Iniziamo oggi un viaggio attraverso il decennio che ha consacrato il wrestling come fenomeno mediatico: ecco la prima parte del racconto degli anni 80
Tutto cominciò nel mese di giugno di 37 anni fa. Esattamente il 6 giugno del 1982. Vince McMahon – che fino ad allora era stato una sorta di aiutante tuttofare del padre, facendo anche da telecronista – comprò la federazione da Vince Sr. e diede inizio a quella che sarebbe passata alla storia come la più grande rivoluzione di questo business.
In un settore – quello del wrestling – diviso in territori, ogni promoter gestiva un’area, più o meno vasta, della mappa del Nord-America. E vigeva un accordo non scritto di non belligeranza fra le varie federazioni. In poche parole, non venire da me a “rubare” il pubblico e io farò altrettanto con te. Questo discorso, ovviamente, valeva anche per la Capitol Wrestling Corporation di McMahon padre, a cui faceva capo la World (Wide) Wrestling Federation e che gestiva gli show nel nord-est del Paese. Un’azienda regionale di successo. Ma a Vince Jr. quei confini andavano parecchio stretti. Lui voleva espandersi a tutto il Paese.
La prima mossa fu spezzare le catene a cui l’appartenenza alla National Wrestling Alliance (l’organo di governo delle varie federazioni di wrestling) lo costringeva. Nel 1983, quindi, la sua federazione annullò la propria affiliazione e decise di continuare la propria attività in maniera indipendente. Nel contempo, McMahon aveva lavorato alacremente alla ricerca di contratti televisivi anche in altre aree del Paese. Una cosa inconcepibile fino ad allora, tanto da provocare disorientamento e rabbia negli altri promoter che, incapaci di capire e contrastare la rivoluzione in atto, vedevano crollare davanti ai loro occhi l’intero sistema dei territori che era rimasto pressoché immutato dagli anni Quaranta.
Come se non bastasse, l’espansione nazionale di McMahon gli permise di ottenere la liquidità necessaria per mettere sotto contratto (anche se qualcuno direbbe piuttosto “rubare”) i migliori talenti della concorrenza, facendo colare a picco, una dopo l’altra, le federazioni rivali. La missione di McMahon era stata chiara sin dall’inizio: scardinare il sistema di potere e lo status quo che si era instaurato da decenni nel mondo del wrestling. E il giovane Vince non si sarebbe fermato fino a che non si fosse preso tutta posta in gioco.
L’intuizione forse più geniale fu quella di strappare alla rivale American Wrestling Association quel ragazzotto biondo e muscoloso, che aveva acquisito una certa notorietà grazie alla sua apparizione in Rocky III, e di renderlo il volto della sua nuovo progetto. Il 23 gennaio del 1984, dopo essersi liberato – il primo in assoluto a riuscirci – dalla micidiale camel clutch del campione del mondo The Iron Sheik, Hulk Hogan mise al tappeto l’avversario e conquistò la cintura. L’era dell’Hulkamania era iniziata.
Ma come sappiamo, nel wrestling, per fare un grande “buono”, ci vuole un grande “cattivo”. Per usare un paragone fumettistico: senza Joker, non esisterebbe Batman, per esempio. E fu così che McMahon prese a bordo “Rowdy” Roddy Piper, il cattivo più malvagio che ci fosse che, per presentarsi al pubblico, a giugno dello stesso anno, durante il suo segmento televisivo chiamato “Piper’s Pit”, decise di prendersela con un amico di Hogan (anche nei fumetti succede sempre così). Dopo aver provocato ripetutamente “Superfly” Jimmy Snuka, quindi, Piper decise di spaccargli in testa una noce di cocco e di completare l’opera con un tremendo pestaggio.
Dato che la canzone di entrata di Hulk dice “Se fai del male ai miei amici, mi colpisci nell’orgoglio. Devo essere un uomo, non posso lasciar correre”, ecco che la miccia della storica rivalità era stata accesa.
La faida fra Hogan e Piper divampò nel bel mezzo di quella che fu definita la “Rock ‘n’ Wrestling Connection”. La WWF aveva ormai ottenuto il consenso dei fan a livello nazionale. Ma per capitalizzare il momento ed ottenere la consacrazione nel mondo dell’entertainment, era necessario trascendere il pubblico di wrestling tradizionale e raggiungere anche lo “spettatore casuale”. Per esempio gli appassionati di musica, perché no? Fu così che iniziò la collaborazione con la nascente MTV.
Un giorno, su un aereo, si erano incontrati per caso il manager di wrestling Lou Albano e la cantante Cyndi Lauper. Durante il volo, i due avevano fatto amicizia e la cantante aveva proposto ad Albano di interpretare la parte del padre nel video della sua canzone “Girls Just Want to Have Fun”. Quel vecchio volpone di McMahon non si era lasciato sfuggire l’occasione e aveva rilanciato proponendo alla Lauper ed al suo manager David Wolff di comparire nei programmi televisivi della WWF, creando una storyline in cui Albano le aveva rivolto degli insulti sessisti e la cantante aveva risposto proponendo di risolvere la questione sul ring, entrambi rappresentati da una lottatrice a loro scelta.
Furono questi gli eventi che portarono al primo speciale dal vivo della WWF su MTV, The Brawl to End It All, cioè un incontro per il titolo femminile fra la campionessa The Fabulous Moolah, guidata da Albano, e la sfidante Wendi Richter, accompagnata da Cyndi Lauper. Inutile dire che la Richter vinse il match e si laureò nuova campionessa mondiale nel tripudio generale. E gli ascolti di MTV toccarono vette inimmaginabilI. Ma non era finita qui.
Il fenomeno della Rock ‘n’ Wrestling Connection e la collaborazione fra un canale musicale e la più importante federazione di wrestling non piacevano affatto a Roddy Piper e il perfido lottatore decise di renderlo evidente attaccando la Lauper e lo stesso Albano (che nel frattempo si erano riconciliati). A salvare la situazione fu, come sempre, Hogan. L’incidente portò a The Brawl to Settle The Score, un altro match trasmesso da MTV il 18 febbraio del 1985 live dal Madison Square Garden di New York: Hulk Hogan contro Roddy per il titolo del mondo. Lo scontro, dominato dall’Hulkster, si concluse per squalifica a causa dell’interferenza degli alleati di Piper, Paul Orndorff e “Cowboy” Bob Orton. Ne venne fuori una rissa che coinvolse persino la Lauper e l’attore Mr. T, amico di Hogan e, per questo, seduto a bordo ring fra il pubblico.
Gli strascichi del parapiglia scaturito alla fine del match fra Hogan e Piper portarono all’organizzazione di un incontro di coppia in occasione della prima edizione di Wrestlemania, il mese dopo. Hogan e Mr. T affrontarono Piper e Orndorff, con la mina vagante Orton al loro angolo. Nonostante i tentativi di scorrettezze, però, i beniamini del pubblico alla fine ebbero la meglio.
Nell’inaugurale “Grandest Stage of Them All” – come sarebbe stato denominato nel corso degli anni seguenti -, oltre ad alcuni fra i più importanti wrestler dell’epoca, sfilarono anche grandi stelle dello sport e dello spettacolo come, fra gli altri, Muhammad Ali. E il pay-per-view fu visto da più di un milione di spettatori.
Vincent K. McMahon aveva rilevato l’azienda del padre, da promotion regionale l’aveva trasformata in una realtà nazionale e si era giocato tutto investendo su WrestleMania. All in: raddoppiare la posta o perdere tutto. Sappiamo già come sarebbe andata a finire.
(continua…)