Abbiamo visto in anteprima assoluta Ferdinand, il nuovo film d’animazione prodotto da 20th Century Fox e Blue Sky Studios ispirato dalla favola “La storia del toro Ferdinando“
Come ogni anno, noi poveri nerd siamo vittime dell’attesa per le uscite cinematografiche del periodo natalizio. Che si tratti di cartoni, film d’azione o commedie (risparmiamoci almeno i cinepanettoni…) infatti, i trailer cominciano a tentarci e divertirci già da mesi prima e non possiamo far altro che alimentare le nostre aspettative.
Tra le attese uscite di quest’anno c’è senz’altro Ferdinand, film che racconta la storia di un toro un po’ fuori dalle righe. A dispetto della sua corporatura maestosa e della sua enorme forza, Ferdinand si oppone totalmente alla violenza: mentre i suoi amici fanno del loro meglio per dimostrare potenza e superiorità, il suo interesse è rivolto ai paesaggi, al valore delle piccole cose, ai fiori e al loro profumo. Noi di MegaNerd siamo andati a vederlo in anteprima, e vi raccontiamo qualcosa in più su questo personaggio piuttosto iconico.
Le origini
Il film, prodotto da 20th Century Fox e Blue Sky Studios, è tratto dal libro La storia del toro Ferdinando di Munroe Leaf, uscito nel 1936 e illustrato da Robert Lawson. Si tratta di un libro che all’epoca della sua uscita destò molto scalpore: la storia seguiva un corso leggermente diverso da quella ora diretta da Carlos Saldanha, ma il protagonista rappresentò comunque il simbolo della vittoria pacifista e della denuncia di determinate imposizioni culturali.
Nonostante il suo autore lo avesse concepito come libro per bambini, La storia del toro Ferdinando venne percepita come un’opera politica, probabilmente anche a causa del fatto che uscì nel pieno della guerra civile spagnola. Il tema e l’ambientazione del racconto vennero prese come un’apologia pacifista e il libro venne bandito dalla Spagna fino alla morte del dittatore Francisco Franco, nel 1975. Non solo in Spagna Ferdinando ebbe quest’accoglienza, nella Germania nazista il libro venne addirittura messo al rogo e rispolverato solo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando cominciò ad essere considerato un buon mezzo per educare le nuove generazioni alla pace.
Già la Disney nel 1938 aveva ripreso la storia di Leaf, regalando nuova fama alla figura di Ferdinando tramite un corto intitolato Ferdinand the bull (oscar per l’animazione 1938). Nel corto il toro veniva trascinato malgrado la sua natura all’interno dell’arena, ma gli sforzi del torero per indurlo a combattere risultarono vani di fronte a un animale che preferiva rubare i fiori dai cappelli delle signore spettatrici. La sua personalità nel finale riusciva a coinvolgere il pubblico e a convincere i matador a riportare Ferdinand a casa, di nuovo libero di riposare sotto ad un albero, ammirando la natura.
Questa seconda ripresa della storia è, a nostro avviso, più ricca di sfaccettature.
Il nuovo film
Per quanto si tratti di una storia semplice, il racconto va a toccare temi molto sentiti nella società attuale: ora che la lotta contro la discriminazione del diverso e contro la violenza di qualsiasi tipo è considerata di fondamentale importanza, una storia come quella di Ferdinand ha una forte risonanza non tanto da un punto di vista politico, quanto più etico. L’aggiunta di altri personaggi aiuta ad arricchire il messaggio di base: tramite il toro Valiente capiamo ad esempio che la rabbia e la costante dimostrazione di forza spesso nascondono solo un’enorme paura del confronto; mentre tramite Nina è reso esplicito il grande valore dell’innocenza dei bambini: nell’incontro con Ferdinand la piccola non ha la minima esitazione nell’accettare la sua natura e il suo atteggiamento è in netto contrasto con quello degli adulti, intenti a catturare Ferdinand per ingabbiarlo o educarlo al combattimento.Tutte le vicende sono ovviamente filtrate per essere adatte ai più piccoli, il percorso nel mattatoio e la fuga dai matador diventano un’avventura comica, la vita all’interno dell’allevamento è alleggerita da personaggi ridicoli e il lieto fine è assicurato. È perciò un film caratterizzato da una semplicità che ci fa sorridere, ma pur sempre riflettere, perché nonostante tutto la storia di Ferdinand mantiene il suo valore storico e ci pone di fronte ad un toro che si chiede “Perché se non voglio combattere significa che sono debole?”