Della morte di Lee Kuan Yew, Primo Ministro di Singapore, ho solo un vago ricordo nonostante sia accaduto appena due anni fa. Storie e nomi di cui, da questa parte del mondo, se ne riesce a cogliere a malapena l’eco e che poi si palesano all’improvviso in tutta la loro corposità.
Leggere L’Arte di Charlie Chan Hock Chye di Sonny Liew ha fatto sì che dovessi fermare tutto per comprendere davanti a cosa mi trovassi realmente. Un piccolo lembo di terra, stretto tra la Malesia e l’Indonesia, passato alla storia come capofila delle cosiddette Tigri asiatiche. Lee Kuan Yew attuò una sorta di tecnocrazia autoritaria e, senza guardarsi indietro, abbracciò il capitalismo estero, abbandonando nel frattempo i toni dell’anticolonialismo socialista per un solido anticomunismo. Se in patria era contro i comunisti, sul fronte diplomatico Lee sapeva fare affari con Taiwan, ma tenendo stretti rapporti con la Cina, senza mai opporsi alla presenza statunitense nel continente asiatico. Cinesi, Indiani, Malesi e Indonesiani che, stretti nel fazzoletto di Singapore, presero la propria strada nel 1965. Sembra una bella storia, ma così non è.
La corsa alla ricchezza ha cancellato, nascosto, confinato in una prigione madida, ucciso ogni dissenso. Una moltitudine di eventi che faticosamente provo a mettere in ordine. Fatti intrecciati e poi strappati, che in ogni caso parlano dell’espansionismo delle potenze occidentali, della spinta imperialista del Giappone e del suo progetto di co-prosperità. Una devastazione che portava, in un seno avvelenato, la Guerra Fredda e leader egoisti e senza scrupoli al comando. Occupanti e occupati, invasori e invasi gravidi di ricordi dolorosi. Ecco. Questa versione, non presente nella gloriosa biografia di Lee Kuan Yew, convince di più.
L’arte di Charlie Chan Hock Chye è uno specchio che riflette la storia della Repubblica di Singapore e della Malesia. Ipnotico e beffardo, prende per mano il lettore occidentale e lo trasporta in Geylang Road, Hokien Street, al King George V Park durante una violenta repressione messa in atto dalla polizia contro gli studenti manifestanti. Ovunque Charlie decida di andare per essere noi parte della sua storia.
Un ragazzo, Charlie, che prenderà la coraggiosa decisione di vivere di fumetti in un momento storico in cui la carta, quanto le parole, potevano decidere della vita e della morte.
Tuttavia, arriva il momento in cui ci si perde, perché la storia non è la nostra.
Ed eccolo lì, il miracolo che i fumetti riescono a compiere. Improvvisamente si condivide la memoria degli eventi e molti di questi contribuiscono alla nostra formazione che no, non deve mai finire. Penso a capolavori che hanno toccato le corde di un dolore con più voce come Maus, Hidashi no Gen e poi quel piccolo e nascosto gioiello del vietnamita Nguyen Quang Sang: Il pettine d’avorio. Un tesoro questo, che racconta la storia di un vietcong determinato a superare le atrocità della guerra per riportare un pettine alla sua bambina, vista solo una volta prima di partire soldato.
Charlie è un saggio narrativo oltre ad essere un fumetto. Un intreccio che con sapienza miscela la storia personale del protagonista con quella di Singapore, portandoci all’interno della vita di un individuo. O forse no? Ho già detto quant’è beffardo Charlie? Per quanto ripetutamente sia facile perdere la percezione del reale, tra resoconti di fatti accaduti, una grafica basata su documenti fotografici con aneddoti autobiografici, notizie di cronaca, riferimenti alla cultura popolare e arguti commenti politici, Charlie è solo un personaggio di fantasia.
Sonny Liew si dimostra abilissimo nell’utilizzare la tecnica del mockumentary con la quale riesce a condensare eventi veri con l’obiettivo di “contrastare le narrazioni storiche ufficiali che rischiano di sopraffarci”.
Esattamente. Quando Li Kunwu, ex militare cinese, realizzò Una Vita Cinese, nessun accenno venne fatto ai fatti di Piazza Tienanmen e alla questione del Tibet. Le narrazioni ufficiali riportano una versione autorizzata degli eventi e, ovviamente, il racconto non fu obiettivo.
Sonny Liew per la sua opera ha sì vinto ben tre Eisner Award oltre al Singapore Book Awards e il SingaporeLiterature Prize, ma si è visto revocare il fondo economico ricevuto dal Consiglio Nazionale delle Arti di Singapore con la motivazione sterile che l’opera avrebbe potuto potenzialmente mettere in pericolo l’autorità e la legittimità del governo di Singapore.
E allora.
Allora si tratta non solo più di una splendida lettura. Quanto attraversa mezzo mondo giungendo da noi è un messaggio potente che non può rimanere inascoltato. L’Arte di Charlie Chan Hock Chye è un ponte di scambio che fa del linguaggio universale, quello del fumetto, l’ideale mezzo per diffondere la storia. Quella delle persone semplici e non dei loro comandanti.
Il Maestro Tezuka era solito affermare che il fumetto parla un linguaggio internazionale e può attraversare confini e generazioni. I fumetti sono un ponte tra tutte le culture. Nulla di più vero. La combinazione di parole e immagini è un codice globale, perché il disegno parla a tutti.
Charlie da ragazzo si ritrovò tra le mani Shin Takarajima – La nuova isola del tesoro – del Maestro Tezuka. Non comprende una parola di giapponese ma non importa. Divorò le immagini, comprese i movimenti e aprì gli occhi. I suoi sono diventati i nostri, in quel fazzoletto di terra lontana.
Charlie Chan Hock Chye fu un autore completo, un instancabile narratore delle lotte e del tumulto politico del suo Paese. Sonny Liew ne ha ripercorso documentaristicamente tutta l’opera partendo dalle prime autoproduzioni degli anni cinquanta.
Divenuto figura di riferimento per il Suo Paese, Liew ne riesce a raccogliere le opere più famose e molti inediti per la prima volta scampati alla censura del governo. Poi mi ricordo nuovamente che Charlie non esiste. Ciò nonostante la sua storia sì. E come ogni volta, la verità narrata dalle persone semplici, quando finalmente arriva, dà un bel calcio in culo a quella raccontata da chi occupa le poltrone.
Abbiamo parlato di:
L’arte di Charlie Chan Hock Chye
Autore: Sonny Liew |
Formato: Cartonato; 16 x 24; 320 pagine a colori |
Prezzo: € 29,00 |
Editore: Bao Publishing |