Ci sono storie che hanno un’importanza enorme, ma che purtroppo non godono di grande successo. In questo speciale cerchiamo di stuzzicare la vostra curiosità parlando di un’opera intensa, bellissima: F – Motori in pista
Non permetterò a nessuno di starmi davanti!
Con una semplice frase il Maestro Rokuda caratterizzò per sempre un ragazzo destinato a lasciare il segno: Gunma Akagi. Scrivere a cuor leggero di F credo sia impossibile per chiunque abbia letto questo capolavoro che inspiegabilmente non ha goduto del giusto successo di pubblico tanto quanto suo fratello maggiore, Gigi la Trottola (Dash Kappei) che lo ha preceduto nella mente del suo autore e che racconta tutta un’altra storia.
F- Motori in Pista, o solo F in originale, conclude, a mio parere, quel podio destinato a coloro che hanno raccontato la loro storia attraverso sudore, sangue e sport: Naoto Date, Joe Yabuki e poi appunto lui, Gunma Akagi.
F ,come Tiger Mask e Ashita No Joe, sono vissuti intensi, drammatici, che hanno lasciato un segno profondo nella tradizione fumettistica giapponese e nei loro lettori. Hanno interpretato, ognuno a suo modo, un momento storico definito, denudato ogni ipocrisia del loro mondo di appartenenza; comunicato con noi rifiutando assoluzioni e perdono se non prima di averci reso partecipi fino in fondo delle motivazioni che li hanno resi così inadatti a questo mondo. Il cinismo e la violenza di questi eroi urbani ci hanno dato tanto su cui riflettere.
Gunma è senza dubbio figlio del suo tempo, di quell’età d’oro che i maestri del fumetto hanno segnato per raccontare la passione del loro popolo per lo sport; in questo caso la Formula 1, anche se Gunma corre in tutt’altra categoria.
Credo che gli eventi del campionato mondiale di Formula 1 del 1976 cambiarono la visione delle corse per sempre e divennero materiale di studio attento per il Giappone. Da una parte, sul fronte anime, Gran Prix e il Campionissimo, e dall’altra, sul fronte della carta, F, preceduto solo dal bellissimo Mach Go Go Go. Il tragico incidente di Niki Lauda e la sua straordinaria, ai limiti dell’incosciente, caparbietà nel voler a tutti i costi affrontare la gara finale che, tra l’altro, venne disputata proprio in Giappone; la freddezza da gran giocatore di James Hunt. E ancora, la mitizzata rivalità agonistica tra i due che alla fine vide sul podio l’inglese Hunt. Solo per il ritiro di Lauda, è giusto ricordarlo.
Questi eventi hanno nutrito F contribuendo a creare qualcosa di unico. Gunma Akagi è il figlio illegittimo dell’illustre politico e magnate Soichiro Akagi. Non voluto e macchia nera di una famiglia in vista, Gunma andrà via di casa insieme al suo migliore amico, Tamotsu per raggiungere Tokyo. Entrambi coltivano il sogno di entrare nel mondo delle corse, uno come pilota e l’altro come meccanico.
È esilarante vedere Gunma all’inizio della storia dare sfogo ai propri impeti alla guida di un trattore. In effetti F è una storia che regala diverse risate, e non poteva essere altrimenti, visto che il suo creatore è colui che è riuscito a dar vita a quel genio di Gigi la Trottola. Tuttavia la spensieratezza lascia ben presto spazio a una complessa trama che non pone al centro le sole vicende del protagonista, ma di tutti gli attori che compaiono nella storia.
Nel frattempo il nostro Gunma inizierà la sua carriera in FJ.
Profili complessi, età, contesti e vissuti differenti. C’è l’umanità con tutte le sue sfaccettature in F. Soprattutto, c’è l’incontro con Kazuto Hijiri.
Campione di FJ1600 prima e di F3 successivamente, è l’antagonista perfetto tanto quanto Tooru Rikiishi per Joe Yabuki. Eroi dichiarati tali a furor di popolo. Hijiri è lo spartiacque di F, colui che cambia registro alla storia. Sempre. Anche quando la vita deve, per forza, andare avanti. Di bello, anzi bellissimo in F c’è anche Junko Komori alla quale voglio bene da sempre.
Rokuda regala molto ai suoi ragazzi. Dona storie generosamente, riempie pagine copiose che si soffermano sul passato, i suoi rimpianti e i sogni del domani. Anche per Junko è così. Il suo vissuto farà male come un pugno allo stomaco ma la vita non va sempre come vorremmo. Ed è questa l’amara verità che siamo chiamati a conoscere.
Lo sport in F è il veicolo per arrivare ad altro, per innescare la bomba ad orologeria che si nasconde in un ragazzo arrabbiato con la vita che più di ogni altra cosa sfida.
E la rabbia che si respira è quanto innalza il racconto a universale perché all’età di Gunma, nemmeno vent’anni, si dev’essere arrabbiati. Questa è la lezione di F e il senso della sua citazione più celebre: Non permetterò a nessuno di starmi davanti!
Gunma non concede alla sua stessa esistenza di prendere il sopravvento perché lui vuole domare tutto e tutti. La pista allora è il luogo perfetto per prendere velocità e superare se stessi a ogni curva. E se il proprio io è un groviglio di rifiuti e sofferenza, a maggior ragione non si può che guardare oltre, rialzarsi e iniziare nuove sfide. Un gioco infinito quello di Gunma che lo infiamma e lo riduce in cenere. Ma lui, come la fenice, da quelle può solo risorgere ogni volta.
F è un gioiello che si legge e rilegge tutto d’un fiato. Vi punirà con il senso dell’abbandono giunti alla fine, quella strana sensazione che conosciamo bene quando riponiamo l’ultimo volume e ormai siamo entrati in confidenza con il protagonista. Ma Gunma è diverso, è difficile tenere il passo. Non lo capirete, e non lo capirò, mai fino in fondo perché lui, davvero, non permette a nessuno di stargli davanti.
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