Tutto un altro Lupo Alberto – Il Lupo azzurro che si rinnovò a cinquant’anni

Per i cinquant’anni di Lupo Alberto, Gigaciao pubblica – col supporto di Silver – una raccolta di storie nuove e originalissime, Tutto un altro Lupo Alberto. Abbiamo letto il volume e lo abbiamo recensito per voi.

recensione tutto un altro lupo alberto

Era il 1974 quando, dalla mente e dalla matita di Silver (al secolo, Guido Silvestri) nacque Lupo Alberto, il lupone azzurro e fuori dagli schemi che da cinquant’anni ci fa ridere mentre si racconta e CI racconta.

Un po’ figlio del Wilie E. Coyote di Chuck Jones, un po’ parente dei Peanuts di Schulz, Lupo Alberto è diventato negli anni l’alter ego involontario del suo autore, che sul successo del personaggio ha detto

«Tutto quello che posso immaginare è che sia stato e sia in qualche modo premiato per la sua onestà intellettuale. Nel senso che è sempre rimasto se stesso, non ha mai barato, non si è mai travestito da qualcosa che non fosse lui; non ha mai seguito mode e non ha mai parlato un linguaggio che non fosse il suo.»

È probabilmente questo che lo ha reso “uno di famiglia” al punto che, cinquant’anni dopo, artisti giovani e semigiovani hanno sentito il bisogno – e forse anche il dovere – di rendergli merito, rappresentandolo secondo il proprio stile, declinando Alberto e la Fattoria Mackenzie in un modo nuovo.

Tutto un altro Lupo sta a Lupo Alberto come PK stava a Paperinik: storie, stile e approccio nuovi, ma anima immutata. Un reboot continuo, che Gigaciao ha raccolto in un volume di 190 pagine curate da Lorenzo La Neve, nella speranza – forse – di restituire al Lupo un po’ di ciò che lui ha dato a loro.

Prima di andare più a fondo nell’opera, è necessario un disclaimer: probabilmente, non tutte le reinterpretazioni vi piaceranno. Lupo Alberto fa parte delle nostre vite da tanto, e con caratteristiche grafiche che non siamo abituati, né pronti a veder mutare.

Ciononostante, in ogni storia di questa raccolta troverete il suo insostituibile marchio: nelle tematiche, nel tipo di umorismo, nei messaggi sociali. Alcune saranno più chiare, altre meno; ma sotto sotto, Alberto sarà sempre lo stesso che non si è mai tradito in cinquant’anni di storie.

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Tutto un altro Lupo

Tutto un altro Lupo nasce da una domanda fatta a ciascun autore: “Cosa ti piacerebbe disegnare?”. La risposta sono immagini di un momento, un mood, uno stile con cui giocare a raccontare il Lupastro blu, senza alcun tipo di limite.

Il risultato è chiaramente molto variegato: c’è una storia per ogni gusto, ma non tutti i gusti ameranno ogni storia. Per esempio, nel mio caso non ho sentito molto mie Grassone, anzi, lupastro! e Il congegno da gaming, per una questione meramente stilistica: alcuni tipo di grafiche non risuonano con le mie corde, e il risultato è una sorta di distrazione.

Un prezzo che però sono disposta a pagare, dato che la scelta di lasciare libertà espressiva porta anche a storie delicate ed emozionali, come Emilio, scritta in rima da Mitja Bichon e disegnata da Leonardo Mazzoli, un inno alla dimenticanza e alla dolcezza del ricordo, con un riferimento all’ansia e a tutto ciò che ci paralizza per timore di perderci. Un percorso di passi appena sussurrati, abbozzati, in cui il disegno accompagna solo le parole, vero motore del racconto.

COVER-LUPO

La libertà espressiva – per cui dobbiamo ringraziare innanzitutto Silver – permette anche di spaziare nel tempo, e andare a raccontare in Lupo Alberto anno zero, di Federico Gaddi, le possibili origini dei personaggi della fattoria, in un ipotetico passato lontano lontano, situato ere geologiche fa.

Eccezion fatta per casi di questo tipo, che calano la storia in realtà “alternative” o la sospendono in un non-tempo e non-spazio, la fattoria Mackenzie che emerge dall’opera è qualcosa di sicuramente diverso da ciò che ricordavamo: si è tuffata totalmente nella contemporaneità, trasportando con sé il proprio carico di zampe, piume e peli.

I personaggi usano smartphone e fanno riferimento a icone pop (penso a Beppe e a quella sua profonda somiglianza con Damiano dei Maneskin); seguono dietre vegetariane e vegane; sanno cosa sia Starbucks. Se da un lato tutto questo trasporta la fattoria ai giorni nostri, dall’altro le fanno perdere un po’ della magia che aveva quando negli anni ’90 ne sfogliavo le strisce. E qui mi tocca ricordarmi che non sono io il target del reboot, o almeno, non solo.

Potrebbe essere un disegno raffigurante testo

Alla fattoria c’è chi investe in Bitcoin, chi organizza fashion weeks, chi guarda Masterchef e chi non si perde una puntata di Breaking Bad e Better Call Saul, al punto di convincersi che il mondo intorno stia andando in quella direzione. C’è internet e c’è Airbnb, di cui Alberto diventa addirittura “host”, in un certo qual modo (il Lupo Albergo di Crisi d’identità, Dottor Pira).

Le “sciure”, un tempo relegate a casalinghe – Cesira, ma anche le galline amiche di Marta – hanno ora un proprio ruolo nella struttura della fattoria, delle attività che non si limitano più soltanto alla cura della casa, e hanno inoltre scoperto la tecnologia: non solo conoscono, ma usano attivamente YouTube e le smart TV (per quanto le immaginiamo a farlo con uno spirito un po’ boomer).

Un ambiente tecnologico e molto più inclusivo, per quanto quell’inclusivity a volte sembri messa un po’ a caso, non del tutto amalgamata con la fattoria: dichiarata, più che vista. Ma forzature a parte, concedere agli autori la libertà di reimmaginare tutto è anche quello che ci regala una perla inaspettata: Cattivik.

tutto un altro lupo alberto cattivik

Quando è stato chiesto a Silver se fosse possibile includere Cattivik in una delle storie [il personaggio è di Bonvi, che però ne ha poi ceduto i diritti a Silver, ndr], la risposta è stata un secco “sì”. E così, d’un tratto, Cattivik entra nel canone mackenziano di Gigaciao, portando con sé tutta la sua puzza, sfiga, bruttezza e inadeguatezza, in un posto vicino alla fattoria ma non troppo (un po’ come sono vicine Paperopoli e Topolinia, pur continuando a vivere esistenze separate).

Ne L’ora d’aria di Cattivik i due mondi collidono per la prima volta, e vediamo la sagoma nera alla fattoria Mckenzie, dove va per una vacanza che si concluderà con l’inseguimento – suo e di Alberto – da parte del solito Mosé. Il dado è tratto: gli universi si sono fusi. E chissà cosa il futuro potrà riservarci.

È proprio con lui che si chiude Tutto un altro Lupo, in due storie consecutive e correlate immaginate e disegnate da Giacomo Keison Bevilacqua, in cui Cattivik cambia natura nella speranza che questo lo aiuti nei suoi intenti criminali; fallisce, e alla fine ritrova se stesso, dimostrando la sua capacità di arrivare dove vuole così com’è, anche col suo parlato abbozzato e sghembo.

Cambiare per non cambiare mai; e per avere sempre nuove storie da raccontarci, parlandoci di noi stessi. Direi che è questo il messaggio più importante di Tutto un altro Lupo Alberto, nonché il motivo principale per recuperarlo. E, magari, da lì andate a ritroso e recuperate anche qualche vecchia storia di Beppe, che non guasta mai.

Tutto un altro Lupo Alberto

Tutto un altro Lupo Alberto

Autori: AA.VV.
Formato: 19x24; Brossurato; 192 pagine a colori
Dove trovarlo: Fumetteria, libreria, store online
Editore: Gigaciao
Prezzo: € 19,90
Voto:

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Claire Bender

Vive con un dodo immaginario e un Jack Russell reale, che di recente si è scoperto essere Sith. Grifondoro suo malgrado, non è mai guarita dagli anni '80. Accumula libri che non riesce a leggere, compra ancora i dvd e non guarda horror perché c'ha paura. MacGyver e Nonna Papera sono i suoi maestri di vita.

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