Al Ewing sta scrivendo pagine che resteranno nella storia del personaggio: in questo speciale vi racconteremo come Hulk sia passato dall’essere Incredibile a Immortale, diventando una delle migliori serie attualmente in circolazione
Sarà per Lou Ferrigno e la sua interpretazione camp, sarà per l’idea concettuale alla base di Stan Lee e Jack Kirby che unirono Jekyll, Hyde e Frankenstein in un unico freak tragicamente mostruoso, sarà per la forza iconica della sua immagine: fatto sta che Hulk è uno dei personaggi più famosi della Marvel ma non solo, probabilmente una delle invenzioni letterarie più conosciute in maniera transgenerazionale.
A dispetto del fatto che il personaggio, almeno nei primi anni di vita editoriale, era l’ultimo della classe.
HULK SMASH!
Perché all’inizio della sua carriera (in storie che sono attualmente ristampate nella collana da edicola della Gazzetta di grande successo, SUPEREROI CLASSIC), la testata HULK arrivata nel 1962 era di certo, nei suoi sviluppi, una delle meno coinvolgenti del parco testate Marvel.
Il confronto con CAPITAN AMERICA, SPIDER-MAN e gli AVENGERS è sicuramente impari: da una parte intrecci sentimentali, avventure mozzafiato, plot avvincenti e personaggi rivoluzionari, dall’altra un mostro verde che più si arrabbiava più spaccava tutto, in un vicolo cieco narrativo chiuso in una coazione a ripetere che per almeno due decadi ha sfornato storie mediamente mediocri.
Ma come tutti i brutti anatroccoli, sbocciare tardi spesso vuol dire diventare i migliori: quando infatti sulla testata arriva Peter David – con il numero 331 dell’inizio 1987 e fino al numero 467, lo storico “Spiagge piatte e solitarie”, ovvero per ben undici anni continuativi una delle gestioni su un unico personaggio più lunghe in assoluto, insieme ai FANTASTICI QUATTRO di Lee e Kirby e gli X-MEN di Claremont-, L’INCREDIBILE HULK diventa ben presto una hit assoluta, e ancora oggi viene ricordata come una delle saghe Marvel più belle in assoluto.
Perché David innova, e non poco, il modo di raccontare: ha rivoluzionato il personaggio mostrando un nuovo modo di narrare, con un taglio profondo e psicoanalitico, intensissimo, che racconta cos’è ma soprattutto perché è Hulk, e che soprattutto rende i personaggi persone reali e tridimensionali, in un tourbillon di avventure che guardano da vicino alla struttura della soap opera con uno sviluppo delle storie che si prende tutto il tempo necessario per avvicinarsi al cuore e alla mente del lettore, tra matrimoni, ritorni dalla morte, alieni, sedute di psicoanalisi, e quant’altro.
Il buon Pad insomma mostrò che non ci sono brutti personaggi, ma solo pessimi scrittori: dopo di lui, infatti, le strade per il pelleverde (ora grigio, ora rosso…) si aprirono per farlo diventare uno dei character Marvel più poliedrici e propensi ad essere usati per raccontare (belle) storie, diventando ora romantico, ora minaccioso, ora terrificante: da Bruce Jones, autore di un ciclo splendido che rielaborò la suggestione della serie TV di sopra, con Bruce Banner protagonista fuggitivo, fino a Paul Jenkins che approfondì solamente il lato psicologico, fino ad un ispirato Gerry Duggan – tra parentesi, uno degli autori più sottovalutati in casa editrice, capace di scrivere bene quasi dovunque – con il suo Doc Green (che, ultim’ora, pare sarà lo sviluppo su grande schermo proprio di Banner/Hulk) e ad un esplosivo Greg Pak, muscolare e poco riuscito, molto basico ma incredibilmente azzeccato per l’iconografia più classica del personaggio.
Culminando oggi con l’insospettabile capolavoro di Al Ewing.
L’ULTIMO DEGLI IMMORTALI
Le fasi editoriali della Marvel di fine anni Dieci sono state convulse, pur se non prive di spunti affascinanti e ottime storie: rilanci con continui numeri 1 e (false) ripartenze, team creativi veloci come un fulmine, grandi eventi che superavano il significato di crossover e che portavano avanti le linee narrative dei vari serial principali come un unico, grande affresco.
In tutto questo, Hulk è passato dall’essere Rosso a sdoppiare il suo ruolo nientepopodimeno che con la sua nemesi storica, il generale Thunderbolts Ross, fino a creare una vera e propria “family” di creature Gamma, insieme a Rick Jones e Betty Ross.
In senso strettamente editoriale. L’INCREDIBILE HULK chiuse anche per un po’ per diventare IL FICHISSIMO HULK, tentando anche un turnover tra Bruce Banner (apparentemente, e ovviamente momentaneamente, morto per mano dell’amico Occhio di Falco durante il crossover CIVIL WAR II) e Amadeus Cho, pronto a trasformarsi in un superessere verde belloccio e superintelligente.
Versione che, a posteriori per fortuna, non ha trovato i favori del pubblico, preparando il terreno per l’ennesimo rilancio, rilancio su cui forse in pochissimi avrebbero scommesso: il nome di testata diventava L’IMMORTALE HULK, e le sorti creative affidate a Joe Bennet per la parte grafica, ed Al Ewing per i testi.
DEVIL (& THE) HULK
Ewing aveva dato già ottima prova di sé su ULTIMATES e MIGHTY AVENGERS: ma il lavoro fatto sul gigante di giada è davvero notevole.
Lo scrittore ha avuto l’intuizione e l’intelligenza di affrontare un personaggio così scomodo, difficile da trattare per quanto pericolosa sia la possibilità di sbagliarne il focus, senza negare niente del suo passato ma anzi amalgamandolo con una visione modernissima e oscura, un pieno reboot postmoderno insomma: ultrapop ma sottile, mainstream eppure dalla spiccata sensibilità, sofisticato e affascinante e a tratti realmente pauroso.
È l’Hulk distruttore di mondi, un mostro vecchio e nuovo che riprende il Devil Hulk creato da Jenkins e lo rende ancora più disturbato, disturbante e vischioso, non più mostro che alla fine suscita tenerezza ma vero e proprio monstrum, rivelazione maligna e cattiva che porta sciagura su ogni città o persona sulla quale si abbatte con furia diabolica. E non solo.
THE IMMORTAL HULK è una serie che miscela, come abbiamo detto, alto e basso, con una storia dai molteplici livelli e una struttura generale impervia e complessissima, che gioca con il lettore come il gatto con il topo, seminando indizi non solo testuali ma anche grafici, in un labirinto di segni e segnali che diventano intreccio narrativo fatto e compiuto.
Ewing è poi imbattibile nel suo mantenere, per così dire, un piede in due staffe: da una parte la storia alla portata di tutti, quella che soddisfa il lettore occasionale e permette di arrivare al pubblico più ampio possibile; dall’altra la storia nascosta, che si svolge lungo sentieri e percorsi poco battuti e non previsti, che spiazzano sul finale quando ormai si è completamente invischiati nell’intreccio.
Una narrazione compatta e coerente, dove tutto è connesso e organizzato in una struttura apparentemente caotica ma alla fine ordinata: un po’ ricalcando l’esistenza umana, dove si cerca quell’ordine significativo che si cerca nella vita quotidiana, facendo quindi sì che la realtà diventi chiave di lettura, e insieme il contrario.
Questo “significante” del lavoro di Ewing si rispecchia fedelmente anche nell’impostazione grafica di Bennet: il primo livello di lettura è quello del layout, la gabbia della pagina del fumetto che spesso e volentieri, in IMMORTAL, è tripartita perché segue tre trame parallele contemporaneamente. Le connessioni e i sottotesti diventano allora un tessuto vero e proprio fatto di richiami espliciti che rendono la lettura estremamente impegnativa ma anche, alla fine, particolarmente soddisfacente.
L’estrema e perfetta sintesi tra testo e disegno esonda anche nell’atmosfera di angoscia incombente, nei dialoghi asciutti e stratificati, nei rimandi e nelle suggestioni letterarie che via via si fanno sempre più presenti, con il tratto morbido ed elegante di Bennet che riempie i corpi per plasmarli in statue di morbosa carnalità: IMMORTAL HULK è una serie che ricrea un personaggio e il suo mondo nel migliore dei modi, ovvero con un trait d’union delle sue tante incarnazioni narrative, all’interno delle quali l’autore scava per sviscerarne i presupposti nascosti e più latenti, recuperando spunti (ignoti forse ai loro stessi autori) da Bruce Jones e da Paul Jenkins in primis. E ancora non è finita.
“Ci sono due persone in ogni specchio: c’è quella che vedi. E c’è l’altra. Quella che non vuoi.”
Abbiamo parlato di:
L’Immortale Hulk
Pubblicato da Panini Comics sia in formato spillato mensile, che in volume cartonato (contiene i primi cinque numeri della serie regolare).
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