Un’opera sorprendente, che ha conquistato il Premio Coco come Miglior Serie Italiana del 2020 e che lancia Sergio Bonelli Editore in una nuova dimensione crossmediale tutta da scoprire
Mentre lentamente il mondo del fumetto si sta riprendendo dal lockdown, vale la pena recuperare Il Confine, thriller di Sergio Bonelli Editore che ha l’ambizione di travalicare i limiti del fumetto per diventare progetto crossmediale. In attesa di scoprire il mistero dello scuolabus scomparso, vediamo a che punto è arrivata l’indagine di Laura Denti e Antoine Jacob.
Sul confine tra Italia e Francia, tra le comunità montane delle Alpi, scompare un autobus con un gruppo di studenti in gita scolastica. I due consulenti incaricati di indagare su questo evento all’apparenza inspiegabile, sono due investigatori agli antipodi: Laura Denti, la migliore risorsa dell’Interpol quando si tratta di persone scomparse, italiana dai modi spicci che sembra tormentata dal proprio passato; Antoine Jacob, esperto francese della montagna, colto, schivo e tanto appassionato alla sua ricerca sui misteri dei luoghi dell’incidente da sembrare privo di empatia verso la possibile tragedia. All’inizio delle indagini tutti pensano che la sparizione del pulmino sia stata provocata da una valanga, ma una tragedia all’interno del Paese porta al ritrovamento del relitto distrutto al fondo di una scarpata. A complicare le cose non ci sono cadaveri, sull’autobus è stato vergato uno strano simbolo e l’autista viene salvato mentre vagava nudo per la foresta in preda di allucinazioni. Mentre la stampa a caccia di scoop aizza contro gli investigatori l’opinione pubblica e le famiglie degli scomparsi, l’interrogatorio dell’unico testimone, l’autista, sembra un vicolo cieco: l’uomo riesce a mettere insieme solo frasi sconnesse e scarabocchi sul muro apparentemente senza senso. Ma Antoine coglie uno schema: crede che i disegni siano una mappa per un misterioso anfratto nelle montagne e si precipita lì con la polizia, trovando uno spettacolo raccapricciante che promette di dare una svolta alle indagini. Ma cosa c’entra in tutto questo la fine della prima guerra mondiale e il piano di Enrico, un militare che assieme alla sua compagnia ha trovato rifugio nel paesino di montagna, conquistando il cuore della bellissima Maria con promesse di una vita migliore? E chi è davvero Aurelio, che cento anni fa era rimasto misteriosamente storpio e per questo era costretto a vivere fra i Marchiati- quelli che come lui avevano subito le forze misteriose della montagna, portandone i segni- e oggi, dopo aver accumulato una certa ricchezza, segue con apprensione l’evoluzione dell’indagine?
Si basa sui solidi meccanismi del thriller la serie Il Confine, pubblicata da fine novembre 2019 solo per il circuito di librerie e fumetterie da Sergio Bonelli Editore e arrivata al suo terzo capitolo – La Neve Rossa, Sotto l’arco spezzato e Gli eroi non piangono sono i titoli dei tre volumi di cui per ora si compone l’opera – che ha l’ambizione di diventare addirittura il primo progetto crossmediale della casa editrice, del quale farà parte non solo il fumetto, ma anche una serie live action coprodotta con Lucky Red, romanzi, giochi di ruolo e forse anche altro. L’idea è quella di travalicare i confini di Audace, l’etichetta editoriale della casa editrice milanese sotto cui è uscito Il Confine, che ha l’obiettivo di esplorare nuovi territori narrativi uscendo dai canoni del fumetto popolare da edicola – il regno indiscusso dell’editore di Tex, Dylan Dog, Martyn Mystere – per entrare in quello del fumetto d’autore, della serialità narrativa e della contaminazione con altri media, intercettando un nuovo pubblico e nuovi mercati.
A dare vita ad un progetto così ambizioso viene chiamato un team di autori eterogeneo, capace per questo di creare un’idea di base adattabile in modo resiliente sia alle peculiarità del fumetto d’autore, sia a quelle di altri media. Ai testi troviamo Mauro Uzzeo e Giovanni Masi che, essendosi ispirati dichiaratamente a serie televisive di successo quali Twin Peaks e Lost per ideare la trama, dimostrano di avere le idee ben chiare già a partire dal titolo: Il Confine è stato il primo punto fermo della loro collaborazione e probabilmente scopriremo che sarà la chiave di lettura di tutta la vicenda; per ora si può dire che evoca diverse suggestioni dell’ordito come il bene e il male, l’età adulta e l’adolescenza, la sanità e la pazzia, il sogno e l’incubo, ma anche il rapporto tra le polizie di Italia e Francia e la sorte di alcuni migranti che si intravedono all’inizio del racconto. Inoltre, l’ambientazione montana promette di essere la cornice ideale per l’elemento esoterico, fino ad ora rimasto sullo sfondo ma che sembra avere un ruolo fondamentale nel proseguimento della storia.
Lo stile narrativo è già pensato per i successivi adattamenti: il realismo la fa da padrone, i contenuti sono adulti e contemporanei (con tanto di dialoghi realistici, scene di sesso e sangue in bella vista) il ritmo e basato sui classici cliffangher di fine capitolo, e gli sceneggiatori si divertono a centellinare gli elementi del loro puzzle, cambiando repentinamente registro e svelando altri aspetti del mistero quando sembrava che la soluzione fosse a portata di mano, facendo assumere alla loro storia un carattere corale.
Bisogna inoltre ricordare – sembra addirittura superfluo farlo – che, al contrario di gran parte della produzione Bonelli da edicola, l’ambizione de Il Confine è quella di creare un prodotto seriale che abbia una sua coerenza di fondo, tanto che all’inizio e alla fine di ogni capitolo è presente il riassunto della puntata precedente e l’anticipazione della successiva, quasi a suggerire ed agevolare il binge watching degli episodi. In quest’ottica, si può dire che i primi tre capitoli siano una buona premessa, con l’unico difetto di essere un po’ freddi: sebbene le varie pedine siano disposte con sapienza sulla scacchiera, tutta la vicenda scorre un po’ troppo velocemente e non si ha la possibilità né di empatizzare con i personaggi, né di rimanere spaventati dell’elemento soprannaturale, peraltro solo accennato, né di provare davvero a indovinare la soluzione della vicenda. Insomma, i primi tre capitoli sono un buon pilot, per usare un’espressione crossmediale, ma per esprimere un giudizio finale bisogna attendere di capire come verranno sviluppati i vari elementi disseminati dagli autori, sperando che ogni aspetto trovi il giusto approfondimento.
Anche i disegni sono affidati ad un gruppo di artisti di primo piano: se Giuseppe Palumbo apre le danze nel primo numero con un tratto che valorizza gli stati d’animo dei personaggi e i dettagli più inquietanti della storia, Bruno Cacciari si concentra sulla disposizione alternata in verticale e orizzontale delle vignette, per raccontare al meglio le varie fasi dell’indagine di Antoine e Laura, vero fulcro del secondo episodio, mentre Carlo Ambrosini e il suo stile tradizionale rendono al meglio l’ambientazione e i costumi della prima guerra mondiale del terzo volume.
Da notare come per la prima volta si sia sperimentato un metodo di lavoro diverso da quello generalmente utilizzato nel fumetto italiano: una figura intermedia tra scrittore e disegnatore – in questo caso si tratta dell’artista Federico Rossi Endrighi – ha il compito di realizzare i layout, in una sorta di preimpostazione della tavola, che sarà poi completata dal disegnatore del volume. Si tratta di una soluzione che aiuta a donare omogeneità all’opera, favorita senza dubbio anche dalla colorazione di Adele Matera sotto la supervisione di Emiliano Mammuccari, che predilige i toni del rosso.
A completare la task force del comparto grafico, troviamo LRZN, al secolo Lorenzo Ceccotti, che realizza le splendide copertine, riuscendo a cogliere magistralmente i tormenti del protagonista di ogni racconto, e anche il simbolo che appare sul pulmino, pensato per essere il logo della serie e il trait d’union di tutti i medium sui quali verrà sviluppata la storia.
Il Confine è quindi l’ultima frontiera – si perdoni il gioco di parole – della sperimentazione Bonelliana e, nonostante qualche difetto e la naturale indignazione che può suscitare nei lettori più tradizionali, da sempre più restii ad accettare i cambiamenti di stile della casa editrice, è una scommessa che alla lettura dei primi tre numeri può dirsi vinta. Si auspica che l’editore continui su questa strada, sia mantenendo l’alto standard qualitativo per il seguito dell’avventura di Laura Denti, sia continuando sulla strada della sperimentazione, della contaminazione dei generi, dell’esplorazione di nuovi orizzonti. La spinta creativa che sta caratterizzando il nuovo corso di Sergio Bonelli Editore, non può che portare alla creazione di nuovi miti, di nuove storie che alimenteranno la nostra passione per il fumetto negli anni a venire.
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