Film di supereroi che sono stati a tanto così dall’essere realizzati e distribuiti, ma poi caduti nel limbo. Scopriamoli insieme!
Grazie all’introduzione del cosiddetto multiverso, oggi i film di supereroi (sia Marvel che DC) hanno raggiunto un ulteriore traguardo, permettendo di dare nuovo lustro ai volti del passato (Michael Keaton, Tobey Maguire, Andrew Garfield), canonizzando di fatto persino le vecchie pellicole! Eppure esistono versioni mai prodotte, o meglio, ad un passo dalla realizzazione, e quando realizzate mai distribuite, perché il loro destino ha coinciso con una rovinosa caduta nell’oblio. Come è potuto succedere? E se in qualche parte del multiverso questi film avessero visto la luce, oggi quale tipo di percezione avrebbe questo tipo di cinema? E soprattutto come avrebbe influito sui titoli odierni? Beh, domande di cui non avremo mai le risposte, ma possiamo comunque scoprire insieme i più noti. Andiamo ad incominciare!
DAREDEVIL/BLACK WIDOW – la serie TV anni ’70
Il diavolo rosso creato dagli instancabili Stan Lee e Jack Kirby ha avuto, come sappiamo, diverse trasposizioni negli anni e le più note sono sicuramente il film del 2003 con protagonista Ben Affleck e la serie TV del 2015 con Charlie Cox. Pochi sanno che già negli anni 70 si cercò di adattare il personaggio in una serie televisiva, in coppia con Black Widow. L’idea venne ad Angela Bowie (ex-moglie del compianto Duca Bianco e madre del regista Duncan Jones), che acquistò i diritti di entrambi i personaggi, con la volontà di interpretare proprio Vedova Nera, mente l’attore Ben Carruthers avrebbe vestito i panni del cieco giustiziere Matt Murdock. Ci fu uno scambio di lettere con la Marvel, e persino una prova costumi per entrambi i personaggi, ma non si arrivò mai ad un accordo… sarà forse stato proprio a causa dei vestiti, piuttosto kitsch? In realtà le fonti citano i costi eccessivi che la produzione non fu in grado di sostenere.
In seguito Angie Bowie sostenne nel 1974 anche un provino per un film televisivo (i famosi pilota) dedicato a Wonder Woman, senza tuttavia ottenere la parte (più in basso una foto che la immortala con addosso il costume di scena). Come sappiamo, l’anno successivo, iniziò la trasmissione della serie televisiva dedicata alla strepitosa amazzone con Lynda Carter protagonista, che riscosse un notevole successo, tanto da essere spesso replicata (anche qui in Italia).
Inoltre, sebbene non tutti lo ricordino, ci tengo a citare un’apparizione televisiva del diavolo rosso nel film TV Processo all’incredibile Hulk, secondo special di una trilogia che concludeva la famosissima serie con Lou Ferrigno e Bill Bixby. Qui, lo scavezzacollo di Hell’s Kitchen era interpretato da Rex Smith e il costume, per ovvie ragioni, appariva piuttosto semplificato, privo dei caratteristici corni sul capo e della doppia D sul petto.
SILVER SURFER – il film anni ’80
Silver Surfer, l’araldo argentato del colossale Galactus, è arrivato al cinema nel secondo film dedicato ai Fantastici 4, interpretato fisicamente dal caratterista Doug Jones (Il labirinto del fauno, Hellboy), ma doppiato da Laurence Fishburne (e Massimo Corvo in italiano). Eppure il surfista d’argento ha avuto l’opportunità di essere protagonista di una pellicola tutta sua. Opportunità non concretizzatasi, ovviamente.
Ce lo svela l’editorialista Sean Howe che, in occasione dell’uscita del suo libro Marvel Comics: Una storia di eroi e supereroi (Marvel Comics: The Untold Story), aveva diffuso alcuni concept del costume (che trovate qui sotto) realizzati negli anni ottanta per un film mai prodotto.
Il progetto nacque per volere del produttore Lee Kramer (L’uomo venuto dal futuro, Xanadu), che affidò la colonna sonora nientepopodimeno che a Sir Paul McCartney. La pellicola, nelle intenzioni di Kramer, voleva ispirarsi idealmente a film come 2001 – Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, mettendo in scena immagini poetiche e psichedeliche. Cosa accadde poi? I costi di produzione risultarono eccessivi e il progetto fu abbandonato.
CAPTAIN AMERICA – Il film della Cannon datato 1986
Molto prima che Steve Rogers fosse interpretato da Chris Evans nel MCU e da Matt Salinger nella pellicola del 1990, i diritti cinematografici del Capitano appartenevano alla Cannon Group (nota per Superman IV), casa di produzione gestita da Menahem Golan e Yoram Globus. Il film, però, ebbe una gestione travagliata: Inizialmente la regia fu proposta a Michael Winner (Il giustiziere della Notte), il quale avrebbe dovuto dirigere una prima sceneggiatura scritta da James Silke. Addirittura nel 1986 fu rilasciato un promo trailer, nonostante la produzione fosse ancora in alto mare, con sequenze di repertorio montate ad hoc.
Winner fu affiancato da Stan Lee e da Lawrence Block, con i quali cominciò ad ideare la storia del film. Nel 1987, tuttavia, Winner abbandonò il progetto e al suo posto fu assunto John Stockwell. La sceneggiatura, invece, fu affidata a Stephen Tolkin.
La Cannon, a causa di difficoltà finanziarie derivanti dall’insuccesso di Superman IV e I Dominatori dell’universo, fu però costretta a vendere i diritti di Captain America alla 21st Century Film Corporation, che produsse in seguito il film diretto da Albert Pyun con Salinger protagonista.
THE FANTASTIC FOUR – 1994
Molto prima che il fantastico quartetto creato dagli irriducibili Lee & Kirby approdasse al cinema nelle pellicole di Tim Story prima e in quella di Josh Trank poi (e prossimamente con un reboot nel MCU), venne prodotto con scarsi risultati un film per la regia di Oley Sassone.
Se molti di voi non ne hanno mai sentito parlare la cosa è perfettamente normale: la pellicola venne sì realizzata, ma non fu mai distribuita! Potremmo quasi definirla una vera e propria operazione truffaldina ai danni dell’intera troupe, attori compresi. I diritti furono acquisiti dal produttore tedesco Bernd Eichinger, che faticò non poco a trovare finanziamenti, anche a causa del costo eccessivo per gli effetti speciali. Siccome i diritti stavano scadendo, si doveva assolutamente realizzare qualcosa che somigliasse, anche lontanamente, ad un film. Eichinger si rivolse così al noto Roger Corman proponendogli un budget quasi ridicolo per un film del genere (poco più di un milione di dollari). Corman accettò di supervisionare la produzione e assoldò Sassone per confezionare la pellicola. Nonostante l’impegno profuso (non togliamo meriti a chi ci ha creduto tra regia e cast), è venuto fuori un prodotto davvero svogliato, con parecchi problemi e pochi pro (uno di questi è sicuramente la realizzazione della cosa estremamente fedele alla controparte cartacea). Persino l’utilizzo della CGi era al di sotto delle aspettative, quando due anni prima era approdato nei cinema Terminator 2, pellicola ovviamente di ben altro spessore. La distribuzione del film venne ben presto cancellata, con grande sorpresa della troupe, e nonostante gli attori fossero stati anche coinvolti in un tour promozionale con tanto di interviste. Sassone asserirà in seguito che il produttore, Eichinger, si aspettava un prodotto ancora più scadente, tanto da avanzare l’ipotesi che avesse fatto cominciare le riprese solo per continuare a detenere i diritti dei personaggi (poi tornati saldamente nella mani della Marvel), così da avere una scusa per non doverlo mai distribuire. Ipotesi avallata in seguito dallo stesso Stan Lee.
Il tempo ha assurto la pellicola a vero cult, tanto che in molte videoteche statunitensi sono spuntate diverse copie pirata per il noleggio. Per chi fosse interessato, segnalo che il film è tranquillamente reperibile su YouTube, attraverso una rapida ricerca ed esclusivamente in lingua originale (non essendo mai stato distribuito). Può essere un’occasione per giudicarne la qualità con i vostri stessi occhi.
SHE – HULK – Il film anni ’90
Ora che la cuginetta del Golia verde sta per approdare su Disney+ in una serie tutta sua, interpretata da Tatiana Maslany, è bene ricordare che ci fu già un timido approccio nei primi anni ’90, nel cercare di trasporre su schermo le avventure di Jennifer Walters. Il regista Larry Cohen, noto per le sue pellicole horror (The Stuff – Il gelato che uccide, Q – Il serpente alato), fu messo a capo del progetto, mentre l’attrice Bridget Nielsen fu ingaggiata per dare volto e corpo alla scultorea eroina.
Anche in questo caso furono confezionati dei vestiti, realizzati alcuni scatti promozionali, una locandina cinematografica e persino alcune brevi riprese di prova, ma la produzione non ebbe mai semaforo verde (giusto per restare in tema col colore) e tutto fu cancellato.
Come possiamo osservare dalle foto rilasciate recentemente, la Nielsen indossa un succinto abito indubbiamente molto vicino alla sua controparte fumettistica, mentre un pesante make up tende ad enfatizzare i tratti del volto. Non è chiaro però se il colore verdastro della carnagione sia dovuto al trucco o a un sapiente utilizzo delle luci.
La curiosità su questo progetto rimane e mi chiedo cosa ci saremmo dovuti aspettare da una trasposizione del genere.
SPIDER-MAN – I film mai realizzati tra Cannon e James Cameron
I diritti cinematografici dell’arrampicamuri sono appartenuti per molto tempo alla Cannon, già citata prima nel paragrafo riguardante Captain America.
La Cannon commissionò il film al mitico Tobe Hooper (compianto regista di Non aprite quella porta), stampò persino un manifesto (che trovate in basso), e fece scrivere un paio sceneggiature piuttosto discutibili, una sorta di versione horror in cui il reporter Peter Parker, bombardato di radiazioni da uno scienziato pazzo, si trasformava in un mostruoso uomo-tarantola dall’animo nobile. Ovviamente questa visione del personaggio fece infuriare parecchio Stan Lee, che si riservò la supervisione del progetto e cestinò gli script senza remore. Hooper, dal canto suo, visto l’andazzo, abbandonò quasi subito la produzione.
A quel punto fu coinvolto il regista Joseph Zito, un tipaccio dedito ai b-movie (Rombo di tuono vi dice qualcosa?), come rimpiazzo di Hooper. Con l’entrata in scena di Zito, e un budget stanziato tra i 15 e i 20 milioni di dollari, si pensò di riscrivere la sceneggiatura al fine di avvicinarsi di più al fumetto originale: fu abbandonata l’idea dell’uomo-tarantola e fu introdotto come villain il Dottor Octopus (parte di questa fu utilizzata come base per Spider-Man 2, perché lo sappiamo, ad Hollywood non si butta mai niente). A quel punto fu avvicinato Bob Hoskins come potenziale Doc Ock, mentre furono prese in considerazione Lauren Bacall e Katharine Hepburn nel ruolo di zia May. Lo stesso Stan Lee si propose addirittura per il ruolo J. Jonah Jameson. Invece, per quanto riguarda il protagonista Peter Parker, si fece il nome di un giovanissimo Tom Cruise. Zito, però, decise di affidarsi allo stuntman e ginnasta Scott Leva, che in effetti vantava una certa somiglianza con il personaggio dei fumetti (tanto da aver “interpretato” Spider-Man nella cover fotografica del numero 262 di The Amazing Spider-Man). Furono persino realizzati degli scatti di prova, insieme ad alcune immagini promozionali che ritraevano Leva in costume nelle classiche pose plastiche del personaggio.
La produzione era così inoltrata, che la Cannon arrivò persino a realizzare il solito trailer promozionale (come già accaduto con Captain America), nonostante ancora nulla fosse pronto.
Purtroppo, l’insuccesso commerciale di Superman IV e de I Dominatori dell’Universo, costrinse la casa di produzione a ridimensionare il progetto, portando il budget a qualcosa tra i 5 e i 10 milioni di dollari. Non sapendo come gestire un film del genere senza un finanziamento adeguato, Zito decise di tirarsene fuori.
A quel punto la Cannon, pur di non perdere i diritti e buttare alle ortiche mesi di produzione, chiamò il nostro italianissimo Ruggero Deoadato! Sì, proprio lui, il regista dei cult Cannibal Holocaust e La casa sperduta nel parco quest’ultimo vantava la partecipazione dello scomparso David Hess (L’ultima casa a sinistra). Deodato, che aveva lavorato con i tizi della Cannon già altre volte (non so se qualcuno ricorda il miticissimo The Barbarians), ha svelato in un’intervista che fu contattato dalla produzione e che gli furono inviate anche alcune sceneggiature. Il regista, fan del fumetto originale, partì piuttosto entusiasta per gli Stati Uniti per parlare a quattrocchi coi produttori… solo per scoprire che la Cannon aveva cassato il progetto perché in procinto di chiudere i battenti! Erano altri tempi e le notizie non correvano così veloci come oggi. Davvero un’occasione sprecata, avremmo potuto scoprire come un regista nostrano dedito agli horror si sarebbe approcciato ad un film di supereroi pensato per il grande pubblico.
I diritti furono così rilevati dalla Carolco (che aveva all’attivo i film di Rambo e Terminator), su pressioni del regista James Cameron. E questa, è una roba che ho vissuto davvero: erano gli anni ’90 e all’epoca divenne un caso mediatico, se ne parlava in calce su ogni albo dell’arrampicamuri, rendendo pubblici alcuni dettagli della sceneggiatura e delle idee di Cameron. Si facevano i nomi di molti attori, e speculazioni su quali villain presenti, ad esempio si parlò di Jack Nicholson per il Goblin… e persino di… Van Damme? Si respirava una magia non riscontrabile oggi, devo ammetterlo. La sceneggiatura di Cameron era molto adulta e, seppur discostandosi dal fumetto, era estremamente fedele nelle intenzioni al personaggio, e gettava le basi per ciò che poi Sam Raimi avrebbe portato al cinema anni dopo, tant’è che alcune battute e alcune situazioni sono addirittura le stesse.
Lo script è di pubblico dominio, quindi facilmente reperibile. Basta fare una veloce ricerca in rete per trovarne anche di tradotte se non masticate troppo l’inglese. Erano già presenti le ragnatele organiche, c’era un villain che faceva le veci di Electro (qui una specie di magnate informatico e padre putativo di Peter), e c’era l’Uomo Sabbia (che con molta probabilità avrebbe sfruttato i medesimi effetti digitali del T-1000 da Terminator 2), e persino una scena di sesso tra Peter e Mary Jane in cima al Brooklyn Bridge. Il trattamento riscosse un certo successo presso i potenti di Hollywood, venendo anche approvato da Stan Lee. Cameron fece pure alcune prove preliminari per gli effetti speciali, e contattò un giovanissimo Leonardo Di Caprio per il ruolo di Peter Parker. Purtroppo anche la Carolco andò in bancarotta, costringendo Cameron a rinunciare al progetto (non prima di averlo proposto anche alla 20th Century Fox).
Il resto è storia, Spider-Man approdò al cinema nel 2002 per la regia di Sam Raimi, interpretato da Tobey Maguire (ironia della sorte, grande amico di Leonardo Di Caprio) il quale riutilizzò parte dello scritto di Cameron, o quantomeno le idee più convincenti. Raimi, dopo Spider-Man 3 (film per cui non ha mai provato simpatia), voleva creare un quarto capitolo degno di nota: epico, forte, un qualcosa che il pubblico non avesse mai visto. Fu scritta una bozza preliminare della sceneggiatura, dove venivano inseriti l’avvoltoio e la gatta nera: il primo interpretato da John Malkovich, e la seconda da Anne Hathaway (che paradossalmente interpreterà un ruolo simile nel terzo Batman di Nolan: Catwoman). Doveva persino esserci una tresca di Peter con la Gatta, ai danni della povera Mary Jane. Il regista, pressato ancora una volta dalla produzione, e intimorito dalle tempistiche, decise di dare forfait, portandosi dietro l’intera troupe. Quindi si arrivò al reboot di Marc Webb, The Amazing Spider-Man, dove Peter era interpretato da Andrew Garfield, cassato dopo il secondo dimenticabilissimo capitolo, per lasciare così spazio a Tom Holland. Maguire e Garfield sono poi tornati a vestire i panni dell’arrampicamuri nelle versioni alternative dello Spider-Man di Holland in No Way Home.
SUPERMAN LIVES – il grande progetto di Kevin Smith e Tim Burton
Dunque, mettiamo insieme Kevin Smith, Tim Burton, Nicolas Cage, una buona sceneggiatura e… avremo un film destinato a naufragare: signori, stiamo parlando di Superman Lives!
Dopo il fallimentare Superman IV, si decise di riavviare il franchise, e siccome la storia a fumetti intitolata “La morte di Superman“, riscosse un grandissimo successo, i produttori optarono per utilizzarla come base per la nuova sceneggiatura. Erano gli anni ’90 e Jonathan Lemkin (L‘avvocato del diavolo) fu incaricato di redigere uno script, e il progetto partì col titolo di Superman Reborn. La sceneggiatura, indirizzata più ad un pubblico giovane e alle famiglie (quindi non molto lontano dal target già prefissato dalle pellicole precedenti), fu rifiutata e Lemkin licenziato. Gli subentrò Gregory Poirier (Il mistero delle pagine perdute), il quale, incredibilmente, scrisse una sceneggiatura che convinse i produttori… eppure anche lui venne messo da parte. Fu allora che Kevin Smith si fece avanti per rimaneggiare lo script, apportando sostanziali cambiamenti, il cui titolo passò per The death of Super-man prima e Superman Lives dopo. Kevin Smith, decise di attenersi di più al fumetto, almeno nelle intenzioni dato che la sceneggiatura prevedeva un Superman che non sapeva volare e che indossava una tuta nera (apparsa comunque anche nei fumetti), anziché l’iconico costume blu e rosso. I nemici scelti sarebbero stati Braniac, Doomsday e Lex Luthor. Inoltre, Smith, dichiarò con forza che voleva Ben Affleck come Clark Kent/Superman (curiosamente quest’ultimo ha interpretato Superman in Hollywoodland o meglio ha dato volto all’attore George Reeves, che interpretò l’uomo d’acciaio nella fortuna serie TV degli anni ’50).
Furono fatti poi i nomi di Linda Fiorentino come Lois Lane, e quello di Jack Nicholson come Lex Luthor e Jason Lee nei panni di Braniac. Alla regia fu chiamato Tim Burton, che accettò volentieri ad una condizione: rettificare la sceneggiatura di Smith, ingaggiando Wesley Strick (Wolf – La belva è fuori, Il Santo).
Strick ripristinò il volo, e nel finale, fuse Luthor insieme a Brainiac, dando vita al “supermegavillain” chiamato Lexiac; Nello script, Superman sarebbe tornato dalla morte grazie al potere della “K”, una forza naturale rappresentante lo spirito dei Kryptoniani, e che gli avrebbe permesso di distruggere il male una volta per tutte, dopo aver riacquistato i suoi poteri. Per il suo film Burton ingaggiò Nicolas Cage come protagonista… una scelta che il buon Tim dovrà spiegare prima o poi.
La produzione era talmente inoltrata che si realizzarono anche i costumi di scena: il vestito di Superman era molto simile alla corazza del film Batman dello stesso Burton.
In realtà, poco più tardi, proprio Tim Burton asserì che Cage era credibilissimo come Clark Kent… ma davvero fuori posto come Superman! Comunque sia, vennero assunti scenografi, direttori della fotografia, effettisti, vennero fatte milioni di bozze preparatorie per il look di Kripton e per i villain, persino prove digitali per il volo di Cage, con un budget stimato di quasi 200 milioni di dollari. Eppure, proprio per l’eccessivo costo, tutto fu bloccato (ironicamente, oggi, 200 milioni sono quasi lo standard per film del genere). Il progetto morì. Senza se e senza ma. Tim Burton disse che il film fu un totale spreco del suo tempo. Come biasimarlo, dato che di lì a poco ci avrebbe regalato quel capolavoro di Sleepy Hollow. Come sappiamo, poi, Superman fu portato al cinema nel discutibile (ma che in realtà al sottoscritto non dispiace) film di Bryan Singer, per poi trovare nuova linfa nelle pellicole di Zack Snyder.
In seguito, da questa vicenda, il regista Jon Schnepp, ha tratto un documentario chiamato The Death of “Superman Lives”: Waht Happened? che ripercorre tutte le tappe fondamentali e i retroscena del film mai realizzato, intervistando direttamente tutte le persone coinvolte.
Beh, siamo arrivati alla fine, conoscevate tutti questi dettagli? Avreste voluto vedere qualcuno di questi prodotti? Fatecelo sapere in un commento, così da poterne discutere insieme.