Un piccolo mondo incantato dove il cielo è blu e volano felici le farfalle. Nie Jun, autore fresco di pubblicazione in casa Bao (Tesoro) Publishing, con il volume I Racconti dei Vicoletti, ci porta a vivere, con la piccola Yu’er e nonno Doubao, brevi avventure quotidiane in una Beijing fiabesca immersa nel verde.
La Cina e i suoi autori raramente trovano spazio in Italia, e questo è un vero peccato. La speranza è che quest’opera inaugurale della collana Bao dedicata al fumetto cinese, si ricavi il suo meritato spazio e rappresenti solo l’inizio di una tradizione fortunata. Tradizione che a singhiozzi è portata avanti dagli editori italiani e che qualche tempo fa ha ripreso vita grazie a Mo Yan che nel 2012 vinse il Nobel per la Letteratura con lo splendido Sorgo Rosso.
Chi scrive questa “recensione” in Cina ha avuto la fortuna di andarci a più riprese e non vede l’ora di tornarci ancora. Un Paese immenso, al punto che forse non bastano due vite per visitarlo tutto. Quando in libreria, anch’io alla ricerca dei “tesori” Bao, ho finalmente trovato I Racconti dei Vicoletti, i miei occhi hanno iniziato timidamente a piangere. Sono certa che Nie Jun ci ha voluto regalare l’immagine di una città da sogno perché è così che nonno Doubao riesce a farla percepire alla propria nipotina.
Yu’er è una bambina che fatica a camminare. Nonno Doubao è un simpatico vecchietto conosciuto da tutti nel suo quartiere che si prende cura della nipotina. Più che aiutarla nelle difficoltà pratiche dovute alla sua disabilità, nonnino cura l’anima della bambina.
Si susseguono racconti brevi, rappresentati in tavole a colori splendide, il cui filo conduttore è il loro splendido rapporto e quello che entrambi hanno con il quartiere in cui vivono, altro protagonista di quest’Opera.
Tale piccolo “tesoro” ha restituito ai miei occhi gli hutong di Beijing con le piccole case (siheyuan) e le loro finestre che danno sui cortili e non all’esterno (i cinesi sono molto riservati e non gradiscono gli sguardi indiscreti degli estranei), la vita che si anima tra i vicoli dove passano biciclette, risciò e qualche vecchio motorino. Tra i vicoli la vita si anima soprattutto all’esterno perché le abitazioni sono veramente piccole e i rispettivi residenti, davvero tanti. La sensazione è di un’unica famiglia che si riunisce in strada e svolge le faccende domestiche, cresce i suoi figli insieme e dona riposo ai suoi anziani. Non si tratta solo di tradizioni che ancora vivono in Cina, ma di regole che affondano le proprie radici in quello che è questo Paese. Il diritto di proprietà non esiste, una casa si può possedere fino a settanta anni, poi ritorna allo Stato. Per questo motivo i figli ospitano gli anziani e i nipoti hanno la fortuna di vivere con i nonni.
Ammirando le tavole che si susseguono, possiamo osservare una natura gentile che si fonde con il quartiere e i suoi abitanti e che visiteremo insieme a Yu’er, portata a spasso dal nonno in bicicletta (ovviamente).
È la vita di un luogo restituita ai suoi abitanti che passano le giornate in armonia con esso, vivendo avventure di tutti i giorni che, tuttavia, attraverso gli occhi di una bambina, sanno di sogno e fantasia. Avendo passato diverso tempo nei villaggi del Sud del Paese, il cuore mi si è stretto intorno al ricordo dei tanti bambini che ho incontrato, delle porte aperte sui cortili con gli anziani che giocano a xiangqi (una sorta di gioco degli scacchi) a gambe incrociate, le tavolate immense allestite nelle piazze per mangiare. Anche Beijng conserva tutto questo. Lontano dall’immenso centro della metropoli, i suoi abitanti li ritroviamo ancora una volta riversati per le strade a vivere la propria vita. In uno dei racconti, tra sogno e realtà incontreremo la nonnina di Yu’er che si lascia andare alle danze con un gruppo colorito di belle signore. Una fotografia splendida della quotidianità di questa Città dove realmente questo accade in ogni angolo e a ogni ora del giorno.
Nie Jun con i suoi Racconti, ci ricorda il grande insegnamento del Pascoli, e cioè che in ogni uomo c’è un fanciullo capace di percepire la realtà con animo ingenuo e occhi limpidi. La voce di questo bambino purtroppo, con il passare del tempo, è difficile da ascoltare perché soffocata dalla voce dell’uomo adulto. Ecco che quest’autore, come il Poeta, riesce comunque ad ascoltare il fanciullo che è in lui, a ridere e a stupirsi, e a caricare la realtà d’immaginazione e ricordi. Se Nie Jun è nonno Doubao che ci porta in giro a cogliere ciò che di bello ci circonda, tutti noi possiamo essere la piccola Yu’er leggendo questi bellissimi racconti, recuperando lo stupore nei nostri occhi per ogni piccola cosa, come quando eravamo bambini.
Dal salotto della Sig.ra Moroboshi
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