J-POP Manga pubblica Cannibale di Yu Aku e Kazuo Kamimura. Nel mondo dello spettacolo divora o vieni divorato. Cannibale è la storia di Namiki Kito, della sua ingordigia, di quello che ha visto e di ciò che ha fatto. Queste sono le nostre impressioni a caldo
In una storia che scorre velenosa intossicando i suoi stessi protagonisti, due eccellenze del secolo scorso hanno dato prova di stima reciproca e bravura.
Nel 1971, il Maestro Kazuo Kamimura e Yu Aku, paroliere di grande fama, realizzarono insieme la storia di una ragazza di provincia disposta a tutto pur di calcare il palcoscenico. Un racconto senza orpelli dove l’ambiziosa Namiki Kito nasce come una carnefice, e come tale muore. Non c’è redenzione, richiesta d’aiuto o desiderio di espiazione. Namiki Kito è una cannibale.
Il volume unico proposto da J-POP Manga arricchisce il catalogo delle pubblicazioni dedicato al Maestro Kazuo Kamimura (Lady Snowblood, L’età della convivenza, Una gru infreddolita- storia di una geisha), Artista dal tratto unico che ha saputo cogliere le sfumature dell’animo femminile. La potenza espressiva dei volti, dei corpi femminili, sprigiona e riempie le pagine di un prisma emotivo, quello che il cuore di una donna riesce incredibilmente a contenere.
Anni Settanta. Namiki Kito è una ragazzina nata e cresciuta nella grigia periferia, lontana dalle luci della città. Finora si è nutrita con riviste patinate e immagini emanate dalla luce sbiadita di un televisore. Le donne che vede sono bellissime, famose, ricche e indipendenti. Cantano, recitano, calcano sicure le passerelle.
Con una determinazione glaciale, lasciando dietro di sé distruzione e disperazione, Namiki riesce finalmente a raggiungere la Tokyo. Il suo obiettivo è uno solo: vincere il Golden Sixteen, diventare la diva più ambita e desiderata del Paese. Per raggiungere lo scopo Namiki abbandonerà ogni scrupolo di coscienza affiancandosi al Maestro Yano, manager, talent scout, arrivista bastardo.
Yu Aku con la sua scrittura quasi musicale racconta una storia per rappresentarne migliaia. L’arrivismo, l’invidia nascosta in falsi sorrisi scambiati dietro le quinte di un teatro, di un set, diventano i propulsori per raccontare un mondo che non si piega a nessuno. Yu Aku era un osservatore e un profondo conoscitore dell’ambiente avendo lavorato a lungo per la televisione. Avrà incrociato chissà quante Namiki speranzose di sfondare.
Tuttavia l’ambiente lo fanno anche e soprattutto le persone che lo vivono. Gli Autori scelgono di raccontare il lato oscuro, quello che tutti conoscono ma che omertosamente nascondono.
Cannibale è ovviamente un piacere estremo per gli occhi. La protagonista è un’esplosione di sensualità votata al servizio di un obiettivo preciso. Le rivali non sono da meno. Belle e pericolose, perché il cannibalismo si spande e infesta tutto; Namiki non è che una tra tante dopotutto.
È bello ritrovare anche quell’effluvio di emancipazione, di libertà individuale che è uno dei tratti distintivi del Maestro Kamimura quando le sue donne dominano la scena, quando vivono.
C’è chi vuole diventare una donna graziosa.
C’è chi non ne vuole sapere.
Io oramai ho abbandonato ogni graziosità.
Questo è vivere, per me.
Cannibale è un volume irrinunciabile.