Black Mirror è tornata su Netflix con una quinta stagione che comprende solo tre episodi e un cast di tutto rispetto. Qualcosa, però, sembra non funzionare più, rispetto alle prime, disturbanti stagioni.
Dopo Bandersnatch, esce su Netflix dal 6 Giugno la quinta stagione di Black Mirror, composta da soli 3 episodi e con partecipazioni di tutto rispetto.
Anthony Mackie (conosciuto al grande pubblico come Falcon nell’universo cinematografico Marvel) è il protagonista del primo episodio, a seguire una brillante interpretazione di Andrew Scott e per finire Miley Cyrus, che torna a vestire i panni di teen idol.
Il primo episodio (Striking Vipers) ruota attorno al concetto di fuga dalla realtà e alla dipendenza che può creare l’immergersi in un mondo virtuale dove poter sfogare i propri istinti repressi, rischiando di rendere monotona e inappetibile la vita di tutti i giorni.
Il secondo (Smithereens) mostra l’impatto tangibile che hanno i social sulle persone, conseguenze psicofisiche importanti ma anche il controllo e l’influenza che possono esercitare su di esse.
Il terzo (Rachel, Jack and Ashley too) affronta il tema del capitalismo e dell’egoismo senza pietà, a discapito dell’individualità, espressività ed empatia, ponendo come unico obiettivo il guadagno ad ogni costo, anche della vita stessa.
La serie risulta tutto sommato godibile, salvabile anche grazie alle prestazioni attoriali dei protagonisti, ma siamo ben lontani dal coinvolgimento narrativo a cui le prime stagioni ci hanno abituato.
Il tutto si svolge in un modo forse troppo approssimativo, lineare e scontato.
I temi affrontati sono profondi ma esposti in modo superficiale e banale, mai sorprendente o scoppiettante.
Il disturbante catastrofismo futuristico tipico di Black Mirror lascia posto ad una poco riuscita introspezione umana, passando dal devastante effetto che l’abuso e la sbagliata gestione della tecnologia arrecano all’essere umano, ad un più moderato scenario, quasi tangenziale, gestibile e accettato come parte integrante del nostro mondo.
È inevitabile fare un confronto con le prime serie, dove l’angoscia e l’ansia erano protagoniste, sapientemente dosate, col giusto taglio.
In parole povere, quest’ultima stagione non porta un nuovo brivido, non sconvolge, non attira.
Ricorda un po’ i pomeriggi passati a guardare le puntate di X-Files, quasi sempre godibili e interessanti, comunque mai a tal punto da organizzarci una serata con gli amici a suon di birra e patatine.
Posso riassumere cosa ne penso con un voto, ma anche con una parola : “Meh…”
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