La grande saga ideata da Akira Toriyama è entrata a tutti gli effetti nell’Olimpo del fumetto. Dedicare uno speciale a Dragon Ball era quantomeno doveroso
Prendiamoci un minuto. C’è qualcuno qui che rimase impassibile davanti alla trasformazione di Son Goku in Super Sayan? Qualcuno, che al divenire esplosivo di Goku, all’ira crescente che infiammava i suoi occhi costretti ad assistere al perire di Crilin ridotto in brandelli da Frieza, al quale era bastato alzare un dito al cielo per ucciderlo, non sentì un brivido mortale dietro la schiena, sgranando gli occhi all’inverosimile? Una sola persona che non si è goduto lo sguardo incredulo e spaventato di Frieza mentre il prescelto sta per fargli il culo a strisce? No che non c’è. Non esiste perché sarebbe come chiedere se qui qualcheduno non sappia quando è Natale. Tutti, ma proprio tutti, hanno accolto l’universo di Dragon Ball nella propria famiglia. Eccitati all’inverosimile, abbiamo speso paghette per comprare ogni uscita mensile, costretto genitori a pranzare guardando imbarazzati Bulma che si alzava il vestito davanti al Maestro Muten. Acquistato videogiochi, carte, tutto lo scibile per la scuola. Dopo tutti questi anni, ci rechiamo ancora in fumetteria e compriamo Dragon Ball, contenti come se fosse la prima volta. Oggi però, ci portiamo dietro i figli, i nipoti o quei miscredenti che sono giunti al 2019 senza affezionarsi a Goku (dove siete? Vi stanerò tutti prima o poi). Ed è così che la storia continuerà per chissà ancora quanto tempo.
Soltanto un anno prima, nel 1983, la razza umana era sopravvissuta nonostante la scomparsa degli oceani e la vista delle pianure divenute desolati deserti. La storia dell’ultimo erede della Divina Suola di Hokuto iniziava gloriosamente così. Scenari alla Mad Max, eroi alla Cobra; abbondanza di gore, la speranza riposta in un uomo coraggioso per risollevare l’umore dall’empietà umana che raggiungeva vergognosamente il suo apice con la distruzione atomica. Ma tempo dodici mesi, e qualcosa nel mondo degli shonen manga cambiò per sempre.
Nel 1984, Akira Toriyama iniziava la serializzazione di Dragon Ball sulle pagine di Weekly Shōnen Jump. Il nostro nuovo eroe, Son Goku, è impacciato e irriverente, circondato da improbabili coprotagonisti, pronto ad abbandonare la sua casa per partire a bordo della mitica nuvola Kinto, alla ricerca delle leggendarie sfere del drago.
Dal romanzo cinese per eccellenza, Viaggio in Occidente ma soprattutto, dalla mente geniale di Akira Toriyama, papà della bambina cyborg collezionista di cacchette disperse nel Villaggio Pinguino, prese il via un mondo parallelo che da lì in poi non si sarebbe più arrestato. Dopo più di trent’anni, i bambini che si erano goduti le avventure di Son Goku quando il secolo era un altro, sono ancora qui a parlarne, riuscendo in un’impresa unica: diffondere la loro smisurata passione per la grande famiglia di Dragon Ball alle generazioni successive. Senza pause, se non quelle tecniche tra diritti tv e crisi autoriali a monte (nessuno perdonerà mai la deriva di Dragonball GT, che a ogni modo non è di Toriyama), Goku e la sua nemesi, quel gran pezzo di figlio di Vegeta, sono diventate icone insostituibili e l’universo di Dragon Ball continua inarrestabile a conquistare proseliti in ogni angolo del globo.
42 volumi tankōbon che hanno accompagnato i lettori giapponesi fino al 1995. In Italia, la Star Comics (in versione mitica sottiletta <3) pubblicò per la prima, storica, volta Dragon Ball tra il 1995 e il 1997, in ben 62 volumi. Arrivò nel frattempo l’adattamento animato realizzato dagli studi Toei Animation; due serie per coprire l’intero arco narrativo. Nel 1997, Dragon Ball GT, a firma di Izumi Tōdō, fece la sua comparsa dividendo ancora gli umori tra puristi della saga e non. Nel 2015 arrivò il sequel ufficiale del manga, Dragon Ball Super e tutti di nuovo ad applaudire, nonostante i disegni iniziali di Toyotarō (che però si impegnerà al massimo e alla fine si farà voler bene da tutti noi).
Per quanto riguarda il nuovo filone narrativo, è impossibile non segnalare anche i film Dragon Ball Super: Broly e Dragon Ball Super: Superhero, che hanno dominato anche nelle sale cinematografiche italiane, sempre piuttosto guardinghe nel presentare degli anime. Ma di fronte a Goku, non c’è dubbio che tenga, lo sappiamo bene.
Non può essere solo fortuna la sua, e senza girarci troppo intorno Dragon Ball è fantastico. In parte è l’affetto profondo di chi scrive ad assicurargli un posto protetto – Dragon Ball fu il mio primo manga, mio e di tanti altri – ma c’è molto di più. Siamo di fronte a un fenomeno culturale che ha cambiato la scrittura shonen per sempre, tanto che sia Masashi Kishimoto che Hiro Mishima, considerano l’universo creato da Toriyama la propria fonte primaria d’ispirazione. Da quel momento in poi, cambiò per sempre il modo di intendere gli eroi e di raccontarne le gesta. Ken, l’eroe tragico e solitario, aveva ceduto il passo. Lacrime in abbondanza certo, ma sempre con il sorriso stampato sul volto.
Son Goku è stato anche la mascotte ufficiale delle Olimpiadi di Tokyo 2020 (che come sappiamo, si sono però svolte nel 2021 in seguito al blocco delle manifestazioni sportive per la pandemia).
Nessun confine di sorta, territoriale, d’età; di possibilità. L’inesauribile fantasia di Akira Toriyama è riuscita a conquistare tutti. Dopo tanti anni il manga di Dragon Ball è ancora in prima linea sugli scaffali delle fumetterie e delle edicole. Edizioni nuove, ristampe con una cura e un’attenzione crescente visto il pubblico, anche dei più piccoli, sempre più esigente.
Probabilmente l’ultima edizione, la Full Color Edition proposta sempre da Star Comics, è la migliore edizione mai realizzata. Interamente a colori, quest’edizione è divisa in sei grandi archi narrativi: la Saga del giovane Goku, la Saga di Piccolo Daimao, la Saga dei Saiyan, la Saga di Freezer, la Saga degli Androidi & Cell, la Saga di Majin Bu. Le tavole originali di Toriyama sono state ripulite e ricolorate in Giappone e questa caratteristica restituisce al lavoro originale una bellezza incredibile.
E se sulla carta Son Goku è inarrestabile, cinema e tv continuano ad andarci a nozze, ricambiando l’affetto degli spettatori con power up sempre più spettacolari (e maledetti, infiniti, snervanti filler. Anche la loro tuttavia, è una gloriosa tradizione che non accenna a finire).
Se i riflettori puntati su Dragon Ball non si sono spenti, parte del merito, come già detto, è sicuramente da ascrivere ai suoi primi fan che non lo hanno mai abbandonato, contribuendo a una mitizzazione senza precedenti. Inoltre, l’impostazione video ludica della narrazione, quando la scena è dominata dai combattimenti, ha fatto gran parte del lavoro. C’è una commistione perfetta di ingredienti che ne fanno l’avventura perfetta e adatta a un pubblico vasto ed eterogeneo. Leggende, mondi senza confini, magia e quella dose di fan service che non guasta mai. Ma tra tutti, un elemento detta il ritmo della storia: lo scontro. In Dragon Ball si combatte sempre e nessuno è stato risparmiato dal proprio destino. Questa componente, a ben vedere davvero semplice, fa di Dragon Ball una storia senza confini spazio temporali perché a volte, l’unica cosa che ci serve è spegnere i neuroni e goderci un grande spettacolo.
Dragon Ball è una bellissima epopea sulla formazione e sulla crescita. Consapevole di attirarmi l’ira di molti che lo confinano in puro spettacolo e gioco di potenza, la storia creata dal Maestro Toriyama si sviluppa su tanti livelli affrontando tematiche importanti, rivolte a un pubblico giovanissimo; almeno in partenza certo. L’importanza degli affetti, l’amore filiale, la sfida con se stessi quale componente essenziale della crescita. E Goku è un eroe. È generoso con il prossimo, si sacrifica per gli altri e non chiede nulla in cambio. Tuttavia, la tensione cresce, le minacce che incombono sui protagonisti aumentano di intensità e la storia di Toriyama raggiunse allora livelli inesplorati, per i tempi. Per la prima volta, i protagonisti muoiono. Certo, sappiamo che poi ritornano e la storia prosegue. Ma quanto avviene è davvero straordinario. In un momento preciso, l’impianto di Dragon Ball cambia, prende una piega inaspettata. C’è questa parabola discendente che, come la coda di un drago, sbatte e distrugge tutto ciò che incontra. In quest’avventura senza fine, il protagonista non è mai forte a sufficienza. La morte di un personaggio importante, quella di Crilin, ci racconta proprio questo di Son Goku. Muore il suo grande amico che, se si parla di forza, è quasi pari a quella del protagonista, inizialmente. I lettori, e successivamente gli spettatori, hanno dovuto fare i conti con questa scomoda verità, tant’è che da lì a poco, Son Goku soccomberà perché non è abbastanza potente da poter sconfiggere Raditz. Non basterà l’alleanza con Piccolo; nulla servirà ad evitarne il sacrificio. Da qui in poi, inizia la vera leggenda. Piccolo è da solo a difendere la terra dai Saiyan, e i compagni di Goku cadono miseramente uno dopo l’altro. Se Son Goku non torna tra noi, nessun Saiyan troverà la morte e per noi sarà la fine. L’epico scontro con Vegeta, che ancora oggi viene annoverato tra i combattimenti più belli e intensi mai ideati, l’arrivo di Frieza e la trasformazione in super Saiyan.
Con tutta probabilità, l’intenzione primaria di Akira Toriyama era quella di chiudere tutto a questo punto della storia. Toriyama, non voleva prendersi eccessivamente sul serio, proprio come con Dr. Slump e Arale, ma pian piano, tutto ha preso una piega diversa. il successo incredibile di Dragon Ball impose di continuare la storia ed è palese la sterzata verso il combattimento come fulcro della narrazione. Tuttavia, l’idea di fondo rimane. Dragon Ball è pieno di splendide allegorie e parla di crescita, ogni volta che l’Autore impone il superamento dei propri limiti. Tramite prove sempre più difficili, i protagonisti sono costretti a confrontarsi con se stessi e a raggiungere uno stadio superiore dell’evoluzione.
Con uno schema semplice e rispettoso di ogni buona storia che parla di formazione, Akira Toriyama ha lasciato una traccia indelebile nel cuore di generazioni di fan. Dragon Ball è suggestione oltre i limiti del genere a cui appartiene e quello che doveva essere un semplice manga per ragazzi è diventato la Terra di Mezzo del genere shonen, come detto da molti.
Mi ricorderò per sempre di un bambino con la coda di scimmia. Ci siamo incontrati ventiquattro anni fa e da allora, non ci siamo più lasciati.