Dopo qualche giorno dall’uscita di Dahmer, la serie inizia già a scaldare l’opinione pubblica, soprattutto quella dei familiari di una delle vittime
La serie tv prodotta da Netflix, dedicata alla vita del serial killer più spietato di Milwaukee, a solo una settimana dall’esordio fa già impazzire il pubblico.
C’è chi definisce questa serie un capolavoro, e chi si è fermato ai primi episodi per paura di incontrare il volto di Evan Peters nei peggiori incubi.
L’interpretazione magistrale di Peters ha attratto commenti positivi così come le prime aspre critiche. A scagliare le invettive contro gli autori sono stati anche i familiari di una delle vittime.
Secondo Rita Isbell, sorella di Errol Lindsey, assassinato da Dahmer quando aveva soli 19 anni, la serie a cura di Ryan Murphy e Ian Brennan ha leso la propria emotività, riportando alla luce sensazioni ed emozioni forti al punto da riaprire una ferita forse mai rimarginata.
“Emozioni che provavo all’epoca..”
Isabell ha infatti dichiarato:
Credo che Netflix avrebbe dovuto chiederci se ci desse fastidio o come ci sentissimo a proposito del progetto. Non mi hanno chiesto niente. Lo hanno fatto e basta. Avrei anche capito se avessero dato dei soldi ai figli delle vittime… Le vittime hanno figli e nipoti. Se avessero potuto trarre vantaggio dalla serie in qualche modo, non sarebbe sembrata così dura e insensibile. È triste che stiano sfruttando una tragedia per fare soldi. Questa è solo avidità.
Secondo Rita Isabell la piattaforma colosso dell’industria dello streaming avrebbe dovuto perlomeno contattare i parenti delle vittime per metterli al corrente del progetto.
Effettivamente non deve esser stato facile, a distanza di così tanti anni, ritornare nell’occhio del ciclone per pura avidità. Tuttavia, Netflix ha spalle ben coperte, in quanto gli atti del processo serviti alla ricostruzione, sono di dominio pubblico.
Evan Peters nei panni di Dahmer
Impossibile non chiedersi cosa ha suscitato nel giovane Peters, tutto questo clamore. Ricordiamo che Evan Peters è stato artisticamente cresciuto da Murphy, che l’ha scoperto e lanciato attraverso diversi ruoli, nelle varie stagioni di American Horror Story.
Il giovane Peters aveva già dimostrato all’epoca, di avere una certa propensione per i ruoli da psicopatico. Questa propensione in Dahmer si è trasformata in un’incredibile fusione. Si perché la sua interpretazione ti fa dimenticare quasi il fatto che tu stia guardando una ricostruzione. A tratti Peters sembra essersi completamente fuso con l’omicida.
Ma la serie non ha scaturito polemiche solo per la questione delle vittime ma anche perché essa, trasversalmente tocca alcuni temi ancora più delicati, quali il razzismo, l’omosessualità e l’omofobia.
Jeffrey Dahmer era omosessuale e prediligeva ragazzi di etnia diversa e per l’appunto gay. Peters ha recitato con tanta convinzione anche per avvicinare il pubblico a tali problematiche.
Peters ha infatti poi dichiarato:
Si intitola La storia di Jeffrey Dahmer, ma non parla solo di lui e delle sue origini. Parla delle ripercussioni, di come la società e il nostro sistema non siano riusciti a fermarlo svariate volte per via del razzismo e dell’omofobia.
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Fonte: THR