Focus – La DC Comics ritrova la sua anima, gli eroi sono tornati a casa

copertina titani

Sapete perché il New 52 fondamentalmente non ci ha mai conquistato? Perché non sembravano affatto storie DC Comics. Erano pubblicate dalla DC, avevano i personaggi DC, certo… ma non erano DC. Neanche lontanamente.
Vedete, se c’è una cosa che mi ha sempre affascinato di questo incredibile universo narrativo, è che c’è sempre stato un fortissimo senso di appartenenza. Nel corso dei vari decenni di storia editoriale, la casa editrice (grazie al lavoro di alcuni tra i migliori autori del fumetto americano) era riuscita a dare corpo e anima a tutti i suoi personaggi: non si trattava solo di segni distintivi (personaggio simpatico/personaggio cupo), ma di qualcosa di più: l’anima.

wolfman-nttPrendiamo i Giovani Titani, un team originariamente formato soprattutto dalle “spalle” degli eroi più famosi (Robin, Wonder Girl, Kid Flash, Aqualad, Speedy): non erano solo un gruppo di aspiranti avventurieri… erano una famiglia. Questi ragazzi immaginari, che vivevano solo quando aprivi l’albo a fumetti, si volevano bene. Lo percepivi, lo sapevi. Non fate quelle facce: non si trattava di un fumetto sentimentale, ma di un perfetto comic book per teenagers. Marv Wolfman e George Pérez negli anni ’80 erano riusciti a creare un connubio perfetto tra avventura, azione, divertimento e tematiche giovanili. Dall’altra parte della barricata, una cosa molto simile avveniva con gli X-Men di Claremont… ma di questo parleremo un’altra volta. Anche Geoff Johns, molti anni dopo (nel primo decennio degli anni 2000), era riuscito a rendere Teen Titans un appuntamento imperdibile per ogni amante del buon fumetto: segno che la lezione di Wolfman e Claremont era servita. Il gruppo era totalmente diverso, ma non potevi davvero non amare quelle storie.

I Giovani Titani (successivamente cresciuti e diventati semplicemente Titani), sono l’esempio perfetto di quello che all’epoca sia DC che Marvel volevano costruire con i loro fumetti: personaggi tridimensionali, in grado di vivere al di fuori della tavola disegnata. I lettori venivano Conquistati non solo a suon di cazzotti, ma anche facendo vedere la crescita psicologica dei vari personaggi, i rapporti tra i vari membri dei gruppi, le amicizie e le antipatie della vita reale trasportate in un contesto fantastico. Ovviamente non erano certo tutte rose e fiori: Green Arrow e Batman si stavano cordialmente sulle palle, per dirne una. I personaggi erano vivi, ti sembrava quasi di conoscerli. Frutto di decenni di storie scritte, disegnate, inchiostrate e colorate da gente che amava sul serio il proprio lavoro e aveva un rispetto enorme per dei personaggi che solo in seguito sarebbero diventati icone.

Poi arrivò la Crisi. Non solo di vendite, ma anche creativa dell’ultimo decennio (inutile girarci intorno…) e alla DC decisero che era giunto il momento di voltare pagina. Di cancellare il concetto di legacy, di dinastia, di appartenenza. Di ripartire da zero ancora una volta, ma stavolta con un atteggiamento diverso, più distaccato: era nata l’era dei New 52 (il nome deriva dal lancio di 52 nuove testate post-reboot del 2011). Vennero coinvolti grandi autori, ci fu un grande lancio pubblicitario e venimmo letteralmente travolti da un mare infinito di pagine. Ci avevano convinto che ripartendo da zero avremmo riavuto lo spirito dell’epoca, quello che aveva fatto grande la DC, ovviamente adattato ai giorni nostri. Ci avevamo creduto, volevamo crederci anche se la paura di non ritrovare più i personaggi a cui eravamo così tanto affezionati era forte… e infatti, non li ritrovammo.

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C’erano dei tizi che somigliavano tantissimo agli eroi DC, ma non erano certo loro.
Il peccato originale di questo nuovo universo, era stato proprio quello di aver spento la scintilla di speranza e ottimismo propria del genere supereroistico: in questa nuova ondata di revisionismo, di colpo eravamo stati gettati in un mondo cupo, tormentato, simile a quello in cui eravamo cresciuti, ma parecchio lontano da esso.

Il cambiamento più eclatante l’aveva subito sicuramente Superman: questa nuova versione era irriconoscibile per i fan di lungo corso.
Ci trovavamo di fronte a un ragazzo scontroso, solitario, cupo.
Quello che doveva essere un “aggiornamento” del personaggio, per renderlo più in linea con i tempi moderni, aveva in realtà stravolto le fondamenta stesse dell’Uomo d’Acciaio.

L’Universo DC  di colpo si ritrovò privo di punti di riferimento: erano svaniti i legami, faticosamente costruiti in decenni di storie. Era scomparso quel senso di appartenenza e di amicizia di cui vi ho parlato più in alto. Ma soprattutto, incredibilmente, era stato cancellato Wally West.

Flash1Già. Quello che un tempo era Kid Flash e che per oltre vent’anni ha indossato il manto di Flash mentre Barry Allen era diventato un tutt’uno con la forza della velocità (una storia lunga, magari un giorno ne parleremo…), era stato letteralmente fatto fuori da questa nuova realtà. Wally non esisteva e nessuno aveva mai sentito parlare di lui. Di tutti i personaggi, solo Batman e Lanterna Verde erano stati sostanzialmente risparmiati dalla “cura New 52”, portando avanti le trame iniziate nel precedente universo come se niente fosse (una delle tante incongruenze di questa fase…), mentre gli tutti gli altri eroi erano stati rivoltati da capo a piedi.

Disegni ipercinetici che sembravano provenire direttamente dalla Image degli anni 90, storie deboli e saghe che non si capiva bene dove volessero andare a parare non facevano altro che alimentare il malcontento dei lettori, che nel frattempo chiedevano a gran voce un ritorno al passato. Persino i nuovi fan, quelli arrivati grazie al reboot, non riuscivano a trovarsi “a casa”… c’era una sensazione strana, negli albi New 52.

Mancava probabilmente quello che un tempo veniva chiamato “sense of wonder“:  la capacità di stupire, di lasciarti di stucco, che ti fa aspettare con ansia il numero successivo. La DC si era sostanzialmente incartata su sé stessa e non sembrava avere le forze per tirarsi fuori da questo casino. I vertici della casa editrice si resero conto di aver intrapreso una strada che scontentava tutti, dunque era necessario fare una poderosa sterzata… ma come? Solo cinque anni prima era stato fatto un reboot, non potevano certo farne un altro con così breve distanza.

sup lois jonGeoff Johns decise di prendere in mano totalmente la situazione, provando a fare un’opera di restaurazione: mantenere il nuovo universo, aggiungendo gli elementi chiave che avevano fatto grande la storia della casa editrice. La prima mossa fu quella di eliminare il nuovo Superman, facendo tornare in scena il Kal El pre-reboot. Se la DC doveva rinascere, aveva bisogno del suo personaggio simbolo. Solo il vero Superman poteva riportare la luce in un mondo così cupo e grazie a Dan Jurgens, riuscirono a inserire gradualmente il “vecchio” Supes nel nuovo mondo.

Ma il nostro Clark non è arrivato in questa realtà da solo: ha portato con sé sua moglie Lois e – colpo di scena – loro figlio, il piccolo Jon. Superman aveva dunque un nuovo ruolo, non solo quello di eroe e fonte d’ispirazione, ma anche padre e mentore di un probabile nuovo Superboy, donando alle storie un tocco di freschezza e imprevedibilità in più.

Tornato il vero Superman, bisognava rimettere in scena Wally West, personaggio chiave per far tornare il concetto di Legacy. Non era facile, ma grazie allo splendido albo “Universo DC: Rinascita“, Johns riuscì a fare il miracolo. Uno speciale che attendevamo da ben oltre i cinque anni del New 52 (come detto, la crisi creativa era iniziata già qualche anno prima), in cui era palpabile l’intento della DC di tornare a riappropriarsi – finalmente – della propria storia. Un solo, potentissimo albo è stato in grado di far ripartire una macchina che sembrava irrimediabilmente inceppata, gettando le basi per le storie dei successivi due anni e tracciato la linea guida di questo rinnovato, nuovo mondo. Una restaurazione parziale, che ci ha restituito non solo Wally, ma anche quella scintilla di speranza che da troppo tempo mancava.

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Oggi ci sentiamo finalmente a casa. Girare per il DC Universe è un piacere e se non tutto è esattamente come prima, torniamo a riconoscere i volti. Sappiamo dove andare, ritroviamo vecchi amici che avevamo perso di vista. Finora avevamo assistito al concerto di una bravissima cover band, ma ora, finalmente, siamo al cospetto del gruppo originale.

supermanLa spinta decisiva arriva da Superman, Action Comics (in Italia presentate sul quindicinale Superman) e Titans (che qui possiamo leggere all’interno di Justice League): queste tre collane rappresentano il cuore pulsante del rinnovato Universo DC. L’Uomo d’Acciaio sta vivendo una vera e propria seconda giovinezza grazie a Tomasi e Jurgens: storie fresche, ricche di azione, mistero e con una punta di divertimento che non guasta mai. Anche i Titani si sono finalmente ripresi il proprio ruolo, tornando a essere quel gruppo decisamente unico nel DCU. Dan Abnett, a dispetto delle previsioni iniziali, ha confezionato quella che è senza dubbio la sorpresa più bella di tutto il Rebirth. Nessuno avrebbe scommesso un centesimo su questa testata, che invece mese dopo mese continua a stupirci, portando avanti la trama portante di Universo DC: Rinascita. Il ritorno di Wally West ha portato con sé domande e misteri, che ci accompagneranno sicuramente a lungo.

 

Batman merita un discorso a parte, ma dobbiamo essere onesti e dire che il livello qualitativo delle storie del Cavaliere Osuro non era stato minimamente intaccato: Snyder prima e King dopo, continuano a regalarci avventure davvero fantastiche.

Siamo tornati a casa, cari DC Fan.
La strada è stata complicata, a un certo punto abbiamo perso la bussola, ma finalmente un lampo ha illuminato il sentiero oscuro.

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Bentornato, Wally. Bentornata, DC.
Ora vediamo di non lasciarci più.

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Appassionato di fumetti, curioso per natura, attratto irrimediabilmente da cose che il resto del mondo considera inutili o senza senso. Sono il direttore di MegaNerd e me ne vanto.

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