saldaPress porta in Italia il primo volume di “Una giusta sete di vendetta” di Rick Remender e André Lima Araùjo. Un thriller hard-boiled che bada al sodo con poche parole e tantissima violenza.
Dov’è che l’onore supera il dovere? Quando il senso di giustizia prevalica gli interessi personali? Quando si fondono compassione ed empatia? Lo sguardo spaventato di una vittima designata cambia la routine ed una violenta successione di eventi si scatena inesorabile sul protagonista di “Una giusta sete di vendetta“.
Sporca dalle prime tavole, la serie Image Comics arriva in Italia grazie a saldaPress che la confeziona in un primo volume brossurato con alette. Una giusta sete di vendetta vede ai testi un veterano dei comics come Rick Remender (Captain America, Avengers: Rage of Ultron, Fear Agent, Deadly Class) e i disegni di André Lima Araújo che, dopo diversi albi realizzati per le major, trova continuità e consacrazione in questa serie.
Siamo a Vancouver, un uomo dalle fattezze dell’attore Benedict Wong (non a caso tra i protagonisti della serie TV Deadly Class), compra le sigarette e prende l’autobus in una giornata di pioggia. L’atmosfera e qualche suggestiva inquadratura dei volti lasciano insinuare lentamente il dubbio che qualcosa stia per scatenarsi. Il nostro protagonista è quasi sempre sudaticcio, la fronte gronda come manifestazione di un malessere interiore solo accennato e di un risentimento che sfocia contro un piccione che stramazza al suolo, nel limbo tra la vita e la morte.
Compassione, empatia o rabbia?
Il nostro uomo comune è anonimo, nonostante sia il protagonista dichiarato della storia. Non parla se non per lo stretto necessario, ha un’andatura lenta, quasi indolente e si confonde facilmente nella folla. Con la sua fronte sudaticcia, ovviamente.
Ma quello che incontriamo all’inizio di Una giusta sete di vendetta è un uomo che si ritroverà ben presto a fare i conti con se stesso, a tirare fuori gli artigli di una carattere apparentemente remissivo: le bollette costano, la salute non è delle migliori e scendere nelle profondità del dark web per cogliere un’opportunità non sembra poi così folle.
È così che la storia di Remender si tinge di giallo e nero uscendo dal bozzolo come una farfalla hard-boiled. Una giusta sete di vendetta, di fatto, prende il via dalle ultime tavole del primo capitolo nelle quali il protagonista dalla fronte sudata si trova nella proverbiale “cosa più grande di lui”. In un mondo violento e senza scrupoli, nel quale si può commissionare un omicidio prendendo per la gola chi non riesce ad andare avanti nel quotidiano. Un mondo che trasforma un comune uomo anonimo dalla fronte sudaticcia in un killer.
Eppure – la narrativa ce lo insegna – anche i killer hanno il loro onore e non si può davvero dimenticare e non vendicare lo sguardo spaventato di una vittima innocente ma designata, con un bersaglio sulla schiena per chissà quale motivo. Basta questo – e nonostante tutto – a far di un killer, un guardiano, prendere sul personale quello che prima era solo un lavoro e rivoltarsi contro tutto il sistema che, come in un corto circuito, lo aveva condotto in quella stessa situazione.
Una giusta sete di vendetta si presenta nei suoi primi cinque capitoli come una serie che bada al sodo, proponendo una trama che non si perde in preamboli, flashback o spiegazioni ma decide di seguire passo passo il protagonista. Superate le prime tavole introduttive che riescono a creare l’atmosfera grigia come la zona morale in cui dovrà muoversi il nostro uomo, le vicende esplodono nel finale del capitolo uno lasciando presagire davvero nulla di buono.
Araújo compone le tavole favorendo una narrazione da serial televisivo e, là dove mancano le parole, sono proprio le scelte del disegnatore a favorire lo sviluppo della vicenda. Le vignette si susseguono con un ritmo vertiginoso e, quando presentano la brutalità degli scontri, accelerano – se possibile – ancora di più.
Una giusta sete di vendetta si sviluppa come thriller hard-boiled e gangster dei giorni nostri che riesce – e qui sta la profondità dell’opera – a mettere il lettore di fronte ad un dubbio morale: il protagonista, apparentemente quello della porta accanto, sceglie di diventare un killer per sopravvivere. È giusto o sbagliato?
Decide di proteggere, però, un piccolo innocente rivoltandosi contro tutti gli altri killer, diventando egli stesso un bersaglio ma continuando ad uccidere per sopravvivere. Eroismo? Onore? Spirito di sopravvivenza?
Rick Remender mette in scena una storia dal ritmo sostenuto, che mostra senza veli la brutalità dell’uomo messo alle strette da un sistema in cui i ricchi spadroneggiano tra le perversioni ed i ricatti, sfruttando a loro vantaggio le difficoltà della classe media. Il lettore deve, allo stesso modo, mettersi in dubbio in prima persona avvicinandosi od allontanandosi dalle scelte del protagonista. I dialoghi non sono molti e riescono a creare una giusta tensione che sfocia con efficacia nei violentissimi scontri colorati da Chris O’Halloran.
Senza troppi fronzoli né parole, dovrete scegliere anche voi: onore, giustizia, sopravvivenza o, semplicemente, vendetta?