A gennaio Bao Publishing ci ha regalato il secondo volume di Aomanju – La Foresta degli Spiriti, manga dell’autrice Hisae Iwaoka. Per l’occasione, e in attesa del terzo volume, ne abbiamo approfittato per recuperare i precedenti e immergerci nella storia: ecco le nostre impressioni.
A marzo arriverà in fumetteria l’atteso terzo volume di Aomanju – La Foresta degli Spiriti, manga di Hisae Iwaoka edito in Italia dalla Bao Publishing. In previsione di questa interessante nuova uscita, abbiamo recuperato i primi due volumi, per immergerci appieno nelle atmosfere della piccola foresta di Hoshigahara e fare la conoscenza dei suoi misteriosi abitanti.
SINOSSI
A Hoshigahara c’è un boschetto delimitato da vecchie mura, che gli abitanti evitano timorosi. All’interno del bosco, infatti, pare vivano creature misteriose, raccolte intorno alla vecchia casa in legno che si erge al suo centro. Queste creature, che i più considerano mostri, sono in realtà spiriti della natura e delle cose, nati ad Aomanju – questo il nome della foresta – o rifugiatisi lì per sfuggire alla crudeltà degli umani.
C’è Mughi, un piccolo spirito delle piante; Sapienza, spirito che vive nei libri; ci sono Grugno e Gaudio, i guardiani delle porte; c’è Citrino, un gallo che non ama gli umani e ad Aomanju ha trovato casa; e poi c’è Soichi, l’unico umano di questo bizzarro quadretto, che si prende cura di tutti gli altri.
Soichi ha una parola buona e una soluzione per tutti, ma il suo passato nasconde una storia triste: ora fa da guardiano alla foresta, e porta sempre con sé una scheda, su cui dovrà raccogliere un timbro per ciascuno spirito che avrà aiutato. Il premio in palio è la sua felicità. Ma forze malvagie sono al lavoro per impedirgli di realizzare il suo sogno. Ce la farà a completare la scheda e realizzare i propri desideri?
Quando ho messo piede ad Aomanju per la prima volta, ho provato curiosità mista a inquietudine, proprio come – immagino – gli abitanti della città che decidono di addentrarsi tra i cancelli arrugginiti. La foresta sembrava ribollire di pensieri, parole e vita, al punto da fuoriuscire dalle pagine; quando poi ho visto un gallo riverso a terra come fosse stecchito mi sono chiesta in che tipo di storia fossi finita.
L’inquietudine è rimasta per un po’: chi era questa gente e perché si comportava così? Ho dovuto addentrarmi nelle pagine come nella foresta, prima che i miei timori si sciogliessero. C’è stato bisogno di tornare indietro alle origini di quel luogo e di quella città, di vedere coi miei occhi il dolore e lo strazio che avevano segnato Aomanju e la vita di Soichi; solo allora ho capito di essere di fronte a una storia che, nella sua varietà di registri, prova a raccontare la vita. Ci sono i momenti comici, quelli drammatici, quelli che fanno paura e in cui tutto sembra finire: non è forse questa, la vita stessa?
Aomanju – la foresta degli spiriti racconta questo, e lo fa partendo da quell’animismo che riconosce vita in tutto ciò che ci circonda. Non a caso, in più di un momento si ha la sensazione di essere piombati ne Il mio vicino Totoro: si sente nel manga un’influenza, forse involontaria, di Miyazaki, sia nella bellezza del tratto (che quasi “chiama” un acquerello come quello in copertina) – che nella delicatezza di alcuni momenti del racconto.
Ma non tutti gli spiriti sono positivi e animati da buone intenzioni, ed è lì che il racconto si “piega” per prendere toni oscuri e quasi horror: anche tra gli spiriti, come tra gli umani, germogliano il dispiacere, l’ira, la gelosia e tutti i sentimenti negativi che, a loro modo, tengono in equilibrio le tavole del mondo. E al guardiano della foresta spetta il compito di gestire queste energie, cercando di schivarne gli attacchi.
Ciononostante, la foresta rimane un luogo incantato: Aomanju è casa per gli spiriti senza patria e senza scopo, un luogo in cui è permesso essere, senza dover aggiungere altro. Del resto, come dice Soichi stesso, perché dobbiamo per forza essere utili a qualcosa? Non c’è nulla di male nel vivere tranquilli e senza pensieri. Un’affermazione liberatoria e attuale, che racchiude alla perfezione la filosofia della casa nella foresta.
Non importa da dove si provenga o che storia si abbia: spiriti oppure umani, Aomanju è pronta ad accogliere tutte le solitudini e le anime perdute. E a dar loro un posto da chiamare “casa”.