Joe il Barbaro è un’epopea fantasy da carenza di zuccheri. Ecco la nostra recensione di un classico moderno di Grant Morrison e Sean Murphy da poco tornato in libreria grazie a Panini Comics
A quanti,da ragazzini, sarà capitato di voler cercare una via d’uscita dalla realtà,e magari di volersi isolare in un mondo tutto nostro (anche tramite i media a noi più cari, come film, videogiochi e appunto fumetti), perché stiamo passando un momento difficile o semplicemente non ci sentiamo a nostro agio con la realtà e la gente intorno a noi? Questo fenomeno, noto come escapismo, non è nuovo al mondo del fumetto, basti pensare per esempio al bellissimo I Kill Giants. Tuttavia qui Grant Morrison, autore scozzese che difficilmente ha bisogno di presentazioni (titoli come The Invisibles, Doom Patrol e New X-Men parlano praticamente per lui), riesce qui a darne un’ interpretazione nuova e personale, legata a una condizione non esclusivamente mentale ma anche fisica.
Joe è un adolescente orfano di padre, soldato caduto in guerra, che vive assieme alla madre preoccupata per l’imminente rischio di vedersi togliere la casa dalla banca. Introverso e solitario, Joe trova rifugio dalla sua situazione nei fumetti e nel disegno, con la sola compagnia del ratto domestico Jack. Questo finchè un pomeriggio, rimasto solo in casa, non avendo assunto la sua dose quotidiana di zuccheri ( essendo affetto da diabete di tipo 1), cade in stato di ipoglicemia e comincia ad avere allucinazioni di un mondo fantastico, popolato da nani, ratti giganti guerrieri e giocattoli viventi, in cui lui è noto come il Ragazzo morente, colui che è destinato a fermare Re Morte e riportare la luce nel regno.
Se l’alternanza tra la realtà il mondo immaginato dal protagonista può sembrare qualcosa di già visto, qui vi è però una differenza dettata dalla salute del protagonista. Joe,infatti, non crea il proprio mondo fantasy volontariamente, per estraniarsi da una realtà che non vuole accettare, venendovi invece praticamente gettato dentro dalla sua malattia, che gli causa vere e proprie allucinazioni che traggono ispirazione dalla realtà che lo circonda. Ecco quindi che il suo ratto Jack diventa il prode guerriero Chakk, che lo seguirà e proteggerà per tutto il viaggio, una compagna di classe gentile diventa la maga e inventrice ribelle Zyxy, e persino le sue action figures diventano gli abitanti del regno di giocattolandia (da segnalare tra di loro i cameo di personaggi come Batman, Lobo e Superman).
Morrison fa inoltre un buon lavoro nell’alternare e connettere le allucinazioni di Joe con ciò che quest’ultimo sta effettivamente facendo e passando nel mondo reale (riuscendo a mantenere una linearità e chiarezza che, per chi conosce l’autore, non è sempre scontata nelle sue opere). Se nelle prime ci troviamo in un’ambientazione fantasy dove l’autore non risparmia continue influenze e riferimenti ai suoi autori preferiti del genere (Tolkien e Howard su tutti, senza dimenticare qualche rimando a Lewis Carroll), nella seconda vediamo Joe che, solo in casa e pressochè impossibilitato dal suo stato di salute, deve affannarsi solo per poter trovare una bibita per regolare gli zuccheri nel sangue. Da parte sua, Sean Murphy non sfigura certo sul fronte artistico, riuscendo a immortalare bene sia l’epicità dei momenti fantasy che l’estraniamento di Joe negli attimi di lucidità.
Joe il Barbaro, in sintesi, non risulterà forse particolarmente innovativa nell’idea di base, né nella realizzazione della componente fantasy, ma rimane comunque una buona storia che non manca né di epicità ed avventura, né di una buona dose di introspezione.