Abbiamo visto Barbie, l’attesissimo live action dedicato alla fashion doll più famosa del mondo, con Margot Robbie e Ryan Gosling. Questa è la nostra recensione
Una sala gremita tra tubini rosa, pochette coordinate e tacchi glitterati. Alla visione in anteprima di Barbie, io però ci sono andata in ciabatte e pantaloni di lino beige. Ed è stato subito un tuffo nel passato, non è cambiato nulla. Sì, perché io ho sempre giocato a Barbie versione monostipendio e casa in affitto. Mentre molte delle mie amiche si godevano la villa di Barbie a due piani e la decappottabile, la mia aveva vestiti sobri cuciti da mia madre e un bilocale con mobili rimediati, o per meglio dire scartati, che le mie amiche benestanti non volevano più. Ciliegina sulla torta, il mio unico Ken era perennemente nudo a casa e malato. Non so ancora che fine abbiano fatto la sua polo fucsia e i suoi jeans. Fatto sta che una volta persi, nella migliore delle ipotesi indossava il grembiule che usava Barbie per cucinare fantastiche torte senza nulla sotto.
Alla mia Barbie nullatenente ho voluto un bene esagerato. E dopo di me, mia sorella ha vissuto con lei fantastiche avventure. Il povero Ken ha finito i suoi anni sempre nudo (o con il grembiule).
Sapevo già che Barbie in questo caso non avrebbe cavalcato pony o fatto una crociera all inclusive ma sarebbe finita, per una serie di ragioni che proverò a sintetizzare, nel mondo reale. Forse per la prima volta nella vita ho provato vera empatia con la mia bambola preferita. L’ho vista piangere, deprimersi e soffrire per apprezzamenti sessisti ai limiti della molestia sessuale. Sì cara amica mia, fuori da Barbieland, nonostante tutti i tuoi sforzi, siamo messe proprio male.
Barbie è un film intelligente e volutamente esagerato che funziona alla grande. Ci sono tre cose che potranno farvi apprezzare la visione senza riserve:
- Il citazionismo e gli omaggi. In questo film ogni citazione/omaggio presente è perfetto. Si passa dal rischiosissimo richiamo a 2001 Odissea nello Spazio, alla Justice League Snyder Cut, fino ad arrivare al Grease di Randal Kleiser con un Ryan Gosling versione Danny Zuko da togliere il fiato.
- Il cameo di John Cena e Dua Lipa. Non è un mistero, in questi giorni la produzione ha diffuso le immagini della partecipazione del mitico Cena in versione Ken Tritone. A Dua Lipa invece, il compito di indossare i panni di Barbie Sirena.
- Il patriarcato e i cavalli. Questo connubio è una delle genialate che regge metà film. Ken e la sua rivoluzione al contrario fatta di cliché patriarcali equini vale da sola il biglietto e spero in un riconoscimento a Gosling che, oltre ad essere puro piacere visivo, dà l’ennesima prova di essere un attore brillante.
Fuori scaletta, ma doverosamente da inserire, è tutto il cast che contorna i due protagonisti. Accanto a Margot Robbie e Ryan Gosling troviamo tra gli altri Will Ferrell che interpreta il CEO della Mattel; Michael Cera che veste i panni di Allan, il “fu” amico di Ken, scomparso dagli scaffali dei negozi di giocattoli eoni fa; America Ferrera (la mitica Ugly Betty), il legame umano di Barbie, super centrata come sempre nei ruoli che accuratamente sceglie per la sua carriera.
Credo che la Mattel sia da apprezzare per l’enorme lavoro progressista e di inclusione che ha fatto negli ultimi due decenni. Barbie oggi insegna che le bambine e i bambini hanno il sacrosanto diritto all’immaginazione e all’autodeterminazione. I nostri figli possono essere tutto ciò che desiderano, studiando e impegnandosi nella vita.
Io però faccio parte di una generazione diversa, proprio quella di Barbie Stereotipo (la Barbie classica “no mestiere” preciso, per intenderci) interpretata dalla perfetta Margot Robbie. La Barbie pre-evoluzione è una ragazza perfetta con splendidi capelli biondi, vestiti alla moda, MAGRA e si può permettere lussi, frizzi e lazzi tutto il giorno, tutti i giorni. Vicino a lei, un tipo da spiaggia super cool, Ken, e una sorellina, Skipper Roberts, creata perché Barbie con un figlio sarebbe stato eccessivo, alla quale quest’ultima faceva da baby-sitter.
Ma torniamo al film diretto da Greta Gerwig (Lady Bird) prodotto anche da Mattel Films e distribuito da Warner Bros. Quest’ultima si autocita con un super grattacielo nel mondo reale del film svettante dalle finestre della sala dei bottoni della Mattel, che invece la butta sull’autoironia. Una dirigenza solo maschile capitanata da Will Ferrell che custodisce nelle segrete lo spirito di Ruth Handler, la creatrice di Barbie.
A Barbieland convivono felici e spensierate tutte le Barbie create da Mattel, impegnate a interpretare una felicità perenne, grandi successi personali e lavorativi, party in piscina e partite a beach volley. In questo mondo favoloso, vivono anche i Ken, bellissimi ragazzi accessori al pari di un bel paio di scarpe sempre pronti a compiacere le Barbie, essere servizievoli e con addominali scolpiti in vista (questi Ken, sempre mezzi nudi non era solo una cosa mia a quanto pare).
Ecco, questo film dovrebbe godere di due recensioni distinte, una per Barbie e l’altra solo per Ken. L’accoppiata Margot Robbie – Ryan Gosling funziona perfettamente perché entrambe le bambole prendono coscienza della loro condizione. Però ci devo arrivare per gradi.
I primi dieci spettacolari minuti del film sono carrellate di oggetti, vestiti, mobilio simbolo di Barbie. Si condensa in maniera intelligente e divertita il franchising glorioso dedicato alla fashion doll che ha manipolato menti giovanissime e messo in croce genitori, nonni e zii di tutto il globo per accontentare capricci costosissimi (la Mattel non è riuscita a piegare solo mia madre probabilmente).
Tuttavia, un giorno Barbie pensa alla morte. Esatto. Un pensiero per noi esseri umani ricorrente e ai limiti del banale trascina Barbie verso il mondo reale. E sapete qual è il secondo pensiero ricorrente di noi donne tra l’ansia di vivere e quella di morire? Certo che lo sapete ma ve lo dico io lo stesso: la cellulite. Quando Barbie scopre sulle sue cosce la cellulite, pensando alla necessità di un reset, si rivolge a Barbie Stramba. Altro tuffo al cuore. Barbie Stramba, un’asociale bambola che vive da sola sul cucuzzolo di Barbieland, è la Barbie martire, quella a cui abbiamo tagliato i capelli, dipinto la faccia, slogato arti. Nonostante tutto, lei ha mantenuto il sorriso ed è sopravvissuta.
Sotto consiglio della Stramba, Barbie (con Ken imbucato) affronta il suo viaggio nel mondo reale per stabilire un contatto con l’umana che l’ha posseduta. Nella realtà le brutte sorprese non tardano ad arrivare, visto che è tutto il contrario di Barbieland. Gli uomini sono seduti al posto di comando, la parità dei sessi è una bella frase patinata con cui pulirsi la coscienza sporca e se vai in giro con un body e dei pantacollant accollati facile che provano a toccarti il culo. Alla depressione crescente di Barbie fa da contrappeso l’entusiasmo di Ken, che da accessorio femminile, si trasforma in maschio Alpha tra patriarcato e cavalli. Per questo decide di tornare a Barbieland e risvegliare la coscienza dei suoi compagni. È ora di trattare le Barbie come gli uomini trattano le donne.
Il film gioca a provocare per tutta la sua durata, e sapete cosa? Ho aspettato che da un momento all’altro questo gioco mi stancasse, ma non è mai successo. Certo, mezz’ora prima della fine chiunque capisce dove va a parare il finale, ma chi se ne frega, le battute intelligenti distraggono abbondantemente dalla conclusione scontata.
Una fetta molto ampia di pubblico, di cui faccio parte, ha un rapporto morboso con Barbie che è destinato a durare per sempre. Sono state oggetto dei nostri desideri, abbiamo condiviso con loro esperienze, avventure (alcune illegali in molti Stati se ripenso a come ho fatto accoppiare Barbie con Ken). A questa fetta di pubblico dico: vedete il film, perché Barbie continua a volerci bene anche da quella cesta delle bambole che abbiamo messo in cantina. Glielo dovete e non rimarrete delusi. L’altra fetta, appassionati di Masters o cucine in cui cimentarsi con macchine da gelato e Dolce Forno Harbert dico, andate per capire quello che magari vi siete persi. Barbie oggi, a differenza di chi ci prova con scarso successo e scassa con il politicamente corretto e la parità come spot pulisci coscienza, è davvero un messaggio di inclusione e di pari opportunità, e di questi, come dell’immaginazione, dobbiamo avere fame continuamente.
Barbie - Il Film
Margot Robbie: Barbie
Ryan Gosling: Ken
America Ferrera: Gloria
Kate McKinnon: Barbie ginnasta
Issa Rae: Barbie presidente
Rhea Perlman: Ruth Handler
Hari Nef: Barbie medico
Alexandra Shipp: Barbie autrice
Emma Mackey: Barbie fisica
Connor Swindells: Aaron Dinkins
Michael Cera: Allan
Sharon Rooney: Barbie avvocata
John Cena: Ken tritone
Kingsley Ben-Adir: Ken
Simu Liu: Ken
Ariana Greenblatt: Sasha
Scott Evans: Ken
Jamie Demetriou: impiegato della Mattel
Dua Lipa: Barbie sirena
Ncuti Gatwa: Ken
Nicola Coughlan: Barbie diplomatica
Emerald Fennell: Midge
Ana Cruz Kayne: Barbie giudice
Will Ferrell: CEO della Mattel
Ritu Arya: Barbie giornalista