A una settimana dalla conclusione della fiera dedicata all’intrattenimento di Roma, proviamo a fare alcune considerazioni sull’andamento e l’evoluzione di Romics
Ai tempi dell’università, il professore di storia avvertiva sempre i suoi studenti di diffidare dei testimoni; del resto, anche in tutte le serie tv che si rispettino il testimone aiuta, ma non è decisivo perché la sua memoria può tradire e, soprattutto, perché la sua visuale è sempre parziale. Qualcosa, però, può dire anche il testimone. È inutile far finta di niente: mano a mano che si avvicina la data – o meglio le date -, l’attesa di andare al Romics inevitabilmente cresce. È una tradizione, un rito pagano, un grande carnevale fuori stagione. Ed allora inevitabilmente si discute.
Lo fanno anche i critici da social, fra coloro che ad ogni passo ripetono che “si stava meglio, quando si stava peggio”, che era “meglio in pochi selezionati, che in tanti”, senza quella gran massa di persone che a malapena distingue Batman da Superman. Romics è questo e tanto altro. Eppure, qualcosa andrebbe rivisto. Qualche mese fa, era maggio, il Castello di Santa Severa (RM) ha ospitato Battle of the Nations, un evento internazionale nel quale squadre provenienti da ogni parte del mondo si sono sfidate in duelli cavallereschi. Detto così, sembra quasi una cosa elegante; nei fatti, si tratta di vere e proprie bastonate che in quattro giorni di sfide hanno mandato al pronto soccorso decine di partecipanti.
Come capita spesso, quando si pensa di non essere ascoltati, ci si lascia andare alle confidenze. Seduti ad un tavolo del bar, alcuni fotografi professionisti parlavano fra loro dell’evento cui stavano partecipando, ma anche di altro, compreso Romics. Nessuno di loro, erano in tre, verrà quest’anno a Roma, perché, così hanno detto, è inutile andare in un posto che non ti permette neanche di fare una bella foto, così come invece accade a Lucca e stava accadendo a Santa Severa, con buona pace di tutti coloro che spendono tempo e soldi per vestirsi come il loro eroe preferito. Salvate il soldato Romics, verrebbe quindi da dire, soprattutto se consideriamo la concorrenza crescente ed aggressiva di Milano (può piacere oppure no, non sta a noi giudicare, ma, di certo, è un fatto che Milano sia entrata in competizione con Torino per il Salone del libro e con la stessa Roma per la maratona), il calendario particolarmente pieno degli eventi romani, ad iniziare dal Maker Faire, un appuntamento che spesso intercetta lo stesso pubblico di giovani e di famiglie, Lucca a fine mese.
Ed allora, gli organizzatori dovrebbero rivedere qualcosa, ad iniziare dalla valorizzazione delle diverse esperienze professionali e di intrattenimento per arrivare al calendario e alla sistemazione della location; le istituzioni territoriali, soprattutto il comune di Roma e la Regione Lazio, dovrebbero accompagnare l’evento per tutto l’anno con iniziative collaterali e mirate; gli appassionati dovrebbero continuare ad esserlo, senza lasciarsi andare troppo allo sconforto. A conti fatti, salvare il soldato Romics potrebbe non essere così difficile, anche senza avere Steven Spielberg alla regia. Tornando, però, per un attimo al testimone, l’impressione, tutta da confermare, è che nel mondo dei cosplay, che intercettano i gusti delle persone, vi sia un certo arretramento degli eroi Marvel, mentre i Dc Comics tengono, come tengono i manga in generale e, soprattutto, Harry Potter. Addirittura si è vista passeggiare Miss Dolores Umbridge, accompagnata (o controllata) da Rubeus Hagrid, ed è tutto dire.
Greystoke