“The Bear“, pluripremiata serie TV FX, è tornata su Disney+ con la seconda stagione e 10 nuovi episodi tutti da gustare. Carm, Syd e tutta la brigata si danno un gran da fare per la riapertura, tra permessi, ispirazioni, ambizioni e redenzioni: tutto cotto allo stesso ritmo folle che ha reso The Bear un unicum della scorsa stagione televisiva.
La serie TV rivelazione dello scorso anno (un Golden Globe e 10 candidature nelle varie categorie dei premi televisivi) è tornata con una seconda stagione di 10 episodi. Parliamo di “The Bear“, serie TV di Christopher Storter prodotta da FX per Hulu e giunta in Italia su Disney+ lo scorso 16 agosto, due mesi dopo il rilascio negli Stati Uniti.
Dopo l’incredibile successo ottenuto tra pubblico e critica specializzata (qui potete leggere la nostra recensione), The Bear torna con 10 episodi – due in più rispetto alla prima stagione – tentando di alzare ulteriormente l’asticella: e si sa, alzare il livello in cucina è una sfida difficilissima. Serve determinazione, perseveranza, forza di volontà, obiettivi chiari e collaborazione. Di riflesso, allora, come in un gioco metanarrativo – sicuramente voluto e cercato – la volontà di Carm, Syd e l’intera brigata del fu The Beef di spingersi oltre è la stessa volontà degli autori di portare la serie TV su standard, se possibili, ancora più alti.
La seconda stagione di The Bear, dunque, riprende le fila dalla conclusione della precedente: il The Beef ha chiuso per sempre per diventare qualcos’altro, il The Bear.
Tutte le azioni, i processi, le riflessioni e i dialoghi dei protagonisti convogliano verso l’obiettivo finale, l’apertura, raggiungendola – questo è inevitabile – pezzo dopo pezzo. La strada, però, non sarà facile.
Aprire un nuovo ristorante, buttando giù quello vecchio per rinnovarsi e ritrovarsi, è un azzardo. Lo è ancor di più tenendo in considerazione la difficile situazione che il settore sta vivendo – e che la serie TV non si esime dal raccontare -, gravata dalla pandemia degli ultimi anni. È una corsa contro il tempo autoimposta, addirittura una missione suicida da completare in soli tre mesi, in cui «ogni secondo conta».
Ma Carm, Richie e Syd sentono il bisogno di farlo. Per Mickey. Per loro stessi.
Otto episodi su dieci sono completamente dedicati ai “lavori in corso”: vediamo lo staff buttar giù pareti, riallacciare i fili della corrente, mettere a posto i conti, chiedere l’ennesimo prestito a zio Jimmy, spostarsi nelle vie di Chicago ed oltre alla ricerca di ispirazione per il nuovo menù. Otto episodi di costruzione – letterale – per quello che dovrà essere un sogno realizzato, un primo obiettivo raggiunto verso nuovi e – ci si augura – stellati traguardi. È l’imperituro adagio di T.S. Eliot: il viaggio, non la meta, ciò che conta.
Ogni componente del The Bear, allora, intraprende questo viaggio, su strade differenti che tornano ad incrociarsi tra quelle mura amiche, dopo nuove esperienze, insegnamenti inizialmente non recepiti: Carm e Syd si occupano del menù, dei piatti da proporre, delle soluzioni culinarie che possano portarli sempre più in là; Tina accede ad una scuola di cucina, Marcus va in Olanda, Richie a pulir forchette. Si riparte dalle basi, per aspera ad astra.
I conflitti, quelli non mancano mai e probabilmente hanno definito la cifra stilistica della serie TV già dalla scorsa stagione: è dai confronti, anche quelli più accesi, che nasce un’idea nuova, che sia una portata o una mis en place, un quadro da appendere o delle nuove padelle. Il confronto, il conflitto dona quel ritmo folle che rende The Bear quel che è: una messa in scena di una quotidianità lavorativa che, accomodatici a tavola, non pensiamo possa essere tale. Una frenesia volta alla maniacalità, un’ambizione perpetua che sa di redenzione, una battaglia contro le proprie abilità e il tempo per far uscire un piatto. Il miglior piatto possibile, ogni giorno, ad ogni servizio. Per sempre.
Ci si appoggia l’uno sull’altro, si cerca e si crea fiducia per raggiungere un obiettivo comune che abbraccia quelli personali di ambizione, espiazione, cambiamento, rivalsa.
Temi sempre caldi di The Bear e cotti a puntino riguardano la sanità mentale, il burnout da lavoro e la famiglia: non solo quella di sangue (che in questa stagione trova ampio spazio nel sesto, intensissimo episodio) ma anche quella che ci scegliamo per condividere ed affrontare le battaglie. Carm, Syd, Richie, Tina, Marcus, Fak, Nat sono famiglia l’uno per l’altra portandosi dietro tutto ciò che il termine e la dimensione “famiglia” possa implicare. Grazie al nuovo personaggio di Claire, le dinamiche interpersonali si sviluppano e donano ulteriore linfa narrativa alla serie TV, permettendo agli autori, agli attori e agli spettatori di vedere la storia e i personaggi al di là dell’ambiente lavorativo, costruendo – o incrinando – rapporti dapprima in equilibrio. Contestualmente, è di fondamentale importanza il tempo: quello del lavoro, certo, ma anche quello da dedicare a se stessi per scoprirsi e (ri)trovarsi, per prendersi una pausa e ricaricarsi e ripartire, più veloci di prima.
Il ritmo di The Bear è sempre altissimo, asfissiante, tensivo ma raggiunge un complessivo equilibrio con altrettanti momenti di pausa, di riflessione, di piccole, preziosissime gioie che fanno tirare un sospiro di sollievo senza mai svuotare la narrazione. Una continua montagna russa, un caos creativo mai fine a se stesso cui lo spettatore assiste e partecipa, in cui si lascia trascinare ma mai pronto al prossimo ribaltamento, alla prossima sorpresa. Come fosse lì, seduto a tavola, ansioso di assaggiare la prossima portata che possa sorprenderne vista e palato.
D’altronde, non è forse quello, il fine ultimo di un ristorante così ambizioso come il The Bear?
Jeremy Allen White, Ebon Moss-Bachrach, Ayo Edebiri e tutto il cast di The Bear ci regalano un’altra prova magistrale, intrisa di emozioni palpabili, di sfaccettature umane e realisticamente vicine. Le loro prove sono sostenute ed esaltate da una regia e una fotografia che sono, ancora una volta, manifesto della stessa storia raccontata: ricercano la perfezione assoluta, l’immedesimazione, l’applauso. Di nuovo, come il vecchio adagio secondo il quale anche l’occhio vuole la sua parte.
Storter, Joanna Calo e Ramy Youssef (i registi dei 10 episodi) riempiono la stagione di una fortissima carica emotiva, si concedono degli esercizi di stile quando necessari ma non dimenticano mai i personaggi e i piatti, sui quali si concentrano spesso e volentieri come veri e propri personaggi della serie TV. E, a proposito di personaggi, impossibile non menzionare l’incredibile mole di guest star che fanno capolino: non vi diremo chi ma solo che sono quegli ingredienti speciali di quella pietanza indimenticabile assaggiata in una vacanza… ma difficilmente replicabile in un altro contesto.
Con questa seconda stagione, The Bear si conferma (mai scontato) e si migliora (mai facile) riproponendo i propri punti di forza ma riuscendo a creare nuove dinamiche che potessero ricatturare continuamente lo spettatore. Si apprezzano maggiormente i momenti di calma, necessari ai personaggi quanto agli spettatori per riprendere il fiato, nonostante la frenesia che contraddistingue la serie TV la faccia sempre da padrona. Il cast, perfettamente in parte, riesce a portare ogni singolo personaggio su uno step successivo: menzione d’onore per Ebon Moss-Bachrach. Il suo Richie raggiunge un nuovo status, nonostante il divorzio, nonostante l’infinita corsa ai biglietti per il tour di Taylor Swift (nota comica della stagione ma ulteriore prova della ricerca del realismo della serie TV): impara a conoscere se stesso e riesce a trovare la strada, uno scopo per stare bene. In un completo scuro, elegante, che aumenta l’autostima e l’efficienza.
Se l’esordio di The Bear è stato un fulmine a ciel sereno nel panorama televisivo dello scorso anno, la seconda stagione riesce nell’ardua impresa di alzare il livello di una serie TV destinata a ritagliarsi ancora una volta uno spazio importante alle prossime premiazioni. Il consiglio è quello di sedersi, stendere il tovagliolo sulle ginocchia e premere “play” per gustarvi – con gli occhi e con il cuore – un menù variegato ed indimenticabile.
The Bear, stagione 2
Jeremy Allen White - Carmen "Carmy" Berzatto
Ebon Moss-Bachrach - Richard "Richie" Jerimovich
Ayo Edebiri - Sydney Adamu
Lionel Boyce - Marcus Brooks
Liza Colón-Zayas - Tina Marrero
Abby Elliott - Natalie "Sugar" Rose Berzatto
Matty Matheson - Neil Fak