La conclusione della nuova trilogia di Star Wars coincide con la fine della saga degli Skywalker: ecco la recensione dell’attesissimo Episodio IX
Per come la vedo io, questo era nettamente il film più difficile da realizzare degli ultimi anni.
Non è solo l’ultimo capitolo di una saga entrata nel cuore e nell’immaginario di milioni di persone, ma è anche – e soprattutto – il film che dovrà ricostruire un rapporto di fiducia (e se vogliamo, complicità) con tantissimi fan delusi dal trattamento Disney di questa trilogia.
Gli studios che hanno rilevato la Lucasfilm hanno dimostrato di capire e persino amare il mondo di Guerre Stellari, basti pensare al bellissimo Rogue One, al sorprendente Solo, alla nuova serie TV The Mandalorian. Sanno di cosa stanno parlando e del tesoro che hanno tra le mani.
Eppure la trilogia principale, quella che doveva portare avanti la storia iniziata da Geroge Lucas nel lontanto 1977, non ha mai convinto in pieno. Non ha mai conquistato, mai appassionato. Nonostante i buoni spunti de Il Risveglio della Forza (un ibrido tra un remake e un sequel), Gli Ultimi Jedi – che voleva essere dichiaratamente rivoluzionario – ha creato solo tanta confusione, restituendoci personaggi che stentavamo a riconoscere (Luke su tutti) e facendoci vivere la storia da talmente tanti punti di vista, che nella mente avevamo solo più confusione di prima.
Insomma, non una situazione ideale per J.J. Abrams, artefice del primo film di questa nuova trilogia e richiamato quasi a sorpresa per concluderla. Il compito principale, ed è evidente sin dai primi minuti, era quello di far dimenticare subito il tanto discusso Episodio VIII. Il regista, pur tenendo doverosamente in considerazione quanto fatto dal suo predecessore, riesce a far evolvere nella maniera migliore possibile alcune situazioni, portandole però immediatamente dove vuole lui. Forse nella parte iniziale in maniera frettolosa, ma come detto prima, non ha affatto un compito semplice: mettere delle toppe alle (troppe) falle create dal film precedente, proseguire e concludere in modo sensato la trilogia e la saga.
Un’impresa titanica.
Eppure, in qualche modo ce l’ha fatta. Star Wars: L’Ascesa di Skywalker è il finale perfetto per una saga imperfetta: Abrams prende il controllo di una macchina che forse ora considera davvero sua e in cui riesce finalmente a dare la sua impronta, fondendola con i capisaldi che hanno fatto innamorare milioni di persone a questa saga. Lui lo sa, è uno di noi. Certo, c’è del fan service puro in alcuni punti chiave, ma arrivati a questo punto era inevitabile: bisognava parlare al cuore dei fan e questo era uno dei modi per farlo.
Non certo l’unico, ovviamente. Ma è certamente apprezzabile.
Il film inizia trasportandoci subito al centro dell’azione. Ritroviamo la misteriosa Rey, finalmente protagonista a tutto tondo, intenta ad allenarsi per diventare una Jedi. La Forza scorre potente in lei, ma deve trovare il modo di gestirla, dosarla. In questo sarà fondamentale l’aiuto di Leia, la nostra indimenticabile Principessa, che diventerà la guida di cui ha disperatamente bisogno questa ragazza.
Ovviamente ci sono anche Finn e Poe: probabilmente Abrams è proprio su questi due personaggi che ha lavorato di più, facendoli finalmente emergere dall’anonimato. Si dividono il ruolo che era di Han Solo e raggiungono una buona maturazione. Peccato che non siano stati approfonditi negli altri due film, ma ora hanno la loro possibilità di riscatto.
Un film di Star Wars che si rispetti non può inoltre prescindere da R2D2 e C-3PO, ingiustamente accantonati fino a questo momento. Soprattutto al droide protocollare è affidata quella che potremmo chiamare linea comica, che è sicuramente ben dosata e non eccede mai nei momenti basilari del film. Anzi, ci riporta alle atmosfere della prima trilogia, strizzando più volte l’occhio ai fan di vecchia data (che in fin dei conti non meritano di essere messi totalmente da parte e questo finalmente è stato capito).
L’Ascesa di Skywalker ha un sapore nostalgico anche grazie a una qualità meno patinata e più vintage della pellicola: i colori sono meno accesi, più opachi. Serviva un’inversione a U per riportare Guerre Stellari dai suoi fan, per riprenderli, per farli sentire nuovamente a casa ed è stata fatta. Abrams spiega tutti i misteri della saga, rimette le cose al suo posto, esalta particolari e nasconde abilmente altro.
Le inquadrature sono bellissime e le scene di combattimento tra le astronavi decisamente epiche. Così come i colpi di scena, alcuni un po’ telefonati, altri spiazzanti. Riportare in scena Lando Calrissian e soprattutto l’Imperatore Palpatine non è solo fan service: dovendo chiudere la saga, era giusto che anche loro avessero modo di salutare il pubblico e lo fanno in un modo coerente con i loro personaggi. C’è anche il tempo per inserire nuovi volti, che chissà a questo punto se verranno mai ripresi in altre storie.
Questa trilogia partiva con alcune debolezze piuttosto evidenti: Rey, avvolta nel mistero, non è mai riuscita a entrare veramente nel cuore dei fan. Forse lo farà dopo questo film, ma le mancava il carisma e profondità necessaria. Vedete, Guerre Stellari non parla solo di spade laser. Non è mai stato un film di guerra (nonostante venga indicata nel titolo), né tantomeno di fantascienza. George Lucas ha sempre acceso i riflettori sul conflitto interiore dei protagonisti: Anakin ha camminato in bilico tra il bene e il male, facendosi poi sedurre da quest’ultimo (e nel farlo, perdendo tutto). Lo stesso Luke ha avuto dei tentennamenti: il lato oscuro non perdona e ha provato a conquistare anche lui, stavolta però fallendo. Rey era (fino a questo momento) “solo” avvolta nel mistero, mentre è stata interessante l’evoluzione di Kylo Ren: un ragazzo ossessionato dalla grandezza di suo nonno, Darth Vader, desideroso di essere il leader supremo nonostante sappia benissimo che non è certo quella la via giusta. Un personaggio folle, fuori dagli schemi, fuori controllo. Una crescita ottima, che lo porterà ad avvicinarsi come non mai al suo punto di riferimento.
Insomma, sì, questo è Star Wars a tutti gli effetti. Funziona, ti prende, a un certo punto sei lì, sul Millennium Falcon.
Il miglior modo possibile per concludere una trilogia claudicante, ma anche un tributo doveroso a una delle più importanti saghe cinematografiche di sempre. Alla fine potrebbe scapparvi una lacrimuccia, noi vi avvisiamo.
Qualora dovesse succedere, non preoccupatevi: state solo salutando dei vecchi amici.
Che ora, finalmente, sono liberi di vivere per sempre nella leggenda.
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