Chi doveva leggerlo, lo ho già letto e avrà già deciso dove posizionarlo, se fra a primi dieci, venti, cento della propria personale classifica oppure lasciarlo laddove deve stare, al numero 375. Probabilmente non serve neanche chiarire di cosa stiamo parlando, ma, visto che ancora qualche volume si trova in edicola, si tratta dell’episodio di dicembre di Dylan Dog, “Nel Mistero”, il quale rappresenta un evento per almeno tre ragioni: per la sceneggiatura di Tiziano Sclavi, per i disegni di Angelo Stano e perché è a colori. Ed è proprio da quest’ultimo aspetto che vorrei partire. Il colore aiuta molto, permette di rafforzare una scena, di creare quelle sfumature che il testo non riesce a trasmettere. Eppure, per un dilandoghiano della seconda ora (ho iniziato a leggere Dylan Dog in originale intorno al numero trenta, quando ancora si trovavano i numeri precedenti sulle bancarelle, tranne il primo, in treno) e per un bonelliano per induzione (in casa girava soprattutto Tex) le sfumature di grigio (quelle vere) e i chiaroscuri hanno da sempre rappresentato il disegno, un supplemento d’immaginazione che rendeva ogni numero unico: quel che per me era verde o blu, per un altro poteva essere rosso o giallo e tutti e due avevamo ragione.
Certo, vi erano i fumetti americani, con il colore che è una componente fondamentale nelle saghe dei supereroi, ma quello era un altro mondo. Il 375 è evento anche, e per la maggioranza dei lettori, per il ritorno di Tiziano Sclavi. La storia è molto in linea con tante altre scritte in oltre trent’anni di uscite, si tratta di una raccolta delle fobie – di tutte le fobie – di Dylan Dog: la morte arriva in una piazza, davanti allo sportello delle tasse, in un ascensore, dal cielo. La partita, però, si gioca in particolare in due pagine: il lettore deve scegliere fra il pessimismo-realismo del Dylan di pagina 60 e il disincanto di Groucho a pagina 80. È una sfida ardua, neanche definitiva, fra il cadere e il risollevarsi, il credere o l’abbandonarsi. Infine, Stano; è come tornare ad incontrare un amico, colui che ha dato il volto a Dylan. Dare un voto al volume, non è possibile, un po’ come quando Google ci chiede di commentare la Pietà di Michelangelo; è qualcosa che appartiene alla sensibilità di ognuno di noi, però è qualcosa che dovrebbe stare nella personale biblioteca (non so se esista il termine fumettoteca) di ognuno.
Greystoke
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