persone vere e problemi di tutti i giorni, che potrebbe trovarsi in qualunque altro posto d’Italia.
IL NOSTRO PARERE
La forza della serie sta nel gruppo, nel modo perfetto in cui le voci e le strade dei personaggi si amalgamano, permettendone una crescita sia individuale sia collettiva. Il tutto è supportato da una scrittura fresca e soprattutto realistica: la sede n.7 della Tree Of Us è una vera agenzia di comunicazione, dipinta in un modo che tutti gli addetti ai lavori possono facilmente riconoscere e in cui possono identificarsi.
Del resto, non va dimenticato che i The Jackal fanno questo di mestiere: conoscono perfettamente le paturnie dei clienti, le richieste impossibili, i tempi stretti e i budget striminziti con cui ogni creativo deve scontrarsi ogni giorno.
Ma Pesci Piccoli va oltre, e racconta il settore della comunicazione esponendone soprattutto le debolezze e le assurdità: influencer pieni di sé; inutili balletti mattutini su Tik Tok, che servono a mostrare “la vita d’agenzia” e validare la propria presenza nel mondo; Ciro (Ciro Priello) che si fa foto di piedi per venderle su OnlyFans; i clienti microscopici ma dall’ego smisurato – e qui mi torna in mente un loro vecchio video, in cui Fortunato Cerlino chiedeva di avere la propria faccia, a grandezza naturale, sull’etichetta di una scatola di piselli.
È una critica costante, portata avanti con un’ironia affilata e vivace: si inizia già dalla scena di apertura, che vede raccolti intorno a un tavolo l’Head of Branded Content, l’ Head Graphic Designer, un Senior Copy, un Junior Creative Assistant, il Color Match Curator, un Talent Manager, un Social Data Analyst, un Assistente di costumi e, finalmente, il Creative Director del progetto.
Nove persone dai titoli altisonanti e dai mestieri che le loro nonne non capirebbero, raccolti a discutere il colore dei calzini del cliente nello spot. Il colore dei calzini. Fa ridere già così. Nelle agenzie più piccole, quello stesso lavoro sarebbe assegnato forse a una sola persona – che magari lo farebbe pure meglio.
Pesci piccoli è The Office trasportato nelle agenzie di comunicazione italiane: ha anche il suo personale Dwight Schrute, Fru (Gianluca Colucci), a cui sono affidate le battute ciniche, lo humor nero, così in contrasto col buon Fabio (Fabio Balsamo), che vorremmo solo abbracciare forte ed eleggere a nostra guida spirituale. Ma il vero cuore dell’agenzia è Aurora (Aurora Leone), la Project Manager che, oltre ai progetti, tiene insieme le teste dei suoi colleghi, di cui si occupa con la cura di una mamma.
Ecco, la sede n.7 della Tree Of Us è il posto in cui tutti vorremmo lavorare, dove la fatica e la frustrazione si stemperano nella dolcezza e nella genuinità dei rapporti umani. In un momento storico in cui tanti abbandonano ambienti di lavoro tossici per preservare la propria salute mentale, Pesci Piccoli ci ricorda che un altro mondo è possibile, e lo fa senza retorica né patinature.
È genuina, come lo sono i The Jackal che ancora oggi, nonostante tutto, si guardano in faccia e si dicono quello che pensano, sempre. E di genuinità in tv si sentiva la mancanza.
Noi aspettiamo la seconda stagione, e voi?
Pesci Piccoli - Un'agenzia. Molte idee. Poco budget
Fabio Balsamo: Fabio
Gianluca Fru: Fru
Aurora Leone: Aurora
Ciro Priello: Ciro
Martina Tinnarello: Greta
Giovanni Anzaldo: Alessio
Gianni Spezzano: Raffaele
Veronica Mazza: Roberta
Dino Porzio: Marione
Francesca Romana Bergamo: Marika
Mario Zinno: Alfredo
Alessia Santalucia: Alice
Sara Penelope Robin: Sara
Sergio Del Prete: Giuliano
Gabriele Vagnato: Gabriele