Noyu Girl è un manga slice of life che ha come unico argomento le terme del Giappone. È possibile rendere un narrazione come questa interessante? Datemi qualche minuto del vostro tempo e lo scoprirete.
Da un po’ di tempo un autore sembra dominare la mia vita: si tratta di Haro Aso, autore di Alice in Borderland e Zombie 100 (se vi va, date un’occhiata alla mia recensione dell’adattamento animato cliccando qui). Con Noyu Girl (edito in Italia da J-Pop Manga) dimostra ulteriormente di saper spaziare tra generi e atmosfere totalmente diverse, arrivando a confezionare ben tre volumi che trattano solamente di terme selvagge (ovvero non “addomesticate” dall’uomo con vere e proprie strutture di accoglienza), grazie anche all’aiuto del disegnatore Shiro Yoshida (in attività dal 2013, è conosciuto maggiormente per Kabaneri of the Iron Fortress). Si tratta, come vi anticipavo, di un particolare slice of life monotematico, che può risultare molto interessante per gli appassionati, ma che rischia di annoiare vista la ripetitività. In ogni capitolo, infatti, vengono mostrate delle terme, con l’unica differenza del luogo e della stagione. Ma andiamo con ordine, vediamo nel dettaglio la trama.
“È come se il cielo…le montagne…e quest’acqua termale…fossero solo miei!”
Hibari Otaka è una giovane che lavora nel bar Tasmania e ha poco tempo libero. Tuttavia, appena ha un giorno di riposo, lo dedica alla scoperta delle terme selvagge, ovvero quelle incontaminate, mai toccate dall’uomo. Per lei ogni goccia di sudore versata vale la pena se ad aspettarla trova anche un piccolissimo bacino di acqua calda tutto per lei. È pronta ad affrontare foreste, luoghi innevati o infestati da insetti, pur di provare l’emozione unica di trovarsi a contatto con la natura. Questa sua grande passione nasce un giorno di alcuni anni prima quando, a causa di un incidente, è obbligata a mettere fine a quello che la faceva sentire viva. Eppure, le terme per lei non sembrano affatto un rimpiazzo, perché la rendono felice come e più di prima.
Tutto molto bello, ma…?
Il problema di Noyu Girl non è tanto nella storia che, di per sé, in realtà non risulta affatto ripetitiva. Ho trovato molto bello esplorare con Hibari tantissimi luoghi del Giappone e imparare molte cose sulle terme, che mi hanno sempre affascinata. All’interno di ogni volume, numerosi sono gli approfondimenti circa le diverse località, la qualità dell’acqua, curiosità, che rendono molto appetibile e dinamica la narrazione. La punta dolente sono, secondo me, i disegni. Non fraintendetemi, non sono brutti, ma i capelli della protagonista con quelle “striature” (concedetemi questa licenza poetica) mi hanno disturbata per tutto tutto il tempo. Lo stesso problema non si pone, invece, con la collega dai capelli scuri, che sono disegnati divinamente. Un’altra cosa che ho notato, a proposito di quest’ultimo personaggio, è la nettissima differenza tra lei senza occhiali e capelli raccolti, e la mise da lavoro: due persone davvero troppo diverse. Non ho apprezzato moltissimo anche la resa di alcuni primi piani, mentre gli sfondi li ho trovati davvero meravigliosi. Non me ne voglia il maestro Yoshida, ma credo che questa ciambella non sia venuta perfettamente con il buco (o forse sono io che rompo eccessivamente, ditemelo voi).
Conclusioni
Personalmente avevo tantissime aspettative su questo manga appena viste le copertine (all’epoca non sapevo nulla della trama), con Hibari che indossa quella spaziale maschera antigas, e forse questo ha giocato un po’ a sfavore dell’opera. Come sempre, uno chapeau va a J-Pop Manga, che sa variare tantissimo il suo catalogo, portando un’opera molto particolare sul mercato italiano, e crea dei fantastici cofanetti. Posso dirvi, in tutta onestà, che ci penserei parecchio prima di acquistarlo e darei occhiata ai volumi. Fatemi sapere la vostra opinione nei commenti o sui social!