Nosferatu – Robert Eggers e il suo omaggio a Friedrich Murnau

Con l’inizio del nuovo anno arriva nelle sale uno dei film più attesi. Robert Eggers ripercorre le orme dei maestri del cinema tedesco, Friedrich Wilhelm Murnau e Werner Herzog, offrendo la sua personale reinterpretazione di “Nosferatu“. La pellicola vanta un cast eccezionale, con Nicholas Hoult, Lily-Rose Depp, Aaron Taylor-Johnson, Willem Dafoe e Bill Skarsgård nei panni del Conte Orlok. L’attesa è finalmente finita, e noi siamo corsi al cinema per vederlo. Questa volta, ci permettiamo il lusso di svelare qualche piccolo spoiler per approfondire le nostre riflessioni. Il “Nosferatu” di Eggers sarà all’altezza dei suoi illustri predecessori? Scopriamolo insieme

recensione nosferatu


Un’ossessione che diventa realtà

Nosferatu

Wyoming, 1992. Un bambino di nove anni è seduto sul tappeto del soggiorno accanto ai suoi fratellastri, Max e Sam. I tre sono assorti davanti alla televisione, che trasmette un inquietante film in bianco e nero. Sullo schermo, immagini ipnotiche si intrecciano con una colonna sonora ammaliante, mentre i cartelli testuali scandiscono ogni svolta narrativa e dialogo significativo. Tra gli attori spicca una figura inquietante: un uomo calvo, dal naso adunco, con una bocca contratta in un’espressione crudele e denti bianchi e aguzzi.

Quel film è “Nosferatu – Il Vampiro, un capolavoro del cinema muto espressionista tedesco diretto da Friedrich Wilhelm Murnau. Una visione tutt’altro che semplice per un bambino di nove anni, ma quel bambino si chiama Robert Eggers e da quella esperienza ne rimane profondamente colpito. Quei novanta minuti di film gli lasceranno un segno indelebile, influenzando per sempre il suo destino di artista e cineasta. Eggers oggi è uno dei registi di genere più apprezzati e (allo stesso tempo) controversi.

Il suo percorso di formazione artistica è stato accompagnato da un’ossessione: realizzare la sua personale rivisitazione di quella pellicola che aveva rapito la sua immaginazione di bambino.

Anno 2025. Il sogno diventa realtà: “Nosferatu” di Robert Eggers arriva nelle sale cinematografiche di tutto il mondo. Seguendo le orme dei maestri del cinema tedesco Friedrich Wilhelm Murnau e Werner Herzog, Eggers realizza la sua personale versione del capolavoro del 1922. Ma attenzione a definirlo un remake: il regista statunitense potrebbe anche offendersi !

Una pesante eredità

Nosferatu 2025

Rilettura, rivisitazione, reinterpretazione, rielaborazione. Lasciamo ai più esperti il compito di scegliere il termine più adatto per descrivere il “Nosferatu” di Eggers. Una cosa, però, è certa: se ti chiami Robert Eggers, sei uno dei cineasti più interessanti della scena internazionale e realizzi un film che richiama nel titolo un’icona del cinema horror (e non solo), le aspettative non possono che essere altissime.

E quando prima di te, sullo stesso personaggio, si sono misurati giganti del cinema come Murnau, Werner Herzog e aggiungiamo Francis Ford Coppola con il suo “Dracula di Bram Stoker, il confronto con questi illustri predecessori diventa inevitabile.

Per questi motivi, questa volta abbiamo deciso di essere un po’ più critici del solito. Per sostenere le nostre considerazioni, ci permetteremo di svelare qualche piccolo spoiler. Dunque, se non avete ancora visto il film e preferite non rovinarvi la sorpresa, vi consigliamo di interrompere qui la lettura e tornare quando avrete avuto modo di guardarlo e formare la vostra opinione.

Per chi cerca una sintesi, possiamo anticipare che il “Nosferatu” di Robert Eggers manca (parzialmente) del mistero e del fascino inquietante di “Nosferatu – Il Vampiro di Murnau, dello stile e del romanticismo di “Nosferatu – Il Principe della Notte di Herzog, e della sensualità e delle atmosfere lussuriose del “Dracula di Bram Stoker “di Coppola. Senza tutti questi elementi, cosa rimane nella pellicola Eggers? Purtroppo, non molto.

Un comparto tecnico straordinario

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Iniziamo dagli aspetti che ci hanno colpito positivamente. La prima cosa che risalta nell’opera di Robert Eggers è l’eccellenza del comparto tecnico. Fotografia (Jarin Blaschke), scenografie (curate da Craig Lathrop) e costumi (Linda Muir) sono di un livello straordinario, praticamente fuori scala. Eggers utilizza una palette cromatica cupa, dominata da tonalità di blu che sfumano nel bianco e nero, creando un confine visivo sottile e suggestivo. La bellezza estetica di alcune sequenze è tale da lasciare letteralmente senza fiato.

I richiami al capolavoro del 1922 di Murnau sono numerosi e ben studiati. Eggers vi rende omaggio giocando sapientemente con l’ombra del vampiro, che si insinua negli spazi angusti e si estende per le strade della città di Wisborg, provando ad evocare l’atmosfera inquietante dell’originale. E, dobbiamo ammettere, che nella prima parte del film ci riesce benissimo. Dimenticate l’idea di aspettare lo streaming o il blu-ray per vedere questo film. “Nosferatu è un’esperienza visiva che merita di essere vissuta sul grande schermo, preferibilmente nella migliore sala cinematografica possibile.

Anche gli effetti sonori rappresentano uno degli elementi più curati della versione di Eggers. L’intenzione del regista è evidente: colmare il “divario” che il film di Murnau inevitabilmente porta con sé in quanto opera appartenente all’era del cinema muto. La domanda «Cosa avremmo sentito se Murnau avesse lavorato nell’era del cinema moderno ?» trova risposta in un approccio audace e, in alcuni casi, volutamente marcato.

Il respiro asmatico del Conte Orlok, lo squittio dei ratti che accompagnano la diffusione della peste a Wisborg  e soprattutto il gorgoglio del sangue – che ricorda quasi il suono di un lavandino trattato con l’idraulico liquido – sono scelte stilistiche senza dubbio interessanti. Alcuni di questi effetti risultano suggestivi e intriganti, mentre altri non ci hanno pienamente convinto.

Un cast di alto livello, ma non tutti sono all’altezza della situazione

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Il cast messo a disposizione di Robert Eggers è di altissimo livello, ma purtroppo non tutti gli attori dimostrano all’altezza della situazione. Tra le performance più convincenti spicca quella di Nicholas Hoult, che presto vedremo nei panni di Lex Luthor nell’attesissimo “Superman di James Gunn. In “Nosferatu”, Hoult interpreta Thomas Hutter, l’agente immobiliare incaricato di recarsi in Transilvania per finalizzare l’atto di compravendita dell’immobile richiesto dal Conte Orlok.

Una menzione speciale va anche a Simon McBurney nel ruolo di Knok, il gestore dell’agenzia immobiliare che riceve l’insolita richiesta d’acquisto. McBurney dona profondità al personaggio, trasformandolo in una rivisitazione ispirata di Renfield, il folle zoofago del “Dracula di Bram Stoker, succube della malvagia influenza di Nosferatu.

Tra le note più positive spicca la presenza magnetica di Willem Dafoe. L’attore statunitense – alla terza pellicola diretta da Robert Eggers, dopo “The Northmane “The Lighthouse” –  interpreta il Professor Albin Eberhart Von Franz, un personaggio che richiama la figura di Abraham Van Helsing, centrale nel romanzo epistolare di Bram Stoker ma assente nella pellicola originale di Murnau.

Von Franz è un uomo di scienza che, laddove la razionalità non basta, si spinge verso l’occulto. Diverso dall’autorevole e compassionevole Van Helsing, Von Franz appare come un eccentrico professore, osteggiato dalla comunità scientifica per le sue teorie anticonvenzionali e la sua apertura mentale. Eppure, proprio la sua empatia e la capacità di comprendere l’animo umano si rivelano decisive per contrastare il Conte Orlok.

Chi ci ha veramente stupito in senso positivo è la versione del Conte Orlok di Bill Skarsgård.

Il Conte Orlok di Bill Skarsgård

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«Il suo volto aveva un forte, fortissimo rilievo aquilino, con un naso sottile, molto pronunciato e delle narici molto dilatate, la fronte alta e prominente, e i capelli un po radi sulle tempie ma alquanto abbondanti altrove. Le sopracciglia erano molto folte, e quasi si incontravano sopra il naso, i peli erano come cespugli, sembravano arricciarsi per la loro stessa abbondanza. La bocca, per quel che riuscivo a vederne sotto i grandi mustacchi, era ferma in un’espressione quasi crudele, con dei denti particolarmente bianchi ed aguzzi.

I denti si protendevano sopra le labbra, che erano di un rosso intenso, a indicare una straordinaria vitalità in un uomo della sua età. Quanto al resto, le orecchie erano pallide, ed estremamente appuntite. Il mento era quadrato e forte, e le guance magre ma sode. L’impressione generale è quella di uno straordinario pallore.» 

Il mistero attorno all’aspetto del Conte Orlok ha contribuito a far crescere l’hype generale. Nessuna immagine del personaggio è stata diffusa online né mostrata nei trailer che hanno preceduto l’uscita del film. Senza svelare troppo, possiamo dirvi che Eggers ha scelto di rimanere fedele alla descrizione offerta da Stoker nel suo romanzo. Bill Skarsgård sembra a suo agio nell’incarnare le figure iconiche del cinema horror.

Dopo l’interpretazione del clown Pennywise in “IT” di Andy Muschietti, l’attore svedese offre un’altra performance eccellente nel ruolo di Orlok, impreziosita da un lavoro certosino sulla voce e sulla cadenza. Il suo parlare lento e trascinato, l’articolazione meticolosa delle parole e l’inserimento di frasi in lingua rumena conferiscono al personaggio un’aura inquietante e magnetica. Per apprezzarne appieno le sfumature, è altamente consigliata la visione di “Nosferatu” in lingua originale.

 Lily-Rose Depp non sostiene il personaggio

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La vera nota dolente dell’intera pellicola, a nostro avviso, è la performance di Lily-Rose Depp nel ruolo di Ellen Hutter, moglie dell’agente immobiliare Thomas Hutter. La splendida figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradis possiede una fisicità che sembrerebbe ideale per incarnare una silfide dai tratti quasi adolescenziali, ma la sua interpretazione non riesce a sostenere la complessità del personaggio.

Il ruolo di Ellen è centrale nella narrazione. La storia, infatti, ruota attorno al legame a distanza che si instaura tra lei e il Conte Orlok. Nel film scopriamo che questa “connessione” affonda le radici nell’adolescenza di Ellen, periodo in cui iniziano a manifestarsi pulsioni sessuali mai realmente sopite. Definita “malinconia” (il termine “depressione” sarebbe fuori contesto storico), quella di Ellen è in realtà una possessione che Eggers usa come metafora per rappresentare una libertà sessuale repressa dalle rigide convenzioni sociali dell’epoca.

Nel momento in cui la donna decide di scardinare quella forma mentis e abbandonarsi tra le braccia di Nosferatu, quest’ultimo viene sconfitto. Questa rilettura del rapporto tra Ellen e Orlok è una delle scelte più interessanti del film, ma potrebbe risultare non ben accetta dai puristi.

Purtroppo, la recitazione di Lily-Rose Depp non riesce a trasmettere la profondità e il tormento richiesti dal personaggio. I suoi movimenti appaiono rigidi, quasi caricaturali, e la sua espressione resta priva di autentiche sfumature emotive, anche nei momenti più intensi legati alla malattia di Ellen. La sua interpretazione risulta vuota e priva di intensità, al punto da non colpire nemmeno nelle scene più drammatiche.

Volendo essere indulgenti, si potrebbe ipotizzare che Eggers abbia cercato di omaggiare le forme di recitazione tipiche del cinema espressionista tedesco. Il risultato finale ci è sembrato più una parodia involontaria di quello stile che un tributo riuscito.

Come rovinare un’atmosfera sapientemente costruita

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Anche Robert Eggers contribuisce, purtroppo, a impoverire una pellicola che, nella sua prima parte, ci era sembrata un autentico capolavoro. L’uso, fortunatamente non sistematico, degli jumpscare ci è sembrato una scelta stilistica poco coerente con il contesto. Questo espediente, tipico di un horror più convenzionale, stona in un film in cui Eggers era riuscito a costruire un’atmosfera inquietante e suggestiva, perfettamente in sintonia con lo spirito dell’opera originale.

Ancora più discutibile è l’omaggio esplicito a “L’Esorcista“, il capolavoro horror di William Friedkin tratto dall’omonimo romanzo di William Peter Blatty, che ha terrorizzato milioni di spettatori. In “Nosferatu”, Eggers rappresenta le manifestazioni di possessione della sfortunata Ellen con una scena che richiama direttamente l’esorcismo condotto da Padre Merrin (interpretato in quella pellicola da Max von Sydow) sulla giovane Reagan (Linda Blair). Sebbene l’intenzione possa essere quella di celebrare un’altra icona del cinema horror, il risultato appare forzato e fuori luogo, finendo per rompere l’equilibrio tra aspetto narrativo e quello visivo che Eggers aveva sapientemente costruito.

Luci e ombre. Il “Nosferatu di Robert Eggers è un’esperienza visiva che merita di essere vissuta sul grande schermo. La straordinaria cura per la scenografia, la fotografia fuori scala e l’interpretazione di Bill Skarsgård del Conte Orlok ripagano il prezzo del biglietto. Tuttavia, la pellicola è minata da una serie di difetti che lasciano addosso l’amaro in bocca, come se si fosse assistito a un’incredibile occasione mancata.

“Nosferatu” è al cinema a partire dal 1 gennaio 2025, distribuito da Universal Pictures

Nosferatu

Nosferatu

Paese: USA
Anno: 2024
Durata: 132 minuti
Regia: Robert Eggers
Regia e sceneggiatura: Robert Eggers
Soggetto: Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau, Dracula di Bram Stoker
Casa di produzione: Studio 8, Maiden Voyage Pictures
Distribuzione italiana: Universal Pictures
Cast:
Bill Skarsgård: Conte Orlok/Nosferatu
Nicholas Hoult: Thomas Hutter
Lily-Rose Depp: Ellen Hutter
Aaron Taylor-Johnson: Friedrich Harding
Emma Corrin: Anna Harding
Willem Dafoe: Professor Albin Eberhart Von Franz
Simon McBurney: Knock
Ralph Ineson: Dr. Wilhelm Sievers
Doppiatori italiani:
Emiliano Coltorti: Conte Orlok/Nosferatu
Flavio Aquilone: Thomas Hutter
Margherita De Risi: Ellen Hutter
Jacopo Venturiero: Friedrich Harding
Lucrezia Marricchi: Anna Harding
Mario Cordova: Professor Albin Eberhart Von Franz
Marco Mete: Knock
Paolo Marchese: Dr. Wilhelm Sievers
Voto:

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Mr. Rabbit

Stanco dal 1973. Ma cos'è un Nerd se non un'infanzia perseverante? Amante dei supereroi sin dall'Editoriale Corno, accumula da anni comics in lingua originale e ne è lettore avido. Quando non gioca la Roma

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