Gli X-Men risorgono dalle ceneri… ed è tempo per un nuovo, maxi-rilancio per i mutanti di casa Marvel! Arriva anche in Italia il nuovo ciclo di storie che segna un nuovo inizio per i Figli dell’Atomo, stavolta firmato Tom Brevoort. Ecco la nostra recensione, senza (troppi) spoiler, di X-Men #1, di Jed MacKay e Ryan Stegman!
Krakoa non c’è più! Quello che è stato definito come uno dei cicli più importanti di sempre della storia dei mutanti della Marvel Comics (non per nulla si parla di ‘era di Krakoa’) è giunto alla sua naturale conclusione.
Ma negli U.S.A. gli X-Men sono pronti a risorgere ‘dalle ceneri’ con una (esagerata?) infornata di nuove serie regolari guidate da tre testate principali: Uncanny X-Men, Exceptional X-Men e, semplicemente, X-Men.
L’operazione denominata ‘From the Ashes‘ (dalle ceneri per l’appunto) è partita lo scorso luglio negli Stati Uniti con l’esordio di X-Men #1, serie scritta da Jed Mackay e disegnata da Ryan Stegman che da questo mese arriva finalmente in Italia, ovviamente sulle pagine della storica Gli Incredibili X-Men, che per l’occasione riparte (nuovamente) da 1. seguendo il trend che arriva dagli USA.
Prima di parlare nel dettaglio dell’albo, questo nuovo ciclo dei mutanti della Casa delle Idee è segnato, dall’inizio di quest’anno, anche da un cambio ai vertici, che vede Tom Brevoort nuovo curatore editoriale delle X-testate al posto di Jordan D. White. Brevoort è uno dei membri più longevi dello staff editoriale della Casa delle Idee e ha curato per oltre 25 anni le serie degli Avengers. Di sicuro è un uomo con una certa esperienza, sinonimo di solidità e affidabilità, e può essere colto come un segnale significativo da parte della Marvel Comics. Dopo aver ‘traghettato’, verso la fine, l’Era Krakoa, ora Breevort può iniziare a mettere mano e coordinare i vari team creativi che si occuperanno del futuro editoriale degli X-Men.
L’inaugurazione di questa nuova era mutante è stata affidata a due ‘veterani’ (seppur giovani) Marvel – autori e protagonisti del recente passato; Jed Mackay (Moon Knight, Avengers, Doctor Strange) ai testi e Ryan Stegman (Superior Spider-Man, Venom, King in Black) ai disegni. Compito sicuramente non facile per i due, ma forse in generale per chiunque fosse venuto dopo il ciclo cominciato da quel genio di Jonathan Hickman.
La prima sensazione che si ha nella lettura di X-Men di Mackay e Stegman è di aver optato per un ritorno alle origini rispetto allo status quo krakoano dei mutanti: un back to the basics.
È ancora presto per dirlo, ma visto il recente successo televisivo di X-Men ’97 di Disney+, sembra che in Marvel Comics si sia optato per un richiamo a quelle atmosfere e trame anche nei fumetti, senza dimenticare però gli strascichi che la fine dell’Era Krakoana ha lasciato.
Ci sarà piaciuto X-Men #1? Continuate a leggere per scoprirlo!
X-Men from Alaska!
Mackay fa un salto in avanti di ‘X’ (10?) mesi rispetto all’ultimo albo mutante e ‘splitta’ la trama di X-Men #1, alternando una parte più discorsiva ed esplicativa a quella più action, affidando i compiti di guidare le due parti della storia agli originali X-Men più carismatici: Bestia e Ciclope.
In Alaska, vicino la città di Merle, il capo della polizia Paula Robbins, fa visita alla nuova base degli X-Men, un grande impianto di produzione abbandonato, in passato utilizzato per costruire le Sentinelle e su cui oggi campeggia una gigantesca ‘X’. La Robbins è stata invitata da Ciclope per vedere cosa fanno gli X-Men all’interno di questo impianto.
Ma alla porta viene accolta, invece che dal leader mutante, dal Dott. Henry McCoy alias Bestia, di nuovo nella sua versione blu ‘classica’ degli anni ’80 / ’90 che informa la poliziotta che Ciclope è in missione con il team a Santo Marco.
E infatti Ciclope, insieme a un rinnovato team composto da Psylocke, Quentin Quire / Kid Omega, Fenomeno, Magik e Temper è partito alla ricerca di Wolverine, infiltratosi in una vecchia base Orchis per portare in salvo sei nuovi mutanti trovati da Cerebro.
Quello che attende la X-squadra è una miriade di ex agenti Orchis, ora ribattezzatisi ‘Fourth School’ dove i vecchi nemici degli X-Men vengono formati per raggiungere la fase successiva dell’evoluzione umana combinando all’uomo, IA e parti mutanti, in questo caso prelevate dal povero Logan, catturato, appeso e letteralmente ‘sezionato’.
Nel frattempo continua la visita guidata della Robbins dove la Bestia fa da Cicerone, mostrando come si sono stabiliti gli X-Men, cosa fanno all’interno della vecchia industria di Sentinelle, rispondendo a tutte le domande della poliziotta cercando di far trasparire, per l’ennesima volta e nonostante la diffidenza dell’umana, le buone intenzioni dei mutanti. E tutto funziona e va alla grande… fino all’arrivo di un Magneto fluttuante e seduto su una sedia di metallo, a metà tra un trono e la sedia di Xavier.
Un Erik, cupo e rancoroso, anche lui tra gli abitanti della nuova base mutante, mette in guardia la Robbins qualora gli umani avessero intenzione di attaccare gli X-Men a casa loro.
L’albo si chiude con il ritorno del team di Ciclope alla base dopo la liberazione di Wolverine e la scoperta di un segreto che riguarda i sei mutanti. Intanto nell’ombra una nuova organizzazione criminale denominata 3K sembra che stia operando e che presto incrocerà le strade degli X-Men…
Buon esordio per gli X-Men di MacKay e Stegman, ma…
Partiamo dal presupposto che non era facile fare da apripista alla nuova era mutante dopo l’Era di Krakoa, dove l’universo degli X-Men era stato stravolto completamente da Hickman con storie dal taglio più maturo, trame originali, ma allo stesso complesse. Non è un segreto che dopo l’abbandono di Hickman gli altri autori si siano un po’ persi in alcune idee che non sono state ben sviluppate.
Come spesso capita nei comics, dopo un ciclo molto innovativo si tende a ripartire dalle fondamenta e dalle origini dei personaggi. L’abbiamo visto qualche anno fa in Hulk, quando dopo il cupo ciclo horror di Immortal di Al Ewing e Joe Bennet, la Marvel Comics ha optato per una nuova run più leggera, ricca d’azione e classica supereroistica scritta, in quel caso, da Donny Cates e disegnata da Ryan Ottley.
Per i suoi X-Men, Mackay opta per un approccio più semplice e lineare, ma per certi versi poco originale. Ci sono gli X-Men, divisi in giro per il Globo, e ci sono gli umani che li temono. Ci sono dei mutanti da salvare, le Sentinelle e una nuova cospirazione che trama alle loro spalle. C’è un Magneto di nuovo cinico verso l’umanità.
Insomma, è un passo indietro rispetto allo status-quo di Krakoa. La storia è sicuramente ben scritta e introduce molto bene, anche ai nuovi lettori, quello che è il nuovo ciclo degli X-Men costituendo un ideale starting point e una ottima ‘introduzione’ al nuovo corso.
Per chi, come il sottoscritto, legge gli X-Men da una vita, magari ci si aspettava qualcosa di diverso e più originale dopo Krakoa da parte della Marvel Comics, anche se già dai primi annunci si capiva un po’ la direzione che la Casa delle Idee voleva prendere. Tutto viene confermato da questo X-Men #1, che (ribadiamo) è comunque una buona e fresca lettura.
Gli X-Men di MacKay ricordano i mutanti guidati da Ciclope post Avengers Vs. X-Men nelle storie scritte da Brian M. Bendis, ma lo scrittore strizza anche l’occhio e dimostra di essere legato molto al ciclo dei New X-Men di Morrison, in quanto tra i suoi X-Men inserisce alcune delle creazioni del buon Grant come Kid Omega, Xorn e Glob.
Quello su cui forse pecca l’autore è proprio la scelta e la gestione di alcuni personaggi; Quentin Quire è un insopportabile adolescente, Magik e il Fenomeno sembrano legati da un’amicizia infantile che forse ci aspetteremmo di più tra Illyana e il fratello Colosso, e Wolverine appare (inspiegabilmente) rassegnato e poco motivato per la causa mutante. Sinceramente non sono delle versioni dei personaggi che ho apprezzato e spero che con il proseguire degli albi MacKay corregga il tiro.
Al contempo, però, l’autore fa piazza pulita del passato e ci restituisce finalmente la Bestia che più amiamo, dopo la scellerata gestione del personaggio degli ultimi anni, così come la rappresentazione di Ciclope è sicuramente positiva e carismatica in quanto leader.
Sul lato artistico, ottimo lavoro di Ryan Stegman, che confeziona tavole ricche di particolari, dinamiche e frenetiche quando si tratta di mostrarci l’azione! Il suo stile classico da fumetto supereroistico si adatta bene alla storia scritta da Mackay. Ma anche in questo caso c’è un appunto da fare; Stegman tende a non mantenere uno stesso tratto nella rappresentazione dei volti dei vari personaggi.
Il risultato? In alcune tavole Ciclope e Kid Omega sembrano quasi coetanei o il capo Robbins in alcune scene sembra più in carne rispetto ad altre. Probabilmente il suo stile è stato scelto per ringiovanire i personaggi e togliergli ‘qualche ruga’ dovuta ai fatti passati dell’Era di Krakoa, ma forse a tratti ha esagerato…
Conclusioni
X-Men #1 di Jed Mackay e Ryan Stegman costituisce una buona (ri)partenza per gli amati mutanti di casa Marvel Comics. MacKay predilige imbastire una trama dallo stile più classico, anche se poco originale, presentando un nuovo ‘ordine mutante’ che strizza (e non poco) l’occhio al periodo precedente all’Era di Krakoa, richiamando anche atmosfere, temi e caratterizzazione dei personaggi che erano proprie delle storie degli anni ’90 e che si sono viste anche nella serie animata X-Men ’97 di Disney+.
Lo stile di Stegman si adatta bene a quelle che sono le idee di Mackay e nonostante alcune imprecisioni, fa un ottimo lavoro in generale.
Gli amanti del ciclo di Krakoa potrebbero avere qualche difficoltà ad avvicinarsi a ‘questi’ nuovi X-Men, perché si tratta di un approccio completamente diverso, più supereroistico e leggero rispetto a trame contorte e molto seriose, ma comunque interessante e merita sicuramente di essere letto.
La speranza è che la buona qualità di questa testata sia mantenuta anche sulle altre X-serie in arrivo nei prossimi mesi, ma per saperlo dovrete continuare a seguirci!
X-bye!