Arriva (colpevolmente) in ritardo la recensione di Diabolik, il nuovo film dei Manetti Bros. con Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastrandrea, trasposizione del fumetto sul ladro dagli occhi di ghiaccio creato dalle sorelle Giussani
Prima di iniziare la recensione è giusto dire che non sono un appassionato di Diabolik. Avrò letto si e no due numeri del fumetto creato oramai nel 1962 dalle sorelle Angela e Luciana Giussani e non sono mai stato attirato dal protagonista che non è sicuramente un eroe, tantomeno un antieroe; Diabolik è quello che si può definire oggi un villain a tutti gli effetti, ispirato ad un altro cattivo e ladro dei romanzi francesi, Fantômas. Ruba per i propri interessi personali, uccide senza scrupoli chi gli mette i bastoni tra le ruote o lo mette alle strette. Insomma non ho mai ‘empatizzato‘ con il personaggio.
E allora…perché sono andato a vedere Diabolik? Sarà stato lo sguardo torvo che ha sovrastato la Mole Antonelliana di Torino (città di chi sta scrivendo) per giorni annunciando la mostra ufficiale del Re del Terrore presso il Museo del Cinema partita in concomitanza con l’uscita nelle sale della pellicola, sarà stata la curiosità per un film che doveva uscire prima della pandemia e che è stato posticipato a più riprese, o semplicemente sarà stata una scusa per vedere in tutta la sua bellezza una splendida Miriam Leone interpretare un personaggio accattivante e sensuale come Eva Kant. Sia quel che sia, un po’ scettico sono andato il primo giorno del 2022 a vedere il film dei Manetti Bros….e non me ne sono affatto pentito.
Chi conosce i fratelli Antonio e Marco Manetti (in arte i Manetti Bros.) sa che i due sceneggiatori e registi hanno fatto cose buone (L’ispettore Coliandro) e cose molto, ma molto meno buone (Zora la Vampira) ma sempre con uno stile di regia e inquadrature tra il pop trash e il pulp (anche un po’ caciarone), che li contraddistingue. Solitamente o piacciono o non piacciono.
In questo film i Manetti cercano in tutti i modi di riprodurre in maniera fedelissima l’essenza del Diabolik delle Giussani, che si discosta dal loro stile percorrendo una strada più verso il genere noir e giallo che contraddistingue da sempre l’iconico fumetto italiano, ma soprattutto trasportano lo spettatore nei mitici anni ’60 (quelli fittizi, da copertina di rivista patinata) in cui è ambientata la pellicola con dialoghi e metodi di recitazione che ricordano molto gli sceneggiati Rai di quegli anni come Nero Wolfe o Giallo Club, ma anche film di oltre oceano come Dick Tracy.
All’inizio entrare nell’ottica di una pellicola che appare un po’ out of time e la sensazione di essere dentro un fumetto di un’altra epoca non è semplice, ma una volta abituatosi allo stile e ai tempi scenici, Diabolik risulta godibile e soprattutto con una trama lineare e semplice da seguire. Bellissime alcune inquadrature e l’utilizzo delle ombre che rendono, soprattutto nella prima parte del film, il personaggio di Diabolik ancora più pauroso e tenebroso. Ma entriamo più nel dettaglio di quello che è la visione del film.
La pellicola si ispira al volume delle Giussani Diabolik #3 che vede l’introduzione del personaggio di Eva Kant, bellissima ereditiera arrivata dal Sudafrica, e il suo incontro con il temibile Diabolik, ladro professionista che terrorizza l’immaginaria città di Clerville (che non è altro che una fantastica Milano), che inizialmente cercherà di derubarla e che poi lo porterà a instaurare un rapporto indelebile con la donna. In tutto ciò ovviamente il ladro dovrà fare i conti con l’ispettore Ginko e tutta la polizia di Clerville che dà la caccia a Diabolik per l’intero film a partire dalla scena d’apertura, con un inseguimento degno dei film poliziotteschi anni ’70, fino alla termine.
Il film regge molto sull’interpretazione degli attori principali: Luca Marinelli (Diabolik), Miriam Leone (Eva Kant) e Valerio Mastrandea (Ginko). I tre sono calati in maniera quasi impeccabile nella parte; Marinelli si dimostra per l’ennesima volta un attore poliedrico interpretando un personaggio meditabondo, pragmatico, completamente opposto a Lo Zingaro di Lo chiamavano Jeeg Robot. Il suo Diabolik è esattamente come deve essere, sia quando guida la Jaguar E-Type, sia quando ruba le identità ad altri personaggi e realizza i colpi che lo rendono temibile e pericoloso. Talento puro.
Miriam Leone è semplicemente perfetta nel ruolo di Eva Kant: bellissima, sensuale, elegante proprio come il personaggio dei fumetti, prende campo gradualmente all’interno della pellicola che la vede a tutti gli effetti come co-protagonista di Diabolik. Personalità molto forte e ben rappresentata dall’attrice, Eva prevale su tutti i personaggi maschili dal suo arrivo a Clerville, trovando solo in Diabolik l’unico uomo che gli riesce a tenere testa. Posso dire che, in realtà, tutto il film ruoti intorno alle origini di Eva Kant e al percorso che la porta a essere collega e amante del Re del Terrore. Solo lei vale il prezzo del biglietto del cinema (e non solo per la bellezza, sia ben chiaro).
Valerio Mastrandrea interpreta l’Ispettore Ginko e, grazie anche al trucco scenico, fisicamente ricorda molto il poliziotto dei fumetti ossessionato dalla cattura di Diabolik. Molto ben caratterizzato dai Manetti Bros., il Ginko di Mastrandrea è forse il personaggio tra i tre più noir e pulp.
Brave anche Serena Rossi e Claudia Gerini, che partecipa a un cameo. Diversamente, di qualità nettamente inferiore il resto del cast, soprattutto nelle scene dove latitano Marinelli e la Leone. Alcuni elementi sembrano presi direttamente da una puntata di una fiction come potrebbe essere Don Matteo.
Ma il problema principale di Diabolik è rappresentato dall’estrema lentezza di alcuni passi del film; come detto, le tecniche di regia di un’altra epoca, con l’utilizzo anche di pause, rappresentazione degli eventi tipici degli anni ’50-’60, fanno apparire i 133 minuti del film molto più lunghi di quello che sono. Diabolik è un film lento, anche se fatto bene, e questo potrebbe annoiare soprattutto il pubblico più giovane abituato a un cinema molto più dinamico e che tiene attenzionato lo spettatore molto più facilmente.
Altra nota di demerito, ma non rispetto alla fattura del film, riguarda la scelta della distribuzione della pellicola; non è stata una furbata far uscire il film la stessa settimana di Spider-Man: No Way Home, soprattutto visto che si trattava di un prodotto pronto da quasi due anni. Non poteva uscire prima o dopo per evitare il ciclone NWH? Bha!
In conclusione, Diabolik è un buon film, ben diretto dai Manetti, ben interpretato almeno dagli attori principali, e che ha anche una colonna sonora fantastica con le musiche sono di Pivio e Aldo De Scalzi con due pezzi interpretati da Manuel Agnelli. Ottimo lavoro su scenografia e costumi guidato rispettivamente da Noemi Marchica e Ginevra De Carolis.
I due registi romani riescono nell’impresa assolutamente non facile di portare al cinema un personaggio di altri tempi, ma soprattutto un fumetto che è un’icona della cultura italiana e che cerca di fare a spallate con i colossi del MCU in questi giorni al botteghino. L’impegno, l’amore per Diabolik c’è e si vede e, difatti, i Manetti sono già all’opera per portare quanto prima non uno, ma bensì due sequel. Speriamo siano all’altezza di questo film.
Diabolik
Miriam Leone: Eva Kant
Valerio Mastandrea: ispettore Ginko
Alessandro Roja: Giorgio Caron
Claudia Gerini: signora Morel
Serena Rossi: Elisabeth
Roberto Citran: direttore dell'albergo
Vanessa Scalera: segretaria di Caron
Pier Giorgio Bellocchio: agente Palmer
Stefano Pesce: prosecutore
Massimo Triggiani: avvocato
Daniela Piperno: direttrice della banca
Antonino Iuorio: direttore del carcere
Davide Devenuto: Driskell, commissario di polizia di Ghenf