Ryu delle Caverne – Il racconto senza tempo del Maestro Shotaro Ishinomori

J-Pop riporta in Italia Ryu delle Caverne, l’opera immortale del grande maestro Shotaro Ishinomori diventata l’anime cult degli anni Settanta. Abbiamo letto tutto d’un fiato il volume di oltre 500 pagine, ecco cosa ne pensiamo

Parlare di Shotaro Ishinomori non è mai compito facile. Il padre dei nove cyborg che tutti conosciamo, il creatore di piccoli gioielli come Hela Supergirl e Chobin, il principe stellare, è stato uno dei più importanti autori del fumetto giapponese che, anche senza saperlo, quando eravamo piccoli, è entrato a far parte delle nostre vite. Della nostra e del Maestro Nagai, visto che quest’ultimo iniziò la sua carriera come assistente proprio di Ishinomori.

Il compianto Ishinomori Sensei è la firma di quel capolavoro narrativo che risponde al nome di Ryu, in questo caso, Ryu delle caverne da poco ristampato da J-Pop (Edizioni BD). La precisazione è d’obbligo poiché, il volume in questione è sì volume unico, ma racchiude il primo capitolo di una splendida trilogia fantascientifica che attraversa imprecisi archi temporali. Imprecisi perché lo stesso Ishinomori evidenziò che lo “ieri” di una persona può essere il “domani” di un’altra. Sì, lo so, non è facile ma ci provo a far ordine.

Ryu delle caverne rappresenta il capitolo dell’Antichità. Avremo poi La strada di Ryu che racconta il futuro, oltre che essere probabilmente il capolavoro assoluto firmato dall’Autore e, infine, Il mondo di Ryu che ritrae il passato. Chiaro?

 

Ok, facciamo così. Vi ricordate l’anime di Ryu, quel piccolo gioiello del 1971 che le nostre reti locali hanno mandato in onda a ripetizione (per fortuna)? Dimenticatelo per un attimo e pensate al nostro protagonista come il raccordo ideale del tempo che fugge in più direzioni e che, in questo volume, vi farà ringraziare i vostri dèi per non aver vissuto al tempo dei dinosauri, con la piccola, enorme differenza che nulla è come sembra. E questo da sempre mi spiazza perché io scorro tra le pagine bestie primitive, barbare scelte per sopravvivere, e il cielo sa quanto Ishinomori era maledettamente bravo a farci sentire partecipi delle sue storie; poi mi ricordo che questo scenario potrebbe essere il futuro e ogni certezza va a farsi benedire. Manga del 1971 (l’anime vide la luce nello stesso anno) ma al contempo racconto terribilmente attuale. Nella personale visione distopica dell’Autore, ci siamo noi con i nostri interrogativi, con le nostre smanie di sopraffazione dei più deboli e il martirio del diverso.

Opera bella e crudele, ad altissimo impatto visivo, l’epopea di Ryu va letta, amata e fatta verbo. Non solo perché qui si parla di storia del fumetto, ma perché proprio di storia si tratta, quella racchiusa nei libri (poca) e quella nata da un genio (tanta), un Maestro che è bravissimo a insinuare dubbi e a farsi narratore onnisciente.

 

Ryu, ancora neonato, viene strappato con forza dalle braccia della madre, la cui pelle è bianca come il latte, e così quella di suo figlio. Gli uomini della tribù interpretano quel colore della pelle diverso dal loro, così scuro, come una maledizione e vogliono offrire il bambino in sacrificio al re dei sauri, Tirano, uno spietato tirannosauro (come se ce ne potessero essere di buoni). Fortunatamente Ryu viene tratto in salvo da Kitty, una scimmia che lo cresce amorevolmente come figlio fino a quando la stessa non verrà macabramente uccisa da Tirano. Ryu, preso coscienza che Kitty non era la sua vera madre, si mette in viaggio alla ricerca della donna dalla pelle bianca, e lo farà insieme a Ran, una ragazza bellissima e per questo oggetto di ferino desiderio da parte di Taka, un uomo spietato che risponde all’unica regola del “solo i forti sopravvivono”.

 

Ben presto faremo la conoscenza anche di Kiba, fratello di Taka, ossessionato dalla caccia a Tirano. Kiba scorge un legame quasi astrale tra Ryu e la sua preda, pertanto viaggerà con lui e Ran per l’incontrollabile appagamento che solo uccidere Tirano potrà dargli.

Premesse ben congegniate, sviluppo narrativo veloce che non manca di caratterizzare nessuno, né tantomeno di prepararci a dovere per affrontare la personale visione del mondo di Ishinomori Sensei.

E ora una nota tecnica di non poco conto. L’Autore ci fa dono di un inarrestabile susseguirsi di tavole superlative. L’edizione J-Pop è molto buona, ne apprezzo soprattutto la carta. Si coglie ottimamente il tratteggio dell’Autore e l’assenza quasi assoluta dell’utilizzo dei retini. La firma di un Maestro, converrete con me.

A distanza di tredici anni dalla prima pubblicazione in Italia di quest’opera, purtroppo solo parziale, questa è l’occasione che tanto attendevamo per immergerci nuovamente in una lettura imprescindibile per ogni amante delle grandi storie; per chi ricorda l’anime e la voce dolcissima di Giorgia Lepore che intonava un milione di anni fa o forse due, c’era chi parlava al vento e alle stelle. Per chi non l’ha mai visto e dopo aver letto il manga, sicuramente, ci butterà un occhio. Un caposaldo del genere fantascientifico. Un capolavoro per cui perdere la testa e, è il caso di dirlo, la cognizione del tempo.

 

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Sig.ra Moroboshi

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Contro il logorio della vita moderna, si difende leggendo una quantità esagerata di fumetti. Non adora altro Dio all'infuori di Tezuka. Cerca disperatamente da anni di rianimare il suo tamagotchi senza successo. Crede ancora che prima o poi, leggerà la fine di Berserk.

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