Dopo due anni, un film dei Marvel Studios torna finalmente al cinema e la magia sembra essere rimasta intatta: Black Widow ci racconta le origini e la storia segreta di Natasha Romanoff, il cuore degli Avengers.
Votata al Sacrificio.
Scarlett Johansson è Natasha Romanoff, Natasha Romanoff è BLACK WIDOW, Black Widow è il Cuore degli Avengers.
Lo sappiamo sin da “Age of Ultron“, sin da quando Nat è passata dalle pose (qui splendidamente prese in giro) al tocco delicato sul palmo della mano di un Gigante di Giada: apparizione dopo apparizione, l’attrice ci ha mostrato che dietro il latex si nascondeva una donna, un’assassina, che passo dopo passo, dietro un doloroso passato, era riuscita a mostrare il suo superpotere: il cuore.
È per questo che, anche senza film da solista, quando Nat cade nel vuoto in “Endgame” gli occhi ci si sono velati di lacrime.
Perché la “killer che le bambine vedono come un’eroina” era arrivata ad un punto della sua vita in cui era disposta al sacrificio estremo, in nome di ciò che conta e l’amore per la sua “Famiglia”.
E le virgolette non sono a caso: Nat non ha mai avuto una famiglia di sangue. Eppure gli Avengers sono diventati questo per lei.
Ma non erano l’unica sua “Famiglia”.
Ce n’era un’altra, nascosta nelle cicatrici del suo passato, e il film di Cate Shortland ce la fa conoscere, quel tanto per capire che anche stavolta Nat era pronta al sacrificio per loro.
Sacrificare il suo film da solista per aprire a nuovi personaggi, a nuovi tasselli di quella serie tv sul grande schermo che è l’MCU.
Sono tutti episodi, tutti pezzi di un mondo che i Marvel Studios continuano a costruire mattone su mattone, travalicando i confini di bello e brutto, adattamento, omaggio e quant’altro, in nome del solito disegno più grande, che vedremo solo a cose fatte.
E “Black Widow” fa appunto questo sacrificio.
Poteva arrivare prima, poteva essere migliore (poi migliore di cosa? Del solito senso assoluto del web?) e presentare aspetti diversi dello spionaggio made in Marvel, ma è, qui e ora, un film che funziona.
Funziona come ingranaggio, funziona perchè svolge il suo compito: far luce su alcuni punti bui tra i vari film (in particolare dopo la Civil War), introdurre nuovi personaggi che in futuro avranno ruolo di spicco, non solo sul grande schermo, aprendo di fatto le porte a ciò che domani finirà per emozionarci ancora.
E al tempo stesso, chiude la porta dietro un’eroina meravigliosa, che dopo dieci anni arriva ad avere il suo film, e lo usa per urlare un messaggio chiaro, forte e senza compromessi: le ragazze picchiano, e possono padroneggiare la stessa grammatica cinematografica (niente di nuovo oppure originale nelle scene d’azione, ma è proprio questo il punto) dei loro colleghi, assolutamente alla pari.
Arriva magari tardi, “Black Widow“.
Eppure Scarlett Johansson lo fa apparire giusto, esatto, facendoci assaporare ancora una volta tutto il bene che il suo personaggio ha dimostrato, facendosi amare come nessuna.
Quell’incipit, quei lunghi dialoghi (in un paio di scene), se saputi guardare, se saputi ascoltare, sono tra le cose più mature mai raccontate sinora dalla Marvel al cinema.
Perché ci restituiscono personaggi che hanno sofferto, che il dolore, a tratti difficile da sostenere davvero, non li ha mai spezzati, non al punto di dimenticare di lasciare aperto uno spiraglio, di lasciar avvicinare qualcuno e farlo diventare una parte importante di noi.
Nat non ha mai avuto il potere di tenere un elicottero fermo con un braccio, eppure è riuscita nell’impresa più importante, tenere unite le sue Famiglie in nome di ciò che è giusto, in nome di quell’ideale che è essere umani.
E scusate se è poco poter raccontare un personaggio con una simile forza all’interno di un carrozzone blockbuster d’intrattenimento.
Ancora una volta, una volta di più, il MCU è qui per restare, e farlo a lungo!
P.S. : No, non mi sono dimenticato di Florence Pugh, Rachel Weisz e David Harbour. Volevo solo che il corpo della recensione fosse tutto dedicato a Nat e Scarlett Johansson, perché questo è comunque il loro film.
Ma se Weisz e Harbour funzionano in modo cristallino, sopratutto la prima, è la Yelena di Florence Pugh ad imporsi per ragioni ovvie e dovute. Perché lei è il Futuro ed è una bella responsabilità con un pubblico così esigente.
E sapete cosa si dice del Potere e della Responsabilità in quel della Marvel!