È arrivato in tutte le fumetterie e librerie un nuovo volume della collana cinese “宝” (Bao, ovvero “tesoro“), realizzato dalla raffinata Zao Dao. Storie brevi tra il quotidiano e il fantastico che illustrano con leggerezza e umorismo il rapporto dei cinesi con il cibo
La porta proibita si schiude nuovamente facendo scorgere i suoi tesori all’Occidente. Bao Publishing impreziosisce la collana dedicata al fumetto d’autore cinese con un’Autrice dal talento incantevole. Abbiamo imparato a conoscerla con Il Soffio del Vento tra i Pini e Carnet Selvaggio. Ora è la volta di Vagabondaggi, raccolta di storie brevi tramite cui Zao Dao, riesce a donare consistenza alla sua terra d’origine: la Cina.
Terra granula in superficie, dove arriva a stento solo condensa calda, molle e cedevole nei luoghi in cui i draghi conducono l’acqua. La Cina è un Paese che conserva la capacità di nutrirsi delle sue storie millenarie che, nel caso di Vagabondaggi, si fondono con i ricordi d’infanzia dell’Autrice, la piccola Primo Riso (questo il significato del suo nome).
Con le pagine scorrono ricordi felici di bambina, quando ogni cosa s’impreziosiva grazie alla fantasia e agli affetti; quando gli occhi, di chi da grande avrebbe messo a frutto un talento artistico lodevole, sovrapponevano mondi e tutto perdeva contorno.
Racconti semplici che nutrono fino a farci sentire sazi e soddisfatti, come a mandar giù un delizioso jian dui (tipico dolce fritto della Cina del Sud).
Ed è proprio il cibo a far da filo conduttore. Vagabondaggi fa tornare alla mente le parole del grande Giorgio Manganelli che definì la cucina cinese “…un mistero per i palati occidentali; ingannevole e illusionistica al limite dell’esasperante…” (Cina e altri racconti, 2013, Adelphi). Si avvertono i profumi dolciastri nel villaggio che ha visto crescere Zao Dao, il vapore denso delle cucine in funzione nelle storie che appartengono alla sua fantasia. Le papille gustative si destano, il naso forse si storce, ma fin da piccoli ci ripetono che non si rifiuta mai il cibo se non dopo averlo assaggiato.
I suoi paesaggi sembrano appartenere a un’altra epoca; i suoi volti raccontano il naturale scorrere del tempo lontani dalle luci delle metropoli, molti dei quali, quelle luci, davvero non le hanno mai viste. Questa è la Cina. Un Paese immenso tenuto ancora in piedi da una Rivoluzione Popolare, un popolo che copre distanze incredibili a piedi, tosta il riso nelle piazze e cerca rifugio quando il Re Drago, forse per sbaglio, invia una calamità sulla Terra. Una Terra popolata da personaggi irriverenti come ci ha fatto scoprire Yu Hua nei suoi splendidi romanzi.
Zao Dao riesce a fondere la tradizione espressiva della sua Terra con la modernità del fumetto sia con il segno a china, che con la declinazione pittorica, nutrendo il disegno senza sosta con leggende a lei care e piccoli vissuti reali. La sua tecnica è evocativa, efficace; riesce a dare respiro al disegno quando la natura s’impossessa delle tavole e gli uomini quasi scompaiono ingoiati dalla sua immensità.
Il suo talento ha fatto sì che Yaya, il protagonista de Il Soffio del vento tra i pini, diventasse il simbolo di Mangasia, esposizione internazionale dedicata al fumetto asiatico, tenutasi anche a Roma all’inizio del 2018.
In Vagabondaggi, Dao racconta di sé e del suo popolo mantenendo inalterato il suo sguardo di bambina sognante e impertinente. Quest’opera, come tutte quelle che potano il suo nome, sono tesori espressivi che fanno bene all’anima.
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