The Last of Us ep.6 – Allevare pecore sulla luna

Il sesto episodio di “The Last of Us” prosegue il viaggio di Joel e Ellie nell’America falcidiata dall’epidemia da cordyceps e mostra frammenti di straordinaria normalità.

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Puntuale come una cartella esattoriale arriva su Sky Atlantic e in contemporanea con HBO Max la puntata del lunedì di “The Last Of Us“, cosa che da qualche settimana è diventata una piacevole ricorrenza. Da un mese e mezzo, infatti, il lunedì si è evoluto da giorno della settimana più deprimente a quello decisamente più interessante.

Siamo giunti al sesto episodio (di nove previsti in questa prima stagione) e quindi abbiamo ampiamente completato il giro di boa. Se avete seguito tutti gli episodi fino ad ora vi sembrerà più chiaro il significato del titolo della nostra recensione del primo episodio della serie. “Il fine è il viaggio e non la meta” titolammo all’epoca proprio ad evidenziare che, al di là dell’epilogo che avrà il percorso di Joel e Ellie verso la predisposizione di un vaccino per la salvezza dell’umanità (chi ha giocato al videogioco di Naughty Dog sa come va a finire e non ci aspettiamo variazioni sul tema per questo adattamento televisivo), quello che veramente rappresenta il fulcro di tutta la serie sono le storie delle persone che si incontrano durante questo viaggio nell’America falcidiata dal cordyceps e di come il loro lato umano si sia evoluto in funzione di un contesto così difficile.

Alla regia di questo sesto episodio troviamo Jasmila Žbanić, regista, sceneggiatrice e produttrice cinematografica bosniaca che ha in bacheca un Orso d’oro al Festival di Berlino per il suo film d’esordio “Il Segreto di Esma” (2006) e una candidatura all’Oscar come miglior film internazionale per “Quo Vadis, Aida ?” (2021).

La sesta puntata di “The Last of Us” dal titolo “Famiglia” dura oltre un ora ed è la più lenta di quelle viste finora. L’azione è limitata al massimo, di clicker non se ne intravede nemmeno l’ombra, e i momenti di tensione sono tutti relegati alle emozioni che provano i protagonisti e al loro modo di metterle in scena. Questo non significa che questa è la puntata più noiosa oppure più debole. Al contrario, di carne al fuoco ce n’è tantissima e serve mettere in ordine su tutti gli aspetti di cui è necessario rendervi conto.

La trama

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Non ci sarà azione in questo sesto episodio di “The Last of Us” ma di svolte narrative importanti ne vediamo almeno un paio. Iniziamo dicendo che il cammino di Joel e Ellie riparte dopo i traumatici eventi di Kansas City dove i due assistono inermi al fato di Henry e Sam, i collaborazionisti che hanno tradito gli ideali del movimento popolare denominato “I Cacciatori“. Un evento che ha segnato in maniera forte le certezze e la sicurezza di Joel, il quale comincia a manifestare i primi segni di cedimento verso il vortice senza uscita della paura. I due raggiungono la Contea di Jackson, un luogo dove una comunità di sopravvissuti al virus è riuscita a ricostruire un piccolo angolo di paradiso il cui sostentamento è incentrato sulla condivisione dei beni. Qui Joel riesce a riabbracciare suo fratello Tommy portando a compimento la sua personalissima missione: mettere in salvo il fratello di cui, da tempo, si erano perse le tracce. L’episodio si svolge prevalentemente nella Contea e qui ci viene spiegato cosa è accaduto a Tommy e come il suo percorso sia giunto ad un lieto epilogo. Inoltre, il rapporto tra Joel e Ellie arriva ad una completa maturazione. Si giunge infatti al climax in cui Ellie si dimostra molto più pronta e matura della suo compagno adulto. E’ il momento in cui la giovane ragazza interpretata da Bella Ramsey si scrolla di dosso l’etichetta di “pacco postale” e diventa qualcosa di ben più grande e importante agli occhi e al cuore di Joel. Il secondo importante punto di svolta avviene al termine della puntata quando Joel e Ellie abbandonano Jackson e giungono all’Università del Colorado. Non andiamo oltre con gli spoiler, ma vogliamo solo condividere il senso di smarrimento per quella scena finale e l’ammirazione per come tutta la sequenza dell’università sia stata riprodotta fedelmente rispetto al videogioco di Naughty Dog.

I personaggi comprimari e le loro storie

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Il sesto episodio di “The Last of Us” racconta delle storie a lieto fine. Era già accaduto nel terzo episodio con la vicenda di Frank e Bill, sebbene l’epilogo del loro rapporto possa far pensare al contrario. Qui viene fatto in maniera magistrale incentrando la narrazione, come di consueto, sui personaggi comprimari, donandogli uno spessore tale che, a confronto, Joel e Ellie assurgono al ruolo di guide dentro i gironi infernali di Dante. C’è la storia di Tommy, il fratello di Joel creduto scomparso. Lo vediamo come un membro attivo e felice di una comunità che è riuscita a prosperare in assoluto isolamento nonostante attorno a se il mondo ha perso ogni valore. Un vita felice in un angolo di paradiso, con una compagna che lo ama e che gli sta donando una prole. Tommy è un uomo che non voleva essere rintracciato. “Abbiamo ucciso delle persone, seguendo l’unica strada che conoscevamo, ma ce ne erano delle altre… solo che non facevano per noi” afferma il personaggio interpretato magistralmente da Gabriel Luna in un toccante dialogo con Joel che, da solo , potrebbe valere una candidatura ad un Emmy. Tommy ha completato la sua personale missione raggiungendo la redenzione ai peccati commessi nel passato, ottenendo nella devastazione generale tutto ciò che Joel non è riuscito a raggiungere: vivere in tranquillità e occuparsi della famiglia. Per citare la metafora raccontata da Joel: “allevare pecore sulla luna”.

Oltre a quella di Tommy c’è anche la storia di una coppia di anziani ai quali l’epidemia di cordyceps sembra non averli minimamente toccati. Loro hanno sempre vissuto isolati dal resto del mondo. Nessuno è venuto a bussare alla loro porta. Né un soldato della “FEDRA”, né un rappresentante delle “Luci” o di qualche movimento ribelle, né un sopravvissuto alla pandemia in cerca di riparo e, tanto meno, un infetto assetato di sangue. La loro storia ci ha ricordato quella di Hiro Onoda, il soldato giapponese che durante la seconda guerra mondiale si rifugiò sull’isola filippina di Lubang e, dopo trenta anni dalla fine del conflitto mondiale, venne arrestato perché si rifiutò di credere che la guerra fosse finita.

Piccole storie di straordinaria normalità raccontate dagli occhi, i volti e le parole di meravigliosi personaggi comprimari.

Joel ed Ellie

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Abbiamo parlato molto dei personaggi comprimari e, probabilmente, sarà passato il messaggio (sbagliato) che lo spazio riservato ai due protagonisti della storia sia sacrificato. Ad eccezione del terzo episodio dove i riflettori sono puntati quasi totalmente su Nick OffermanMurray Bartlett  nelle loro interpretazioni di Bill e Frank, emerge forte (sopratutto in questo episodio) tutto il talento e il carisma di Bella Ramsey e Pedro Pascal. In tutto questo deve essere evidenziata la capacità di Craig Mazin e Neil Druckmann di costruire una sceneggiatura così ben strutturata da contenere numerose storie che coinvolgono diversi personaggi senza sacrificare l’economia della trama o lo spazio preposto agli attori principali.

In questo sesto episodio Pedro Pascal interpreta un uomo che non ha ancora portato a compimento il suo percorso di redenzione. Joel è un uomo che è lacerato dal suo passato e che sta man mano perdendo i mattoni che compongono il muro che rappresenta la sua corazza protettiva. Un uomo che perde sicurezza e, per la prima volta, mostra paura. Ferite che sanguinano laddove fino a ieri c’erano profonde cicatrici di guerra. L’interpretazione di Pedro Pascal è ricca di pathos nei momenti cruciali dello sviluppo del suo personaggio, ossia il confronto con il fratello Tommy e la “resa dei conti” con Ellie che determina una delle svolte narrative più importanti dell’episodio.

Bella Ramsey interpreta una bambina che non conosce il mondo prima della pandemia. Il modo curioso e vivace con il quale la ragazza di avvicina agli oggetti che rappresentano dei reperti di un passato a lei sconosciuto è meraviglioso. Il carisma e la presenza scenica sprigionata da ogni parola, gesto o espressione della Ramsey è sorprendente stante la sua giovane età.

Lo diciamo senza il timore di essere smentiti da questioni che riguardano la somiglianza con le loro controparti digitali: Pedro Pascal e Bella Ramsey sono due attori fuori scala e perfettamente a fuoco nei ruoli di Joel e Ellie.

Il comparto tecnico

the last of us comparto tecnico

Fino ad oggi non abbiamo mai parlato del comparto tecnico di “The Last of Us”. Ci siamo sempre soffermati sulla solidità della sceneggiatura di Craig Mazin e Neil Druckmann e sulle interpretazioni di Pedro Pascal, Bella Ramsey e di tutti gli attori che mettono in scena il vasto parco di personaggi che affollano questa narrazione. Questa volta vale la pena spendere due parole sul comparto tecnico di questa meravigliosa serie HBO.

Cominciamo dicendo che in tutta la serie (e in particolare in questo episodio), la fotografia è qualcosa di pazzesco. Le distese innevate in spazi sterminati, panorami mozzafiato e il calore che si sprigiona nella rappresentazione della Contea di Jackson si contrappongono alla distruzione dei grandi centri cittadini che abbiamo visto nelle prime puntate.

Non si offendano i registi che si sono avvicendati nei precedenti episodi (Craig Mazin, Neil Druckmann, Peter Hoar e Jeremy Webb) ma la regia di Jasmila Žbanić riesce a restituire tensione e coinvolgimento anche quando è completamente assente la componente action.

Ed infine la colonna sonora di Gustavo Santaolalla è un balsamo lenitivo in un episodio prevalentemente incentrato sullo sviluppo (drammatico) dei rapporti tra i vari personaggi.

 

In conclusione, vi confidiamo che siamo assolutamente sbalorditi dalla capacità di questa opera di migliorarsi qualitativamente puntata dopo puntata. Quando pensiamo che una una vetta è stata raggiunta, arriva la puntata successiva per confermarsi agli stessi livelli o, spesso, superarli.

Non ci vogliamo più attardare nel cercare differenze tra “The Last of Us” e serie che per trama sono (apparentemente) simili. Allo stesso modo non vogliamo più cercare similitudini con la controparte videoludica che la maggior parte del pubblico generalista non ha giocato e non ha nemmeno intenzione di farlo nel prossimo futuro. Questo perché “The Last of Us” è un’opera importante con una sua cifra stilistica ben distante da produzioni che la richiamano. “The Last of Us” è, senza mezzi termini, un capolavoro, un fiore all’occhiello della già importante produzione di HBO.

Se volete sapere la nostra opinione sulle altre puntate di “The Last of Us” allora questi sono i nostri approfondimenti:

  • “The Last of Us ep: 1” (Link)
  • “The Last of Us ep: 2” (Link)
  • “The Last of Us ep: 3” (Link)
  • “The Last of Us ep: 4” (Link)
  • “The Last of Us ep: 5” (Link)

E la vostra opinione qual è? Condivideteci le vostre sensazioni interagendo nei commenti! Siamo curiosi di sapere cosa ne pensate.

The Last of Us - Episodio 6

The Last of Us - Episodio 6

Anno: 2023
Paese: USA
Stagioni: 1
Episodi: 9
Durata: 46-81 min (episodio)
Ideatore: Craig Mazin, Neil Druckmann
Casa di produzione: Sony Pictures Television, PlayStation Productions, Naughty Dog, The Mighty Mint, Word Games
Interpreti e personaggi: Pedro Pascal; Joel Miller Bella Ramsey; Ellie Williams
Dove vederla: Sky Atlantic Italia
Voto:

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Mr. Rabbit

Stanco dal 1973. Ma cos'è un Nerd se non un'infanzia perseverante? Amante dei supereroi sin dall'Editoriale Corno, accumula da anni comics in lingua originale e ne è lettore avido. Quando non gioca la Roma

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