I personaggi più folli, le maschere più strane, identità rubate e uomini del futuro: benvenuti in questo nuovo appuntamento con Wrestling Vintage!
Maschere, personaggi che si “sdoppiano” e addirittura lottano fra di loro, wrestler che prendono l’identità di un altro sperando che non se ne accorga nessuno. Il mondo del wrestling ci ha abituato a ogni genere di bizzarria nel corso della sua storia. Alcune trovate sono divertenti e sorprendenti, caratterizzate da quegli elementi tipici della narrazione seriale che fanno presa sul pubblico: il mistero, la comicità o i colpi di scena, per esempio. Altre, invece, stanno di diritto nella categoria del “dimenticabile”.
E noi – ça va sans dire – in questa nuova puntata di Wrestling Vintage, che torna dopo una lunga pausa estiva, ci concentreremo proprio su queste ultime, ricordando alcuni personaggi e alcune storyline davvero (in)dimenticabili.
Sin Cara “Azul” vs Sin Cara “Negro”
Nel 2011 la WWE mette sotto contratto il wrestler messicano Luis Ignacio Urive, conosciuto in patria come “Místico”, e lo lancia negli USA con il nome di “Sin Cara” (che in spagnolo vuol dire “senza faccia”), un misterioso lottatore mascherato. Qualche mese dopo il suo debutto, però, Urive viene sospeso per 30 giorni per la violazione del Wellness Program, cioè il regolamento della WWE in fatto di sostanze proibite.
A quel punto, per non tenere il nuovo personaggio lontano dagli schermi per troppo tempo, la federazione di McMahon decide di dare la maschera a un altro wrestler latino, Jorge Arriaga, che, fra l’altro, in Messico aveva usato, anche lui, il soprannome di “Místico” per un periodo. E quindi, ad agosto, a SmackDown riappare Sin Cara, stranamente un po’ più muscoloso di prima. Col tempo, inoltre, il Sin Cara di Arriaga passa al lato oscuro e si schiera dalla parte dei “cattivi”. Verso la fine dell’estate, però, il colpo di scena: Urive torna a vestire i panni del personaggio e si imbatte in… se stesso. Cioè in Arriaga che adesso indossa la sua maschera e vuole rubargli l’identità di “Sin Cara”, esattamente come Urive ha fatto con lui per “Místico”. Insomma, un casino che metà basta!
L’unico modo per differenziare i due è il costume, di colore scuro – e quale se no? – per il “cattivo”, blu per il buono. La rivalità fra Sin Cara “Negro” (nero in spagnolo) e Sin Cara “Azul” (blu) culmina in un Mask vs. Mask match nell’edizione di Smackdown del 16 ottobre 2011 tenutasi a Città del Messico, palcoscenico perfetto per i due eroi locali. A soccombere, subendo di conseguenza l’umiliazione di essere smascherato, è il Sin Cara nero che, chiusa la parentesi da impostore, continua a combattere prendendo il nome di Hunico.
Nel 2013, comunque, dopo il licenziamento di Urive da parte della WWE, Hunico tornerà a interpretare il personaggio di Sin Cara indossando nuovamente la maschera. Come dire: abbiamo scherzato.
Max Moon, il wrestler venuto dal futuro
La saga di Maximillian Moon è una da (non) raccontare ai posteri. All’inizio degli anni Novanta, sui ring dell’allora World Wrestling Fedaration compare questo strano personaggio dalla maschera colorata, con i dreadlock e un jet-pack da cui esce fumo, mezzo usato da tutti per andare al parco o a fare la spesa nel futuro da cui afferma di provenire.
E fin qui tutto bene.
Si fa per dire, ovviamente.
Sotto le spoglie di Max Moon c’è inizialmente Konnan, leggenda messicana della lotta libera. Per un disaccordo con la dirigenza, però, il buon Konnan viene licenziato. E così, direte voi, finisce la storia di Max, giusto? Niente affatto. Una pessima idea, soprattutto in quegli anni, veniva portata avanti anche contro ogni buon senso. E quindi McMahon trova un altro povero disgraziato disposto a portare la croce, o meglio a mettere il ridicolo costume dell’uomo venuto dal futuro: l’ex lottatore di coppia Paul Diamond.
A sorpresa, però, la sua interpretazione rende il personaggio incredibilmente popolare. Con la maschera e lo zaino-razzo, Diamond ottiene talmente tanto successo che, in breve tempo, arriva a lottare per il titolo assoluto e a vincere persino la cintura, mantenendola per un decennio salda alla propria vita (appena sotto lo zainetto).
No vabbè, l’ultima parte me la sono inventata per provare a rendere la storia di Max Moon leggermente più interessante. Ma non ci sono riuscito, lo so.