Alex Bertani, il direttore di Topolino che vuole «Innovare, senza dimenticare le radici storiche»

A Lucca Comics & Games 2024 abbiamo incontrato Alex Bertani, direttore di Topolino, oltre che del Mercato Italia di Panini Comics. Con lui abbiamo parlato dei 30 anni della casa editrice, dei 75 anni del settimanale nel formato “libretto” e di tantissimo altro ancora. Una chiacchierata appassionata, che analizza passato, presente e futuro del mondo dei fumetti. 

copertina intervista alex bertani

Se ci seguite da qualche anno, sapete che bene che una chiacchierata con Alex Bertani ce la concediamo sempre molto volentieri, soprattutto durante le giornate di Lucca Comics & Games. Perché l’attuale direttore di Topolino non è solo un affermato professionista e dirigente di uno dei più grandi gruppi editoriali d’Europa, ma è soprattutto un grande amante dei fumetti, un appassionato come tutti noi. Chiacchierare con lui viene dunque abbastanza naturale, perché domanda dopo domanda, risposta dopo risposta, si capisce subito che si sta parlando la stessa lingua. Quella che normalmente siamo abituati a leggere all’interno di nuvolette disegnate.

Signore e signori, diamo il bentornato sulle pagine di MegaNerd ad Alex Bertani, direttore (e lettore) di Topolino!


Alex Bertani - Sceneggiatore - Topolino Sito Ufficiale

MegaNerd incontra Alex Bertani

Popolo di MegaNerd, benvenuti! Siamo qui al Lucca Comics & Games, terzo giorno, con un graditissimo ospite. Anzi, in realtà, siamo noi i suoi ospiti visto che ci troviamo all’interno dell’ex Cavallerizza, che da qualche anno ospita l’editore modenese: Alex Bertani, direttore di Topolino, dei periodici Disney e direttore del mercato Italia di Panini. Insomma, benvenuto… direttore!

Ciao, ciao a tutti. Grazie come sempre per queste belle chiacchierate. A me piace parlare di fumetti, quindi figurati, perfetto!

Allora quest’anno si festeggiano tanti anniversari importanti. Partiamo da quello forse più significativo: i 30 anni di Panini Comics, nata come Marvel Italia nel 1994 per poi diventare rapidamente Panini Comics. Inoltre ci sono anche i 75 anni di Topolino Magazine, i 90 anni di Paperino… Insomma, è un anno straordinario, pieno di traguardi incredibili!

Cominciamo dal primo: trent’anni di un percorso incredibile. Io direi che ho avuto la fortuna di fare di tutto in questi trent’anni; nel 1994 facevo le fotocopie, o quasi! No, scherzi a parte, già mi occupavo di piccole cose. Per me, come per tante persone all’interno della redazione di Panini, aver avuto la possibilità di trasformare una passione in una professione è stato un privilegio incredibile.

Ci ho messo tanto tempo per realizzare che non stavo sognando! Per questo, credo che quando hai questi privilegi nella vita devi anche esserne degni e dimostrarlo con il tuo lavoro, portandolo avanti con onestà, correttezza e rispetto per il lettore. Io che ho vissuto un po’ dietro le quinte questi trent’anni, posso assicurarti e assicurarvi che la maggior parte delle persone che ha lavorato dietro le quinte ha sempre avuto questo tip di atteggiamento.

È forse la cosa più bella e che mi piace sottolineare, di questi trent’anni di Panini Comics.

l'uomo ragno marvel italia 1994 bertani
Il mitico numero 0 de L’Uomo Ragno, tra i primi 4 albi pubblicati da Marvel Italia, poi diventata Panini Comics

Tra l’altro, quando Panini Comics è arrivata sul mercato italiano ha segnato un cambiamento culturale significativo. Ricordo, per esempio, che prima di Marvel Italia, nella pagina della posta dei fumetti, i lettori scrivevano direttamente ai personaggi: ‘Caro Uomo Ragno’ o ‘Caro Capitan America’. Con Marvel Italia, invece, si è sdoganata anche in Italia la figura dell’editor.

In realtà forse un pochino prima: Marco Lupoi è la persona che ha fatto quel tipo di svolta che tu racconti, già con Star Comics. Chiaramente, Marvel Italia ha reso questo modo di rapportarsi con i lettori ancora più forte.

Pero sì, credo che i tempi fossero cambiati: il popolo italiano era maturo per questo tipo di rapporto più disincantato, magari più consapevole rispetto a quello che era in passato quando noi eravamo dei ragazzini ed era un mondo più ingenuo, da certi punti di vista. Credo che si sia presa un po’ di questa cosa e anche il rapporto con i lettori è diventato molto più disincantato.

Poi poi sono arrivati il web, i social media, quindi praticamente tutto è diventato ancora più più accelerato. Però ormai credo che oggi abbiamo raggiunto una comunicazione tra la casa editrice e il lettore che è proficua per entrambi: a noi serve per avere dei degli spunti, quando magari sbagli delle cose – perché non tutte le ciambelle riescono col buco – e il fatto di avere anche una critica sferzante secondo me è una ricchezza, è preziosa.

Anni fa questa cosa non c’era e tu continuavi a ripetere magari gli stessi errori; avere questa possibilità ti permette anche di tarare in corso d’opera le cose che fai. Insomma è una cosa buona, secondo me.

 

panini 30 anni bertani

Anche spunti di riflessione, prima venivano mesi dopo aver fatto qualcosa, adesso ce l’hai immediati. Prima di passare al mondo Disney – perché abbiamo tantissime domande a riguardo – un’ultima curiosità: in qualità di Direttore del Mercato Italia, come hai visto evolversi il mercato negli ultimi 30 anni? Tre decenni sono tanti!

È difficile, ma provo a identificare alcuni snodi che secondo me hanno determinato dei passaggi pian piano epocali. Premessa: io l’università l’ho finita facendo degli studi in Francia, che è un Paese che dal punto di vista fumettistico aveva già una serie di realtà che in Italia non esistevano: la realtà delle librerie, la realtà del fumetto visto come un qualcosa di culturalmente molto valido, anzi educativo, quasi.

In Italia, invece, eravamo ancora un po’ nella gabbia del “ah, leggi i fumetti!”. Quando io sono partito nel ’94 con Marvel Italia eravamo in questa situazione quasi “carbonara”, ed è stato così per un po’ di tempo. Luca era in un’amministrazione importante, ma aveva un perimetro che non è quello di oggi.

Io individuo nell’arrivo dei manga un cambio importante, soprattutto perché ha diversificato anche il genere dei lettori: sono arrivate le ragazze. Io mi ricordo le prime Lucca che facevo, le ragazze ci voleva il binocolo per vederle. Da un certo punto in poi, sono arrivati i manga e hanno portato un tipo di narrazione, di storytelling più vicino alle ragazze.

Ha agevolato il fatto che potevi andare in una fiera di fumetti o in una fumetteria senza più sentirti fuori posto; poi le fumetterie hanno cominciato ad avere anche la gadgettistica – i peluche, le magliette, ecc. – poi sono arrivati cinema e serie televisive; poi Le piattaforme di streaming. Tutto questo, in realtà per fattori esogeni al fumetto, ha fatto sì che da realtà culturale non dico emarginata ma sicuramente di nicchia, diventasse qualcosa di mainstream, come oggi è.

Probabilmente anche durante il COVID, la gente era in casa, vedeva gli anime sulle piattaforme, poi dopo voleva anche leggere. Insomma, è stato unasorta di volano, che pian piano si è autoalimentato.

Oggi, sicuramente, il fumetto è quello che vedete qua fuori; non tutti leggono i fumetti, però è un mondo che attira, che piace perché è colorato, ricco di fantasia, di evasione, di leggerezza, cose di cui tutti abbiamo bisogno, di questi in questi tempi. E quindi è diventato un qualcosa di fondamentale.

Ogni volta che vado in libreria, oggi, è un piacere vedere lo spazio che viene dedicato ai fumetti; quando io sono partito, trent’anni anni fa, c’era un vetro lineare e trovavi Corto Maltese, Peanuts, qualche Tex, e c’era uno spazietto. “I fumetti sono là”. Oggi tu arrivi e hai come impatto proprio subito, la parte dei fumetti che è enorme, incredibile, colorata, e trovi tutto. 

Se pensiamo che alcune presentazioni di fumetti avvengono proprio nelle librerie… era una cosa che 15 anni fa solo era impensabile.

E si è parlato di da dov’ero partito: queste cose qua, io in Francia le avevo viste molti anni fa; andavo alla FNAC, per esempio, e facevano anche lì delle presentazioni. Insomma, vedevi una realtà dei fumetti che quando mai è stata così da noi.

Topolino 3019
Il primo, storico numero di Topolino pubblicato da Panini Comics

Eppure piano piano ci siamo arrivati. Siamo partiti dai giornalini o dai “giornaletti” e siamo arrivati a chiamarli FUMETTI, dandogli la dignità che meritano. Veniamo ora al nostro amato Topolino, parliamo dei suoi 75 anni di pubblicazione ininterrotta. Un traguardo incredibile! Ogni anno oltre 6000 pagine di fumetti inediti: un fenomeno unico nel panorama editoriale.

Sì, non so se esista qualcos’altro di simile. Topolino è diventato un’icona per le tante generazioni che nei decenni lo hanno avvicinato, si sono divertiti, hanno sognato, si sono emozionate, Credo che questa longevità sia dovuta anche alla sua grande capacità di reinventarsi, di sapere leggere i propri tempi, di essere l’interprete dei propri tempi; perché se tu leggi le storie di Topolino nei vari decenni, trovi sempre delle degli echi di quella che era la società del tempo, in un modo anche molto profondo.

Spesso mi dicono “Io su Topolino ho imparato a leggere”; è vero, anch’io ho imparato a leggere così, ma abbiamo imparato anche delle altre cose. A prendere un pochino contatto con il mondo della realtà: mi ricordo quando ero piccolo e leggevo quelle storie di Paperone in cui si parlava di contratti, assegni, cambiali. Io non sapevo cosa fossero, e quindi era un modo – un po’ edulcorato, chiaramente – di entrare nella realtà; e lo ha sempre fatto!

Negli anni della contestazione, in quelli del boom economico, negli anni 80; e se leggi le storie di Topolino trovi sempre di questi elementi. Soprattutto, ha sempre saputo essere un passo avanti rispetto alle altre testate.

Ti faccio un esempio: quando io ero piccolo, in realtà c’erano tantissime pubblicazioni per la mia età. Avevo 6, 7, 8 anni e c’erano Trottolino, Tiramolla, Soldino, Nonna Abelarda: erano tantissime e io le leggevo un pochino tutte perché ero un lettore abbastanza onnivoro fin dai tempi. Ma Topolino aveva qualcosa in più.

Mi accorgevo che gli altri erano divertenti, e li leggevo volentieri; ma Topolino a volte mi dava un po’ di soggezione: c’era Macchianera, c’erano le prime detective story. Oppure quelle in cui Paperone era in pericolo, impegnato in qualche caccia al tesoro, o prigioniero.

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Oggi molti ricordano quel Topolino lì come quello classico, come qualcosa di tradizionale; io credo che in realtà fosse innovativo. A noi oggi sembra che fosse uno storytelling classico e tradizionale, perché chiaramente il mondo è andato avanti, ma ai tempi Topolino secondo me era un passo avanti rispetto ad altre cose che si potevano leggere.

Credo che questa cosa sia continuata un po’ nel tempo; magari a sbalzi, non sempre in modo continuo. E il lavoro che stiamo facendo è proprio questo: quello di chiederci “quale può essere oggi uno storytelling ambizioso per Topolino, che sappia essere allineato con i nostri tempi?”.

Purtroppo oggi non ci sono venti testate per ragazzini in edicola – magari ci fossero, è una concorrenza di cui anche Topolino avrebbe bisogno. Purtroppo ci confrontiamo con gli smartphone, perché l’intrattenimento per questa fascia di età è molto calamitato da questi nuovi device. Non voglio fare della facile polemica antiprogressista, perché sono strumenti pazzeschi; però, sicuramente, oggi la concorrenza a Topolino è questa.

Offrono un intrattenimento che è molto veloce, immediato, purtroppo un po’ passivo – questo forse è il limite che hanno, perché la fruizione è più passiva – e quindi è un po’ come fare una gara con una palla al piede: hai degli strumenti un pochino più datati. La carta, la narrazione; nel fumetto non c’è la musica, non c’è suono, non c’è il movimento, non c’è non c’è l’audio, e quindi devi cercare di comporre delle cose ambiziose.

TRE COPERTINE SPECIALI PER TOPOLINO – Senza Linea

Abbiamo detto, parlando delle storie dell’epoca, che erano innovative e oggi ci sembrano del canone classico. Topolino comunque in questi anni ha sempre in qualche modo cercato di mantenere un equilibrio tra classico e moderno; cercando di capire come può essere la nuova narrazione, senza mai dimenticarsi del passato.

Sì. Io credo che la parola magica sia innovare nel solco del passato, che è che quello che secondo me è giusto fare. Non bisogna mai dimenticarsi le proprie radici, altrimenti diventi qualcosa d’altro e diventi qualcosa di avulso rispetto a quello che sono la tua identità, la tua storia, il tuo percorso.

Credo che questo sia sempre stato fatto; peraltro, noi siamo licenziatari di Disney, quindi ci sono anche loro che, in qualche modo, lavorano assieme a noi per mantenere i personaggi all’interno di un certo range di valori del personaggio, del suo profilo caratteriale, della sua psicologia, e questi devono essere rispettati.

Poi puoi fare degli approfondimenti, ma devono rimanere loro e deve rimanere un certo tipo di relazione. Chiaramente lo storytelling disneyano è uno storytelling leggero, di divertimento, di intrattenimento e questo non deve mai mancare; però, all’interno di questo, secondo me hai spazio per cercare di creare anche delle modalità nuove di raccontare personaggi e tematiche.

Topolino racconta Dante: le proposte Panini Comics - Orgoglionerd

Anche – come dicevamo prima – delle tematiche legate alla società del momento che secondo me devono per forza entrare. Io la sento anche un po’ come una responsabilità mia, perché non dimentico che le storie che produciamo vengono lette anche da lettori in una fascia d’età molto influenzabile, che è molto determinante nello sviluppo cognitivo.

È  una grande responsabilità e, aggiungo di più, non solo in Italia: le nostre storie vengono lette in Scandinavia, in Germania, in Brasile, negli Stati Uniti, quindi c’è dietro veramente un qualcosa di importante. La vivo come una responsabilità forte, proprio per il valore formativo che queste storie hanno. Lo dicevamo prima, ti introducono un po’ in modo leggero in quello che è il mondo che ti aspetta.

Il tempo dirà quanto siamo riusciti a fare, però lo scopo che c’è dietro è questo, e credo che questo tipo di atteggiamento abbia portato Topolino a restare sempre sulla cresta dell’onda dopo 75 anni.

75 anni in questo formato, ma ricordiamo che è presente in edicola da oltre 90 anni. Insomma, è quasi un secolo continuativo; poi, la cosa che molti sottovalutano è che, al di là delle storie che sono sempre belle, appassionanti, molto brillanti, c’è anche un apparato redazionale da non sottovalutare. Topolino è in tutto e per tutto una rivista, un magazine: tra rubriche, approfondimenti, speciali, interviste, settimanalmente c’è dietro un lavoro enorme.

Una cosa che stiamo cercando di fare con più frequenza, anche se un po’ si è sempre fatto, è di offrire a latere anche qualche approfondimento di tipo magari più scientifico o storico, collegato all’oggetto della storia che si è appena letta. Ti sei divertito, ma ti diamo anche qualche elemento in più legato al mondo della realtà. Quindi se la storia è sulle Piramidi, c’è un approfondimento sugli antichi egizi.

Credo sia un buon binomio: il tono deve essere sempre leggero, sempre indirizzato al pubblico più giovane, che rimane il core target di Topolino.

75 anni insieme a Topolino - Papersera

Sei direttore di Topolino da 6 anni. Noi abbiamo avuto il piacere di tenerti a battesimo con la tua primissima intervista fatta qui a Lucca… in uno sgabuzzino, non so dove, in modo abbastanza carbonaro per l’appunto… Però lì ti abbiamo conosciuto e ci raccontavi che è stato un orgoglio passare dall’essere direttore del mercato Italia, dunque dietro le quinte dove nessuno ti conosceva, al metterci la faccia. Nel corso di questi anni hai portato tantissime innovazioni, non solo in Topolino, ma in tutto il filone Disney. Tra queste, le variant cover, non erano mai state fatte prima nel mondo Disney. Come ha reagito il pubblico disneyano a questa piccola ma significativa innovazione?

Molto, molto bene, considera che siamo in rottura di stock… Prima ho parlato di core target, che sono sicuramente i ragazzini, ma è anche vero che il lettorato di Disney è un po’ spaccato in due: abbiamo un pubblico più, giovane e un pubblico più grandicello (ognuno può mettere i range di età che ritiene più opportuno).

Questo tipo di pubblico è più abituato alla realtà delle variant cover, così come ai volumi di un certo tipo e quindi abbiamo pensato che fosse giusto dare anche a loro la possibilità di sbizzarrirsi con quelle che sono magari delle abitudini di lettore – che derivavanomagari dal fumetto americano – e di dare anche questi oggetti che sono… Dico una brutta parola, dei feticismi.

Così come abbiamo aumentato il numero dei gadget, che sono comunque un modo per estendere l’esperienza lettura. Tu hai letto così e poi se sei appassionato, hai la statuina sul tuo comodino, o il poster attaccato alle pareti, insomma tutta una serie di oggetti che, in qualche modo, estendono un pochino quella che è l’esperienza di lettura del fumetto, e secondo me sono gratificanti anche per i lettori.

Diciamo che i risultati che stiamo ottenendo perlomeno dicono questo; poi chiaramente, senza essere ipocriti, Panini Comics è una casa editrice e bisogna far quadrare i conti. Certo anche se da questo contribuisce alla solidità di tutto il comparto dei fumetti.

Topolino 3576

Siamo quasi in chiusura, perché vedo che ci fanno dei segni minacciosi… [risate]
Prima mi dicevi che Topolino ormai come competitor non ha più altri fumetti o comunque altri magazine del suo target, ma altri device. Quindi che fa? Scende – anzi, sale – sul ring e diventa digitale. 

Allora: premetto che Topolino digitale esiste da tanto tempo, ma la fruizione digitale è veramente minima. Tieni conto che se ti abboni a Topolino, hai quella che noi chiamiamo la digital replica, cioè tu il mercoledì pomeriggio ricevi sul tuo account la versione digitale di Topolino. Se per caso il postino se l’è perso, o ti arriva tardi, puoi dire “me la leggo qua”.

Però alcuni si abbonano anche solo digitalmente, per ricevere la copia digitale ma non quella cartacea. Le percentuali di download della copia digitale, che è gratuita, sono sotto l’1% degli abbonati al cartaceo, e gli abbonamenti digitali non arrivano al centinaio – credo siano qualche decina -; quindi, in realtà, la lettura di Topolino è ancora una fruizione abbastanza tattile, fatta di sfogliare la carta, di sentirne l’odore.

Per un feticista, come lo sono io, è un voler toccare le proprie cose; non è un caso che quando facciamo le variant cover – e mi riallaccio al discorso di prima – una volta mettiamo un tessuto peloso, una volta mettiamo un qualcosa di molto materico, perché insomma sono esperienze che piacciono e sono appaganti per i lettori.

Quindi è vero, cominceremo anche a mettere contenuti disponibili digitalmente (una serie di storie legate magari alle recenti pubblicazioni sul settimanale), però devo dire, come mia esperienza personale, anche sulle altre aree editoriali che seguiamo (Marvel, DC) siamo ancora su numeri ai limiti dell’ininfluente.

Topolino 3560

Questa però è una bella notizia, per quanto mi riguarda: sono contento che la fruizione sia ancora materiale.

Guarda, siamo presenti in digitale quasi perché devi esserlo – esagero, eh. Magari c’è quel piccolo lettorato che in qualche modo vuole questo tipo di prodotto; però la stragrande maggioranza, oltre il 99%, vuole il cartaceo,  e vale anche per Marvel, per DC e per le altre cose che vendiamo. La gente vuole quello. 

Ricordo l’anno scorso, quando ho visto qui l’edizione che avete fatto de La strada di Topolino, che è meravigliosa, mi sono messo a piangere. L’ho dovuto comprare per forza, nonostante ce l’avessi già…

Allora ti invito a guardare Il Ventino Fatale che c’è quest’anno, con la ricolorazione di Bertolucci: pazzesco.

Alex, noi ti dobbiamo per forza lasciare andare, anche se continueremmo per tutta la sera. Grazie, davvero. Ancora auguri a Panini e a Topolino,  per altri 30 anni e anche di più di successi.

Grazie a voi. Ciao!


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Mr. Kent

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Appassionato di fumetti, curioso per natura, attratto irrimediabilmente da cose che il resto del mondo considera inutili o senza senso. Sono il direttore di MegaNerd e me ne vanto.

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