In questo angolo di mondo – Recensione

Annunciato come vincitore del Tokyo Anime Awards Festival 2018, In questo angolo di mondo racconta la storia di Suzu, giovane promessa sposa ad un ufficiale della Marina Militare, mentre il Giappone sta per essere travolto dalla Seconda Guerra Mondiale.

Immaginatevi in un enorme dipinto, acquarelli e tempere, colori pastello e sfumature delicate, i paesaggi del Giappone, poche città. Di fronte a voi il mare e dietro i monti in uno scuro contrasto.

Hiroshima, 1935, Suzu Urano è una bambina spensierata e con tanta voglia di vivere. Condivide lo stesso tetto con tutta la sua famiglia: i genitori, i nonni, suo fratello maggiore Yoichi e la sorellina minore Sumi. Sono tutt’altro che una famiglia agiata, riescono a vivere con quello che hanno, ma lei è felice, non chiede di meglio, soprattutto non conosce di meglio.

Come tutte le bambine della sua età sogna l’amore, è segretamente innamorata di Mizuhara, un suo amico d’infanzia. In uno dei suoi sogni, mentre cerca l’amore vero, conosce un ragazzo gentile dentro un enorme cesta trasportata sulle spalle da un tizio molto peloso (la fantasia dei bambini!).

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Tra sogni e disegni passano gli anni, nel 1944 ormai cresciuta, viene promessa in sposa al figlio di una famiglia di Kuru – paese vicino Hiroshima- ovviamente non può opporsi e presto dovrà partire verso la sua nuova vita. Suzu si rimbocca le maniche e dopo il matrimonio diventa parte integrante della nuova famiglia: ha un marito gentile che la tratta con riguardo, una nipotina giocosa e piena di vitalità, impara a suo modo le faccende domestiche e si ritrova ad amare la sua nuova quotidianità.

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Purtroppo  a fare da sfondo alla vita della famiglia (vecchia e nuova) c’è il peso dell’epoca, il peso della crisi e peggio ancora della guerra. La guerra delle persone comuni, di chi non è un soldato, è contro qualcosa che non vede, che non capisce, a cui non può far fronte. Gli aerei militari, le navi pronte a far fuoco, i bunker per nascondersi ogni volta che parte l’allarme, fanno parte della routine di tutti i giorni, più volte al giorno. Ogni giorno col cuore in gola ci si nasconde tutti strettissimi, in un rifugio sotterraneo, colmo di aria asfissiante, preghiere e terrore. Per ogni emergenza mariti e padri vengono convocati al servizio militare, Kure è un sobborgo in cui tutti lavoravano in marina o per il ministero della giustizia, dunque la vita di Suzu è anche questa adesso: vedere il marito che la saluta, pregare che torni presto, ma soprattutto che resti in vita.

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La storia di Suzu è raccontata come se leggessimo un diario: un susseguirsi di giorni a volte brevi e intensi, altri infiniti e pieni di sentimenti. Anche lei, come i suo i vicini e la sua famiglia, hanno la loro parte nella guerra: sopravvivere. In questo angolo di mondo, non ci mostra la guerra al fronte, non quella in cui s’impugnano armi, né quella in cui si ha un ruolo ben preciso. Non c’è un nemico, non c’è possibilità di scelta, né di fuga. Dopo bombardamenti e perdite che aspettative di vita restano? Chi sopravvive è alla continua ricerca di qualcosa che ha perso: la casa, le poche provviste, la persona che aveva accanto, un occhio, un arto o la stessa vita. Nel porto vi erano le corazzate Yamato, navi da guerra che potevano trasportare 2700 persone, il cielo era sorvolato costantemente da aerei che ogni giorno lo facevano brillare con numerose esplosioni, per Suzu, ogni volta era come vivere in un immenso quadro.

Nel 1945 per Hiroshima, non c’è stata battaglia e non c’è stata la possibilità di mettersi in salvo, solo un lampo che ha illuminato il cielo e poi più nulla.

L’animazione semplice e non troppo dettagliata, non è accompagnata né da musica né da effetti sonori, tutto si limita a raccontare la vita e le strategie di sopravvivenza. È una storia dedicata ai valori della vita, quei valori che restano sempre silenti, che ci fanno lottare ma allo stesso tempo sono causa di tanti turbamenti, sono quei valori che abbiamo alla nostra nascita e ritroviamo nel corso della vita: l’amore, la speranza e la famiglia.  A volte sono presenti in modo equo, altre grazie all’imponenza di uno possiamo sopportare la perdita dell’altro e durante la storia sono il motore della vita difronte a tanto dolore.  Anche se ambientato durante una tragedia, In questo angolo di mondo non ci lascia a pezzi o con l’amaro in bocca. Nonostante le vite distrutte, per chi resta c’è qualcuno che gli tende la mano, per ogni vita spezzata ce n’è una da aiutare a far parte di questo mondo. Anche nella tragedia abbiamo di che essere grati, perché le strade della vita sono infinite, così come gli angoli di mondo in cui incontrare chi ci accompagnerà per il resto della vita.

 

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In this corner of the word” di Sunao Katabuchi, tratto dal maga di Fumiyo Kouno (uscito sulla rivista Weekly Manga Action), ha gia raccolto oltre di 2 milioni di spettatori solo in giappone, rivelandosi un successo inaspettato di pubblico e critica. Ha vinto il premio “Animation of the year” alla 40° edizione del Japan Academy Prize, uno dei “premi oscar” giapponesi, fronteggiando contro colossi della portata di Your Name e One Piece Film Gold.  Sarà nelle nostre sale grazie al Nexo Digital e Dynit il 19 e il 20 settembre, non perdetelo!

Voto: 7

 

 

Saki

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Cuore giapponese in un corpo italiano, leggo manga dalla più tenera età e sogno ancora di cavalcare Falcor! Curiosa fino allo sfinimento, sono pronta a parlarvi delle mie scoperte!

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