La showrunner di Agatha All Along ha fatto riferimento in un’intervista alla forte impronta LGBTQ+ della serie. Solo marketing o c’è di più?
Per lanciare Agatha All Along, la nuova serie Marvel in arrivo il 19 settembre su Disney+ con i primi due episodi e di cui non si sta – evidentemente – parlando abbastanza, la showrunner Jac Schaeffer sta rilasciando una serie di interviste.
Particolarmente interessante una, con Zavvi.com, in cui Schaeffer ha messo in evidenza come la storia narrata in Agatha All Along voglia essere anche una metafora per la comunità LGBTQ+:
«Mi è stato affidato il compito di definire le streghe nell’MCU e ho deciso di evocare personaggi multidimensionali, che sembrassero reali ma anche teatrali e carismatici. Ci sono enormi similitudini tra la persecuzione delle streghe e quella della comunità LGBTQ+, così come c’è molta intersezione tra la comunità queer e il genere horror, quindi è stato molto naturale che ci fosse una rappresentazione queer nello show.
Penso che tutte le streghe della serie siano queer. Personalmente, penso ad Agatha come a una drag queen; non solo è un’icona, ma è soprattutto un’artista e una cambia codice a seconda di chi è con lei. Con tutto questo in mente, il team di sceneggiatori come gruppo non si è mai scusato per aver reso questi personaggi apertamente queer.»
L’ultima parola mi sembra opportuno lasciarla a chi appartiene alla comunità LGBTQ+ e s’impegna attivamente per quell’uguaglianza che dovrebbe essere scontata e non lo è; tuttavia, mi sento di dire che questa manovra ha il sapore triste di una trovata di marketing.
Con tutte le carenze che i prodotti Marvel stanno mostrando, ancora una volta si sceglie non di scrivere una bella storia – e quelle, si sa, superano le barriere del gender, del tempo e dello spazio – ma di scrivere una storia che fa l’occhiolino a una fetta di mercato. E magari, sarà pure un brutta storia.
Per saperlo dovremo aspettare il 19 settembre; intanto Schaeffer rilascia interviste in giro, per raccontare il progetto.
Agatha All Along e la superhero fatigue
In un’altra intervista, questa volta a Total Film, la showrunner ha affrontato la questione della superhero fatigue – in poche parole, il fatto che il pubblico si sia stufato dei supereroi in tutte le salse – chiarendo la collocazione (desiderata, almeno) di Agatha All Along:
«Ci sono molte discussioni e opinioni riguardo alla Marvel, che seguo da vicino perché ne faccio parte. Tuttavia, tutto tende a cicli: le mode vanno e vengono, come un pendolo, e non mi lascio influenzare o intimorire da queste critiche.
Non so se il sovraffollamento esista realmente, ma quello che emerge è che il pubblico continua a desiderare qualcosa di nuovo e autentico.
Ogni storia, in fondo, segue le stesse dinamiche; ciò che fa la differenza è il modo in cui la raccontiamo, il filtro unico che possiamo applicare, il punto di vista originale che possiamo offrire. Ed è proprio questo l’elemento distintivo della nostra serie: mette in luce personaggi che solitamente restano in secondo piano, ma che qui diventano protagonisti.»
Le intenzioni sembrano buone, ma le parole non sembrano aggiungere nulla di nuovo, e il copione sembra già visto: non c’è nulla di innovativo, neppure in Marvel, nel dare visibilità a personaggi normalmente secondari.
E sì, il pubblico è stanco e chiede a gran voce qualcosa di nuovo e autentico. Sostituire vecchi eroi con i nuovi è una soluzione? Per noi no, anche se speriamo di sbagliarci.
Voi che ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti!
Fonte: Cinecomic