Marlene – Alessandro Ferrari e Flavia Scuderi ci parlano dell’eroina femminile e femminista

In occasione dell’uscita del volume Marlene, dedicato all’iconica Marlene Dietrich, abbiamo intervistato per voi Alessandro Ferrari e Flavia Scuderi. Una bellissima chiacchierata che ci ha mostrato quanto a lungo un’opera possa aver bisogno di fermentare, prima di vedere la luce, e che ci ha aperto un mondo su una diva più che mai attuale.

copertina intervista alessandro ferrari flavia scuderi

 

Firmacopie, presentazioni, panel: come vivete l’impatto con la folla, dopo mesi passati a lavorare a un progetto in solitaria?

Flavia: Io sono decisamente un’estroversa. Ho la faccia tosta, per cui stare in mezzo alla gente mi piace, stare al centro dell’attenzione mi piace, ma effettivamente mi rendo conto che col tempo, le cose cambiano. Per esempio, sto provando il dispiacere di non riconoscere più i personaggi dei cosplay, a parte qualcuno della vecchia guardia… fino agli anni 2000 ci arrivo [ride]. In ogni caso è cambiato tanto anche il tipo di pubblico di questi eventi.

Alessandro: No, io invece sono un introverso, e combatto il mio essere introverso parlando tantissimo. Quindi, in realtà con la folla mi trovo bene, però ho bisogno di parlare; per cui quando per esempio vengono allo stand, mentre lei disegna, io faccio domande. Sono curioso, voglio sapere tutto delle persone. Sono più da uno che da folla, ma mi piace far domande.

A quest’opera avete lavorato insieme: com’è stato lavorare a quattro mani?

Flavia: Considera che io come autrice completa ho fatto molto poco. A volte ho lavorato come sceneggiatrice pura, altre come disegnatrice, ma ci sono poche storie complete che ho fatto, per cui sono sempre stata abituata a lavorare in coppia con gli sceneggiatori. Con Alessandro poi è sempre un piacere, anche perché ci conosciamo da tanto, abbiamo un passato in comune alla Disney.

Alessandro: Ma infatti penso che sia quello, perché tutti e due veniamo da Disney e questo ci ha formato a lavorare in team. Siamo nati professionalmente lì, e abbiamo macinato tante e tante pagine, per cui sappiamo come funzionano i reparti e come farli funzionare. Poi, oltre al rispetto reciproco, c’è che ci siamo trovati subito nell’amore per Marlene, che ci ha guidato tanto in quello che stavamo facendo insieme.

Marlene - Edizioni BD - Italiano
Marlene, di Alessandro Ferrari e Flavia Scuderi (Edizioni BD)

Marlene Dietrich: diva, icona di stile, personaggio sicuramente multisfaccettato. Perché avete scelto proprio lei?

Flavia: allora, io vivo in Germania da vent’anni; avevo appena finito una graphic novel su Richard Wagner, e alla domanda “Quale vorresti fosse il tuo prossimo progetto?” ho detto che mi sarebbe piaciuto occuparmi di una figura femminile molto forte. Lo sceneggiatore dell’epoca mi suggerì Marlene Dietrich, e nel momento stesso in cui lo disse, si aprì per me un mondo.

È una figura che mi affascina da bambina – mia madre mi ha trasmesso la passione per i film “vintage” – e sapevo parecchie di cose di lei, sebbene non tutto: che aveva partecipato alla seconda guerra mondiale in prima persona, che era bisessuale; un’icona di stile che ha lanciato mode, che ha vissuto una vita lunghissima e affascinantissima. Per me era molto intrigante l’idea di poter disegnare tutte quelle storie, i costumi, e anche il fatto che abbia avuto tanti amanti, uno più figo dell’altro. Considera che ad Alessandro ho detto “Puoi fare quello che vuoi, ma devi mettermi una pagina con Yul Brynner[ride].

Il progetto con lo sceneggiatore tedesco poi non è più andato avanti, perché a un certo punto mi ha detto che a lui Marlene non piaceva, quindi non avrebbe saputo come raccontare la storia. Per un periodo ho pensato di scrivermela da sola: ho studiato, ho fatto tantissima ricerca con libri e film, ma mi sono resa conto che non avevo tempo per disegnarla, figuriamoci scriverla!

L’avevo rimessa in un cassetto; poi, per puro caso, parlando con un amico fumettista, Roberto Recchioni, mi fa “Ma tu lo conosci Alessandro Ferrari? Lui è appassionato di Marlene, ci ha fatto la tesi di laurea!” e così…

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Alessandro
: Però, ci tengo a dirlo, è stato anche merito di Elisabetta Melaranci, perché io all’epoca stavo con lei ed è tramite lei che è avvenuto il contatto. È lei che ha raccontato a Roberto che mi ero laureato in Storia e Critica del Cinema con una tesi su Marlene Dietrich. La coincidenza è stata divertente: quando me l’ha chiesto, mi sono guardato allo specchio e mi sono detto “Ma perché non c’ho pensato prima?”. Non mi era mai venuto in mente, quindi quando me l’hanno proposto ho detto subito di sì. Non solo avevo una quantità enorme di materiali, ma avevo già un legame fortissimo con Marlene.

Epoche che si susseguono, costumi che mutano, amanti che cambiano: qual è stato l’aspetto più difficile e stimolante da rendere?

Alessandro: Per me, in assoluto, la parte legata alla guerra, che tra le altre cose è stata la prima che ho scritto. Questa cosa che lei abbia seguito le truppe per cantare per loro e mantenere alto il morale, mi piacque tantissimo. Ho anche scoperto una cosa che non sapevo: sua mamma era rimasta in Germania durante la guerra, e così sua sorella, che non si è distaccata dal regime nazista quanto avrebbe dovuto – non dico altro per non fare spoiler. Ecco, sono le due parti che mi hanno commosso di più, insieme al finale. Quando ho riletto quelle parti e il finale, ho pianto.

Flavia: Per me, invece, il suo rapporto con la figlia. Un rapporto sicuramente difficile, che Alessandro ha descritto con pennellate delicate, lasciando molto tra le righe: ma ci sono quelle due o tre frasi che molla lì, alla figlia, che fanno male. E anche per me il finale; è arrivata fino a novant’anni e tutti i suoi amici erano morti… molto toccante, sì.

Marlene, di Alessandro Ferrari e Flavia Scuderi (Edizioni BD) tav tv_22
Marlene, di Alessandro Ferrari e Flavia Scuderi (Edizioni BD)

C’è una forte componente femminile e femminista, in questa storia: come pensate si troverebbe Marlene nel mondo di oggi?

Alessandro: Paradossalmente è uguale. Paradossalmente è molto moderna, quello che ha fatto allora varrebbe oggi. Si è sposata, ha avuto una figlia, ha iniziato una carriera cinematografica già con una figlia e non più giovanissima. Ha cominciato ad avere successo a trent’anni, e all’epoca – in verità anche oggi – trent’anni erano tanti. Aveva alle spalle tantissimi film muti, che non avevano raggiunto il successo: è anche una forma di speranza sapere che abbia iniziato a essere famosa a trent’anni [ride].

Per quanto riguarda la componente degli amanti, il marito lo sapeva ed era una cosa che riguardava solo loro; in più, lei girava il mondo per i suoi film, e il marito si occupava della figlia mentre lei manteva la famiglia. Manteneva tutti, lavorava tantissimo e si sacrificava molto per il lavoro. Una donna modernissima, con una storia che oggi sarebbe identica; e con una forma di femminismo molto moderna, perché seppure molto caustica nelle sue battute, non negava mai il rapporto uomo-donna. Oggi farebbe comunque discutere, nonostante una vita inattaccabile dal punto di vista femminista.

Flavia: È veramente un’icona. In più, secondo me, Berlino negli anni ’20 del Novecento e la Berlino di oggi si somigliano. C’era una libertà nei costumi, anche sessuali, che è ritornata; lei ci si ritroverebbe benissimo. Credo le sia stato più difficile adattarsi al bigottismo americano degli anni ’50, in realtà. Poco fa ci chiedevamo come si sarebbe approcciata ai nuovi temi, per esempio il transgender, ma stiamo parlando di una persona che era poliamorosa perima che il termine “poliamore” fosse inventato…

Alessandro: Sì, e poi aveva amici trans, ovviamente in condizioni diverse rispetto a quelle di oggi, ma per motivi puramente medici. È calatissima nella modernità, al 100%.

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Chissà cosa penserebbe nel vedere che, nel tempo, a volte si regredisce anziché progredire.

Alessandro: Questo è vero, ma tieni conto che Marlene ha vissuto gli anni ’20 e poi l’arrivo del Nazismo, quindi il ritornare indietro lo ha visto in quel momento lì. All’inizio non se n’è neppure resa conto, come molti altri; poi si è spaventata di quello che stava succedendo.

Questa è una parte a cui tengo moltissimo, perché racconta anche la diaspora di tutti gli artisti europei che sono arrivati in America, e lei ha pagato il viaggio di molti di loro. Era arrivata prima, aveva fatto molti soldi, e dava supporto agli altri che partivano.

Ha sempre speso e sprecato i soldi, non li ha mai conservati, e li usava per far arrivare gli artisti in America, per aiutarli a fare film… Paradossalmente siamo nel 2024, lei ha iniziato nel 1930, quindi potrebbe esserci una Marlene da qualche parte che sta aspettando di avere successo. Una nata nel 2000 [ride].

C’è qualcosa che invece sentite di non aver potuto raccontare?

Alessandro: Volevo un po’ di pagine in più, io [ride].

Flavia: Ci ha provato, ma la stanchezza, la vita, l’universo e tutto quanto continuavano a chiedergli di accorciare. Sicuramente, quando una vita è così lunga e così densa, fare dei tagli è complicato, soprattutto in sceneggiatura; è stato più complicato per lui, decisamente.

Alessandro: È che ha avuto una vita così incredibile, che ogni volta che trovavo qualcosa mi veniva voglia di aggiungerlo. Per le storie d’amore, ho dovuto far capire il senso, non ho avuto il tempo di esplorarle. Ha avuto storie d’amore con attori che quindi a loro volta avevano storie d’amore; sembra addirittura sia stata legata ai Kennedy, anche se non ci sono molti dati in merito.

È stata talmente in giro, che ogni storia si portava dietro risvolti politici, sociali, di stardom… Ci sono altre otto vite qua dentro che non sono scritte. Ha vissuto oltre novant’anni, ha attraversato tutto il Novecento.

Quando sembrava fosse sparita, è ritornata in auge negli anni ’60 e ’70 a Las Vegas. Praticamente, la storia delle vecchie star che vanno a fare spettacoli a Las Vegas l’ha quasi lanciata lei. Ha conosciuto perfino i Beatles. È arrivata fino agli anni ’90 e se pensi che è stata contemporanea dei Nirvana e di Kurt Cobain… è una cosa che dico sempre e che fa quasi impressione!

C’è tanto, tanto, tanto, e non abbiamo potuto esplorare tutto. L’unica cosa che davvero manca e che avrei voluto mettere, è il suo ritorno in Germania dopo la guerra: è stata accolta come una diva, ma anche come una traditrice. Questo è il pezzo che più avrei voluto racontare ma non c’è.

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Marlene, di Alessandro Ferrari e Flavia Scuderi (Edizioni BD)

Avete pensato a uno spin-off, magari?

Alessandro: Abbiamo impiegato dieci anni per far uscire questa storia, ci vuoi male? [ride]

Flavia: Come succede sempre in questi progetti che nascono dalla passione, ci sono magari momenti in cui hai più spinta, e momenti in cui ti fermi per un anno intero perché la vita, i figli, il covid, i divorzi, si mettono in mezzo. Poi io al momento ho un lavoro a tempo pieno; pensa che l’anno scorso ho dovuto sfruttare tutte le mie ferie per poter consegnare. Anche perché quando non lavori a lungo, per riprendere il ritmo ci si mette un po’.

Alessandro: Però, se tutti lo comprano e arriviamo a 100.000 copie, possiamo fare la versione uncut, come ha fatto Stephen King per L’ombra dello Scorpione [ridono].

Dicevamo che tutti e due siete partiti da Disney: cosa vi manca di quel mondo?

Alessandro: Io in realtà ci sono ancora dentro [sua la sceneggiatura de “Il re della foresta nera”, nel ciclo “Diary of a wacky knight“, ndr], quindi questa è più una domanda per Flavia.

Flavia: A me mancano moltissimo le persone, colleghi a cui sono molto affezionata. Quando sono arrivata in Germania, ancora lavoravo come freelance per Disney; poi ho cominciato a fare character design, a lavorare per i videogiochi e ho abbandonato. Ma mi manca molto fare fumetti, perché ti da una libertà espressiva che nell’animazione e nei giochi non hai, dato che fai solo una parte del lavoro. Il fumetto è più una one-man band.

Alessandro: Secondo me, una parte di noi non voleva finirlo, questo fumetto. Era bello seguire Marlene, stare con lei; non avevi mai paura quando c’era lei. Poi sai, era una che “ci pensava lei”. Se c’era un problema, ci pensava lei. E questa è una cosa che ho messo, che è anche storicamente accurata. Era caparbia, testarda, abilissima, geniale, e ogni volta che c’era un problema era “Ci penso io; voi state tranquilli che ci penso io”.

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Marlene, di Alessandro Ferrari e Flavia Scuderi (Edizioni BD)

Una cosa che spesso viene rinfacciata alle donne forti.

Alessandro: Marlene è stata anche molto fortunata a trovare degli uomini che hanno capito questa cosa, l’hanno accettata capendo che era l’unico modo di stare nella sua vita. Col marito, per esempio, sono rimasti sposati tutta la vita, nonostante lei avesse avuto tanti amanti e il marito anche avesse avuto altre storie. Ed è una cosa che secondo me non va giudicata perché riguardava loro due.

Flavia: Era anche una persona di grossa cultura, proveniente da un certo background, per cui aveva amicizie di un certo spessore: Hemingway, Orson Welles e tanti altri. Era molto tedesca; c’era anche forse un po’ di snobismo, nelle sue amicizie.

Alessandro: Questa cosa dello snobismo però un po’ dipende, perché se ad esempio consideri la guerra, lei era amica del generale Patton, che guidava le truppe, ma anche di tutti i soldati. Sicuramente sulle letture andava su livelli molto elevati, ma sulle persone riusciva a stare in relazione con chiunque. Però è vero quello che dice Flavia sul suo essere tedesca, lo è sempre rimasta.

Flavia: Vivendo lì, alcuni tratti li vedo; la disciplina, l’essere puntuali, il senso del dovere: sono tutte cose che rivedo molto anche nei miei amici di là.

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Avete già qualche nuovo progetto in mente, o è ancora troppo presto?

Alessandro: Ci rivediamo tra dieci anni! [ride]

Flavia: Per il momento lo voglio coccolare, questo libro; voglio dedicare il tempo a portarlo in giro, a farlo conoscere. Ci vuole un po’ di pausa.

Vi chiedo un’ultima cosa: se per un giorno poteste essere un autore e fare arte come lei/lui, chi scegliereste?

Alessandro: Ma che sei matta?! Un giorno solo e poi tornare me? No, mi distruggerebbe! Potrei fare un giorno da uno non bravo e poi tornare me, allora sì! Non credo che ce la farei altrimenti, perché sarebe terrificante tornare indietro. Per imparare, sono indeciso tra due: Salinger e Romain Gary. Però avrei tanta paura di questa cosa.

Flavia: io torno un po’ indietro nel tempo… Egon Schiele, per riuscire a toccare quell’anima e vedere com’è che riusciva a trasmettere quella forza nella sua arte. Quel periodo lì effettivamente mi piace.


Marlene – un’intervista “ardente”

Gli occhi di Alessandro e Flavia brillano come succede solo a chi ha dentro un fuoco che arde e li anima, e sebbene ci siano voluti dieci anni per tirar fuori questa storia che hanno tanto amato, il fuoco non si è spento. Parlare con loro, ascoltarli, ha generato in me una sete di conoscenza nei confronti di Marlene Dietrich, una figura che mi sembra molto necessaria in tempi come i nostri.

Leggerò di lei, proprio a partire dalla loro graphic novel; e ne racconterò a chiunque voglia ascoltarmi, perché il passato non si perda e un personaggio tanto bello ottenga ancora oggi l’attenzione che merita. Restate sintonizzati per la nostra recensione: intanto, se volete recuperare il volume, Marlene è in uscita l’8 maggio per Edizioni BD.


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Claire Bender

Vive con un dodo immaginario e un Jack Russell reale, che di recente si è scoperto essere Sith. Grifondoro suo malgrado, non è mai guarita dagli anni '80. Accumula libri che non riesce a leggere, compra ancora i dvd e non guarda horror perché c'ha paura. MacGyver e Nonna Papera sono i suoi maestri di vita.

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