Signora Moroboshi esattamente una settimana fa (ma essendo la signora Moroboshi una persona leggermente paranoica e ossessiva, fa le stesse cose da anni, quindi è di una settimana a caso che stiamo parlando). Quando legge Boes, Fantazoo per intenderci, per millemila giorni a seguire, fino a quando non va in fissa con altro, qualsiasi cosa accade rimbrotta la poraccia/o di turno con Te possino ammazzarellatte. È più forte di lei, le ricorda la Posta di Sonia su Super 3, il fancazzismo pomeridiano, la coppa Malù. E niente, da anni il senso attribuito a questa esclamazione è stato: ti possano ammazzare il latte. Non ha senso? Lo dice un toro a una tartaruga santo Dio, ne vogliamo fare una questione di senso?
E invece. E invece si scopre che per anni la signora Moroboshi, che poi sarei io (è una rottura di scatole scrivere in terza persona manco fossi Alessandro VI), voleva assassinare il latte della gente perché non conosce il dialetto ciociaro. Te possino ammazzarellatte è una espressione tipica ciociara che si può tradurre con “ti possano prendere a martellate”. Ecco. Grazie amico ciociaro dei miei stivali incontrato sul treno, questi sono i traumi da cui non si esce vivi.
Se con questa piccola tragedia quotidiana da me vissuta siamo sulla giusta strada per l’assurdo, figuriamoci se chi sarà così folle da leggere questa paginetta, scoprisse per la prima volta che Alvaro in realtà non parla affatto.
Già. Fantazoo, che è entrato di diritto nell’olimpo dei cartoni animati cult degli anni 80, prese vita grazie al genio di Wil Raymakers e Thijs Wilms nel 1979, due fumettisti olandesi che iniziarono a pubblicare su un quotidiano locale, le comic strip con protagonista indiscusso Boes, il nostro Alvaro. La storia è leggermente più complessa di così ma come inizio vero e proprio di Boes prendiamo per buono questo.
Senza esagerare, Boes raggiunse un successo strepitoso superando i confini olandesi immediatamente.
Chi è Boes?
È un toro antropomorfo che indossa una salopette rossa e tipici zoccoli olandesi. La trasposizione animata, una produzione nipponico-olandese del 1987, in Italia scelse per Boes (Alvaro) un marcato accento romano (aridaje, ciociaro). Le avventure del toro, che di mestiere fa il fattore, hanno come coprotagonista Camilla, una tartaruga con spiccato accento toscano (rimango sul generico, non mi azzardo a specificare di più a questo punto della mia vita). Se nella versione animata Camilla è una tartaruga femmina, nelle strisce è un maschio e la sua presenza non è costante come nel cartone.
Le avventure di Boes si svolgono al limite del paradosso e davvero, vi sentirete male per quanto riderete.
Partiamo dalla strisce. La mancanza di dialoghi non è assolutamente deficitaria, anzi. Uno dei punti di forza di Boes è proprio la fantastica capacità di farvi ridere solo attraverso le immagini. Ogni striscia è autoconclusiva e maledettamente infima e bastarda. Senza rispetto per limiti geografici, clima, regole naturali a cui siamo abituati, gli animali dei quattro angoli del mondo convivono nella fantasia degli autori e, ovviamente, nei possedimenti rurali di Boes. Una natura che permette tutto, anche un equilibrio perfetto tra liane e lastre di ghiaccio a seconda delle situazioni, dove l’attenzione del fortunato lettore è catturata dai protagonisti caricati con dovizia di particolari; i paesaggi invece sono presenti quanto basta alla situazione prescelta. Va da sé che questa stramba convivenza non è semplice. Passiamo da situazioni e luoghi comuni a episodi ai limiti dell’assurdo così estemporanei e crudeli che ci fanno rimanere a bocca aperta .
La fattoria di Alvaro ha poco a che vedere con quella dello Zio Tobia. Gli abitanti di Boes sarebbero infatti in grado di cucinare arrosto Peppa Pig e tutta la sua famiglia, far sprofondare nel ghiaccio Pingu, sfruttare senza pietà Winnie The Pooh per la ricerca del miele. La comicità di Boes sta tutta lì. Si gioca a sfatare i luoghi comuni sugli animali presenti nelle storie rivolte ai bambini, facendoli interagire senza risparmiarsi tra dispetti e provocazioni.
Possiamo contare almeno 50 comparse mute nelle strisce, tra giraffe, cicogne, gorilla, coccodrilli, canguri, serpenti e così via. Ovviamente un posto speciale è riservato a Boes, che sopporta a fatica le intrusioni nel suo orto o che qualcuno lo disturbi mentre lui si rilassa beatamente quando va a pesca.
Le strisce sono state raccolte in Italia da ReNoir che ha pubblicato i volumi di Fantazoo (all’attivo ne sono disponibili 12, l’ultimo è uscito a novembre 2016). I volumi sono composti da 96 pagine, tutte a colori, dove più o meno conto ogni volta trecento/trecentotrenta strisce autoconclusive. Un ottimo lavoro, niente da dire.
Passiamo alla versione animata. Fantazoo, in originale Ox Tales venne diffusa tra le varie Tv locali e, nonostante manchi il suo passaggio nei palinsesti nazionali, riuscì a ottenere un successo clamoroso, il cui merito va riconosciuto in larga parte, qui da noi, al geniale doppiaggio. Alvaro (o Alvaruccio) vive le sue giornate badando alla sua fattoria assieme alla sua inseparabile compagna, la tartaruga Camilla.
Ogni episodio, vede Alvaro combinare pasticci a causa del suo esagerato autocompiacimento. Pensa di fare bene ma in realtà è solo un gran pasticcione.
Come tutti i fattori,anche Alvaro ha un cane, Tobia, la prima vittima dei suoi pasticci. L’animazione è semplice e fluida, l’opening e l’ending ormai sfiorano il mito assoluto, così come le Ost utilizzate, soprattutto il sax sempre presente. E poi il doppiaggio. La scelta della forte inflessione dialettale di Alvaro e Camilla fu geniale.
Non credo sia pensabile ripetere un esperimento del genere, i tempi sono decisamente cambiati e manca certamente l’anima a chi si occupa del mondo animato oggi in Italia.
Fantazoo non a caso è amato in tutto il mondo e nel suo Paese d’origine, la sua fama non si è spenta perché la pubblicazione, in diversi quotidiani e settimanali, continua felicemente.
Da leggere e guardare in egual misura, Fantazoo funziona come terapia della felicità. Si ride e si sogghigna sui dispetti e le provocazioni. Si apprezza come non mai la velocità delle gag e l’assenza dell’essere umano che non sopravvivrebbe mezza giornata in mezzo ai gorilla in calore, alle planate a tutto spiano delle aquile, ai bagni rilassanti che si concede Alvaro in mezzo ai coccodrilli o agli ippopotami facilmente irritabili.
Fantazoo è uno spasso fatto e finito. Ve possino ammazzarellavve se non lo conoscete.
Dal salotto della Signora Moroboshi
Abbiamo parlato di:
FANTAZOO (il fumetto)
Autori: Wil Raymakers e Thijs Wilms
Formato: 17×24 cm, brossura, 96 pagine a colori
Volumi: 12
Editore: ReNoir Comics
Prezzo: € 9,90
Voto: 8
FANTAZOO (la serie animata)
Autori: Wil Raymakers e Thijs Wilms
Regia: Hiroshi Sasagawa
Studio: Telescreen Japan, Teleimage, Meander Studio
Prima TV italiana: 1989
Episodi: 104 (completa)
Voto: 8