Una notte magica, unica, nella storia della WWE: quando Eddie Guerrero riuscì a salire sul tetto del mondo contro ogni pronostico. Questa puntata di Wrestling Vintage è tutta dedicata a lui, all’indimenticabile Latino Heat
Wrestlemania è alle porte e, come ogni anno, ci attendono momenti che sicuramente entreranno a far parte della storia del wrestling. Ma in questo folle sport-spettacolo, da sempre, siamo abituati ad assistere ad episodi memorabili anche in quella che comunemente viene definita la “road to Wrestlemania”, cioè il periodo che inizia con la Royal Rumble a gennaio e culmina, appunto, nello Showcase of the Immortals a inizio aprile. In questo senso, uno degli anni più ricchi di sorprese sulla strada per il più grande spettacolo di wrestling al mondo fu senza alcun dubbio il 2004.
Quell’anno, infatti, ricorreva il ventesimo anniversario di Wrestlemania e la card dell’evento, così come la sua preparazione nei mesi precedenti, fu decisamente all’altezza dell’appuntamento. Di fatto, un giovane John Cena avrebbe conquistato il primo titolo della sua carriera (quello degli Stati Uniti) battendo The Big Show; ci sarebbe stato il ritorno di Undertaker nei panni del becchino, il personaggio tanto caro ai fan negli anni Novanta, dopo aver adottato, negli ultimi anni, un look da biker (interpretando sostanzialmente se stesso nella vita reale); all’apice della propria carriera, Chris Benoit – che nel 2007, purtroppo, sarebbe diventato tragicamente noto per l’orribile omicidio della moglie e del figlioletto, seguito dal proprio suicidio – si sarebbe laureato campione del mondo battendo due superstar del calibro di Shawn Michaels e Triple H; e infine, prima di lasciare la WWE per farvi ritorno solo otto anni dopo, Brock Lesnar avrebbe affrontato l’ex stella della WCW Goldberg. Ed è proprio con quest’ultima rivalità che s’intreccia la storia che raccontiamo oggi.
Uno dei lottatori più cool di quegli anni era senza dubbio Eduardo Gory Guerrero, conosciuto da tutti semplicemente come Eddie. Latino Heat – questo uno dei suoi nickname – si era conquistato un posto nel cuore dei fan grazie alla combinazione di uno stile spettacolare, tipico del luchadores di origine messicana, di una grande capacità al microfono e di un’inclinazione comica che rendeva molto spassosi i segmenti fuori dal ring di cui era protagonista. Eddie Guerrero aveva persino reso simpatico il motto “mentire, ingannare, rubare” che generalmente erano prerogative tipiche dei cattivi odiati dal pubblico. Lui, invece, imbrogliava (e vinceva) in maniera teatrale, come quando l’arbitro era distratto e Eddie si buttava al tappeto facendo finta di essere stato colpito dall’avversario con un oggetto contundente, che in realtà lui stesso aveva portato sul ring, causando la squalifica dell’altro. Mai prima di allora, una tale (divertente) canaglia aveva ottenuto così tanto successo.
Alla Royal Rumble del 2004, Guerrero non aveva partecipato alla “rissa reale” valida per ottenere una title shot alla cintura di campione assoluto perché impegnato in un cruento Family Matters Match, una sfida tutta in famiglia contro il nipote Chavo, accompagnato dal padre Chavo Sr., fratello dello stesso Eddie. Risolta la pratica domestica, però, nella puntata di Smackdown! di qualche giorno dopo, si presentò l’occasione della vita. Dato che la rissa reale a 30 uomini era stata vinta da Chris Benoit e che questi aveva deciso di sfidare il campione di Raw, a Smackdown! non c’era ancora un pretendente al titolo WWE, detenuto in quel momento da Brock Lesnar. Pertanto, per la prima (e fino ad oggi, unica) volta nella storia della federazione, il General Manager Paul Heyman annunciò che, durante quell’episodio, si sarebbe tenuta un’altra “rissa reale” che avrebbe decretato il first contender e avrebbe coinvolto solo 15 wrestler dello show blu: i reduci dalla Rumble della domenica precedente e proprio il nostro Latino Heat! Nel corso della puntata, però, la sua partecipazione fu messa a repentaglio da un attacco subito nel backstage da ignoti assalitori (anche se i sospetti caddero subito sui suoi malvagi familiari…) che lo costrinse ad una visita in ospedale. Nonostante non fosse nelle migliori condizioni, Eddie si presentò comunque puntuale all’appuntamento con la storia, facendo regolarmente il suo ingresso sul ring, resistendo agli assalti degli avversari e rimanendo, infine, l’ultimo uomo sul quadrato, dopo la spettacolare eliminazione di Kurt Angle. Ma il bello sarebbe ancora dovuto arrivare.
Infatti, il momento più alto della propria carriera, il wrestler di El Paso lo avrebbe vissuto qualche settimana dopo, esattamente la notte del 15 Febbraio. A No Way Out, pay-per-view tenutosi al Cow Palace di San Francisco, in California, si disputò l’incontro per il titolo di campione che nessuno, anche solo un mese prima, si sarebbe aspettato: Brock Lesnar contro Eddie Guerrero. Ricordo che, prima del match, non avrei scommesso un centesimo sulla vittoria di Eddie. Personaggio simpatico e benvoluto dai fan, divertente dentro e fuori dal ring, certo, ma mai di primissimo livello nel ranking degli sfidanti alla cintura fino ad allora. Fisicamente meno dotato di Lesnar, mi dicevo che era impossibile che “mettessero” la cintura alla sua vita, togliendola al possente attuale campione. E consideravo questo match come la classica ininfluente sosta di allenamento del campione sulla strada del grande appuntamento di Wrestlemania. Ma Guerrero sfoderò la prestazione della vita. Per la maggior parte dei circa trenta minuti di contesa, Lesnar trattò il suo avversario come una facile preda. Con la solita spocchia, un suplex dietro l’altro, il campione scagliava il malcapitato da una parte all’altra del ring come un sacco di patate, facendo pesare la differenza fisica fra i due. Dal canto suo, il lottatore latino incassava ma mostrava di non avere la minima intenzione di mollare.
E poi avvenne la magia che ci fa amare così tanto questo spettacolo.
Quando la contesa, nonostante l’ammirevole sforzo di Eddie, sembrava avviarsi alla conclusione prevista, l’arbitro venne colpito accidentalmente e cadde atterra tramortito. Golberg, che, come detto, era già da tempo ai ferri corti con Lesnar, spuntò fuori dal nulla, salì sul ring e ne approfittò per colpire Brock con una devastante spear. Era l’occasione di cui Guerrero aveva bisogno. Un primo tentativo di schienamento andò a vuoto. Poi Lesnar sembrò riprendersi e si preparò ad effettuare la sua mossa finale, la F5. Ma questa era la notte di Eddie Guerrero e nessuno avrebbe mai potuto portargliela via. F5 rovesciata in un DDT, la testa di Lesnar che sbatte sulla cintura (che era finita sul ring durante la bagarre precedente). E quindi il momento: Eddie salì sul paletto, quasi sospinto dai fan in delirio, e si produsse nella sua frog splash: 1-2-3, nuovo campione del mondo!
Un mese dopo, Guerrero avrebbe difeso il titolo a Wrestlemania XX contro Kurt Angle, aggiungendo un altro tassello alla sua breve ma meravigliosa favola. Sì, perché Eddie se ne andò a soli 38 anni, il 13 Novembre del 2005, quando fu trovato morto in una stanza di hotel durante una delle tappe degli show della WWE. A portarselo via fu un infarto, probabilmente provocato dagli sforzi a cui si era sottoposto durante la sua carriere e dagli antidolorifici spesso assunti per continuare a combattere e per regalare ai fan quei ricordi indimenticabili che, ancora oggi, ripensandoci, ci fanno venire la pelle d’oca. Come la notte di No Way Out, quando Eddie, moderno Davide, sconfisse Golia e scrisse la storia.