[Recensione] Dosei Jidai – L’età della Convivenza vol. 3

 

L’amore dà e l’amore toglie, bruciare per qualcuno è un processo irreversibile e se c’è un sentimento che ci fa sentire il fuoco dentro è sicuramente questo. Controllare questo fenomeno di “combustione” è compito degli amanti, bruciare tutto e subito genera cenere non riutilizzabile, alimentare un fuoco tenue per tanto tempo fa morire tutto intorno, quindi come fare per mantenere viva quella fiamma corposa e colorata che brucia senza scottare?

Si dice che il matrimonio sia la tomba dell’amore, che la quotidianità colora tutto di grigio e dona a tutti la stessa “voce”. È quasi palese, eppure anche durante la monotonia c’è cambiamento, mentre sembra che tutto scorra con lo stesso moto, noi plasmiamo dentro i  nostri sentimenti e la nostra anima. Non esistono sentimenti che non mutano nel tempo, ma non per questo la loro mutazione deve portare a provarne l’opposto. Per ogni esigenza di vita diversa abbiamo la capacità di cambiare e adattare il genere di amore che ci serve. L’amore che ci fa bruciare a 20 anni non è lo stesso che ci tiene vivi a 40, così come l’amore che curiamo a 50 anni non è quello che ci consola a 70. L’amore si evolve e muta di pari passo con la vita: forse il segreto è avere accanto qualcuno che sia pronto a cambiare assieme a noi.

Dosei Jidai 1

Avevamo lasciato Kyoko e Jiro all’inizio di una nuova convivenza, cercando di lasciarsi alle spalle un aborto e il lungo trattamento psichiatrico che li ha divisi per molto tempo. Stavolta è Jiro la parte forte della coppia, pieno di orgoglio per aver ritrovato tutto ciò per cui aveva lottato, si fa carico del mantenimento della ragazza e delle spese del loro piccolo appartamento.

Ma cos’è rimasto del loro amore acerbo e grezzo che li aveva spinti a vivere la loro passione quotidianamente? L’allontanamento dalle rispettive famiglie, il cambiamento del loro posto nella società, le difficoltà economiche e lo stress della loro misera vita quotidiana come li faranno cambiare? Come potranno i due ragazzi gestire presente e passato per far sì che possano respirare ancora un po’ di serenità?

L’amore ci regala delle emozioni fortissimi, ci fa dipendere totalmente da queste come fossimo quasi drogati e proprio come drogati poi abbiamo le nostre crisi di astinenza in loro assenza. Dal momento in cui abbracciamo anche solo il dubbio di non poter più emozionarci per qualcosa, tutto perde di significato.

Amare: perdere di vista, sempre di più, il significato dell’amore.

Non amare: è il momento esatto in cui si comprende realmente il significato dell’amore.

Dosei Jidai 2

E così Jiro, che dà per scontata la presenza di Kyoko  nella sua vita, non presta molta attenzione ai dettagli della loro convivenza, ritrovandosi a perdere il significato dell’amore stesso. Kyoko dal canto suo, si sente privata della sua realizzazione, sia in campo lavorativo che in quello familiare. Scopre di non poter più avere figli e si sente prigioniera di un limbo in cui non può ottenere pace. È pienamente cosciente di dipendere da Jiro, sia socialmente che emotivamente, hanno condiviso un “figlio morto” e si ritrova a non aspettare altro che lui la sposi.

Un’ombra sempre più grande prende spazio tra di loro: quel fuoco che li univa lascia il posto a un’aria gelida che li porta a desiderarsi solo per trovare conforto. Perché gli esseri umani fanno l’amore? Perché sono costretti a farlo? Lo fanno per sentirsi uniti?

Dalla consapevolezza di poter amare qualcuno, nasce anche la coscienza di dover smettere di amare, ammesso che sia possibile. Nel momento in cui la presenza quotidiana di una persona viene meno nella nostra vita, ci troviamo avvolti da un senso di vuoto e smarrimento che ci toglie l’aria. Il paradosso vuole che ci si possa sentire soffocati dall’assenza di qualcuno. Nell’immediato abbiamo l’esigenza di riempire quello spazio lasciato vuoto:  possiamo colmarlo coi ricordi, con nuove presenze, oppure rassegnarci a conviverci. Abituarsi a quell’assenza, quel vuoto, che prima o poi diventerà un piedistallo da cui guardare oltre, ma che fermamente resterà presente. Amare e non amare vanno di pari passo, si amalgamano tra loro per poi tornare su due poli diversi, cambiano forma, mutano intensità e si adattano allo scorrere della vita.  Anche stavolta Kamimura ha concluso la sua opera lasciandoci la medesima inquietudine che ti assale quando non sai se potrai rialzarti o meno. Se nei primi volumi era criticabile la scarsa profondità del punto di vista di Kyoko, in questo numero – anche se in maniera indiretta – s’intuisce con poche immagini lo stato d’animo della ragazza.

Dosei Jidai 3

Il suo dolore, la sua frustrazione, ci sale dalle pagine, attraverso le dita, arriva a toccare quella piccola parte di vuoto, che noi donne gelosamente conserviamo sempre. Al contrario, alcuni gesti di Jiro non sono ben motivati: forse un uomo li vedrebbe scontati, ma dal punto di vista femminile non sono pienamente comprensibili. A questo punto sorge l’idea che per tutta l’opera sia stato proprio questo l’intento di Kamimura, lasciare un piccolo sipario tra i due amanti, una sorta di velo, che non ha mai permesso all’altro di capire pienamente esigenze e malesseri della persona amata. Questi gesti, frasi, sguardi buttati lì in maniera dapprima incomprensibile, diventano proprio i presupposti per la piega che prenderà il loro rapporto.

Un’opera che vi porterà a dei salti introspettivi, vi farà riportare alla luce dei momenti in cui vi siete sentiti esattamente come i protagonisti, dando voi stessi la chiave di lettura a queste pagine. Anche se stiamo parlando di un mondo con tradizioni diverse, di un periodo storico decisamente differente dal nostro, troverete molto attuali le mancate attenzioni dei due amanti e le loro reazioni. Stavolta i due protagonisti ci lasciano con queste parole: «C’erano ancora tracce di notte in quella debole luce bianca. La notte si intrecciava al giorno negli angoli delle strade, sotto i fiori, nei giardini delle case altrui. Non si poteva chiamare né notte, né giorno. Era un’indefinita ora bianca che forse somigliava a noi due».

I migliori auguri,

Saki

Saki

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Cuore giapponese in un corpo italiano, leggo manga dalla più tenera età e sogno ancora di cavalcare Falcor! Curiosa fino allo sfinimento, sono pronta a parlarvi delle mie scoperte!

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