È uno spin-off ? È un prequel? È un anime giapponese? È tutto questo assieme! Arriva nelle sale italiane “Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim“. La leggendaria saga di J.R.R. Tolkien si arricchisce con un nuovo capitolo, ambientato 183 anni prima degli eventi narrati nella trilogia cinematografica di Peter Jackson. Siamo tornati nella Terra di Mezzo per vivere questa nuova avventura e ora vi raccontiamo le nostre impressioni, rigorosamente senza spoiler
Un esperimento audace
Un progetto audace. Si possono sollevare molte critiche a “Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim” , e alcune di queste sarebbero senz’altro fondate perché, come vedremo in seguito, questo film è tutt’altro che esente da difetti. Di sicuro non si può negare a Philippa Boyens, produttrice e sceneggiatrice del lungometraggio, il coraggio di addentrarsi nell’universo epico di J.R.R. Tolkien alla ricerca di nuove storie da raccontare. Un materiale narrativo da trattare con estrema delicatezza, come fosse una pregiata cristalleria.
Se poi si sceglie di sperimentare nella forma, offrendo una storia inedita ambientata nella Terra di Mezzo che si discosta da elfi, hobbit, e il celebre Anello per «adattarsi culturalmente agli anime giapponesi» (parole della stessa Boyens), allora questo coraggio si trasforma in una sorta di visionaria follia.
Amiamo le sfide. Amiamo i film che osano sperimentare, che cercano di offrire qualcosa di nuovo al pubblico. Non lo neghiamo: siamo entrati in sala per la proiezione stampa con grandi aspettative verso questa pellicola. L’idea di un prequel animato della trilogia de “Il Signore degli Anelli” aveva stuzzicato la nostra curiosità, alimentata anche dalle prime reazioni entusiastiche della critica internazionale. Ne abbiamo parlato in maniera approfondita in questo articolo. Purtroppo, dobbiamo ammettere che le nostre aspettative non sono state soddisfatte.
«Riusciremo a finirlo?»
Nel tentativo di rendere il tutto più avvincente ed emozionante è stato chiamato alla regia un pezzo da novanta dell’animazione giapponese: Kenji Kamiyama. Nato nella prefettura di Saitama, Kamiyama può vantare nel suo vasto curriculum vitae la direzione di “Jin-Roh – Uomini e lupi” (1999), un episodio di “Star Wars: Vision” (serie animata antologica prodotta da “Lucasfilm Animation” e che potete recuperare su Disney+) e diverse produzioni legate a “Ghost in the Shell“.
La sfida affidatagli da Philippa Boyens non era delle più semplici. Il regista giapponese e il suo team si sono si sono dedicati al progetto con impegno e determinazione, spesso senza avere a disposizione una sceneggiatura completa, basandosi quasi esclusivamente su uno stringato paragrafo presente come appendice nel romanzo di Tolkien.
A supportare la realizzazione del progetto sono intervenuti alcuni collaboratori chiave della trilogia di Peter Jackson. Richard Taylor, Alan Lee e l’illustratore John Howe hanno contribuito fornendo, come spunto, i concept originali del regno di Rohan, nonché i progetti architettonici dei set e degli arazzi. Una vera e propria battaglia all’ultimo minuto, con una domanda ricorrente nella testa degli autori: «riusciremo a finirlo ?».
Da un’appendice de “Il Signore degli Anelli”…
Le appendici incluse nel romanzo “Il Signore degli Anelli” sono state pensate per arricchire il mondo fantasy creato da J.R.R. Tolkien, offrendo dettagli storici e culturali della Terra di Mezzo. Tra queste, l’Appendice A ha ispirato la trama de “Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim“. In essa si fa riferimento alla guerra tra la casata di Helm – guidata da Helm Mandimartello, nono re di Rohan – e il Re Wulf, figlio di un nobile il cui assassinio per mano dello stesso Helm diede origine al conflitto.
L’appendice racconta inoltre che Helm aveva due figli, Haleth e Háma, oltre a una misteriosa figlia della quale non viene rivelato alcun dettaglio. Sappiamo solo che questa misteriosa figura femminile è considerata centrale nel conflitto che è scoppiato tra le due casate.
…alla storia di Héra
“ll Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim” amplia questi elementi costruendo una storia incentrata su questa misteriosa figura. Siamo nel Regno di Rohan, quello popolato dagli umani, 183 anni prima che la Compagnia dell’Anello venisse formata nel primo film della trilogia di Peter Jackson. Viene introdotto il personaggio di Héra, giovane fiera e ribelle, figlia di Re Helm Mandimartello e progenitrice di Eowyn (interpretata da Miranda Otto, nella trilogia di Jackson).
La pellicola diretta da Kenji Kamiyama racconta la storia di una ragazza intraprendente, un’eroina la cui caratterizzazione trae ispirazione dalle figure femminili forti di “Nausicaä della Valle del vento” (1984) di Hayao Miyazaki, una pietra miliare del cinema di animazione giapponese. La giovane Héra deve sfuggire al destino che suo padre, il nobile Helm, ha scelto per lei: una vita confinata nel castello, come moglie devota e madre affettuosa. A complicare la situazione c’è Wulf, un pretendente ostinato e non corrisposto, la cui passione alimenta ulteriormente il conflitto tra le due casate.
In un susseguirsi di eventi dal sapore quasi shakespeariano, Helm uccide in duello il padre di Wulf, scatenando la vendetta di quest’ultimo. Animato da rabbia e desiderio di rivalsa, Wulf raduna un esercito sanguinario e dichiara guerra alla casata di Helm. La tensione culmina nell’assedio alla fortezza di Hornburg, un luogo che nella trilogia originale conosceremo come il Fosso di Helm. Un elemento centrale della mitologia creata da Tolkien, diventata teatro di una delle battaglia fantasy più epiche della storia del cinema. Ricorderete tutti, appassionati e non, la battaglia nel fosso di Helm narrata ne “Il Signore degli Anelli: Le Due Torri “(2002).
Un prequel privo di magia
All’interno della mitologia creata da J.R.R Tolkien, vengono del tutto abbandonati la magia e gli elementi fantasy per concentrarsi su una storia che è una vicenda politica incentrata, prevalentemente, sulle relazioni umane. Il personaggio di Héra risulta ben caratterizzato nel contesto di una storia di emancipazione femminile, un tema attualissimo che sta diventando stra-abusato e che rischia di perdere interesse. Il risultato è una sceneggiatura, solida nella caratterizzazione dei personaggi e priva di buchi narrativi, ma svogliata, priva di quell’originalità che sarebbe lecito attendersi da un prodotto di questo tipo. La percezione forte è che non si sia sfruttato a pieno le enormi potenzialità e sbocchi narrativi che la mitologia di Tolkien mette a disposizione.
Animazioni non del tutto convincenti
L’aspetto che ci ha reso maggiormente perplessi è quello che avrebbe dovuto rappresentare il punto di forza: le animazioni. Lo stacco tra i fondali statici (spesso ritratti con stile pittorico) e le animazioni dei personaggi è troppo netto. La sensazione che questi due elementi siano stati lavorati da diversi team e poi assemblati assieme è forte e, nondimeno, disturbante. Le animazioni dei combattimenti, invece, sembrano essere in migliore sintonia con i fondali, aumentando la qualità generale della pellicola, sopratutto durante l’assedio finale.
Dispiace dirlo, ma la combinazione tra mitologia tolkienana, anime giapponese e una trama che sacrifica l’elemento fantastico sull’altare di una storia umana e politica ma intrisa di cliché, è un esperimento fallito. Neanche l’animazione riesce a portare “Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim” sulla soglia di galleggiamento. Ed è un vero peccato, perché crediamo fortemente che il franchise de “Il Signore degli Anelli” abbia ancora tante storie da raccontare. La dimostrazione sono le innumerevoli produzioni (seriali e non) legate a questo marchio che sono già uscite e che usciranno nel prossimo futuro.
“ll Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim” è al cinema a partire dal 1° gennaio 2025, distribuito da Warner Bros Pictures