Abbiamo visto in anteprima “Guardiani della Galassia Vol.3“, il film che chiude la trilogia dedicata al gruppo più sgangherato del cosmo. Una chiusura perfetta per il ciclo di film diretto da James Gunn, ma anche un bellissimo elogio all’imperfezione. Queste sono le nostre impressioni.
Ci chiediamo spesso perché amiamo andare al cinema per vedere film che vedono protagonisti tipi in calzamaglia con poteri straordinari. Mentre nel mondo reale si consumano atrocità indicibili, noi ci riversiamo in massa al cinema per alzare gli occhi al cielo, entrare nello schermo di una sala cinematografica e soddisfare un bisogno di evasione. Una fuga dalla politica, dalla violenza e dagli scontri ideologici. Un bisogno di incanto, di allargare i confini del proprio mondo perché lo percepiamo troppo stretto. “Evasione”, una parola che sentiamo pronunciare spesso con una connotazione negativa. Quando nei telegiornali sentiamo che qualche individuo è “evaso” si parla principalmente di criminali o latitanti. Ma accade anche di fare il tifo per l’evasore e questo succede principalmente dentro una sala cinematografica. Evadere per saper camminare nella palude. Erano questi i pensieri che transitavano nella mia testa durante l’attesa per la proiezione alla stampa di “Guardiani della Galassia Vol. 3“. Non avevo grandi aspettative per questa terza pellicola di James Gunn, lungometraggio che chiude la trilogia dedicata agli eroi cosmici dell’universo Marvel. I Marvel Studios ultimamente ci ha abituato piuttosto male con le sue produzioni, ma il cuore di bambino che vive dentro di me batteva forte per quel bisogno di alimentarsi di meraviglia, della stessa essenza di cui è fatto il cinema. Poi le luci si sono spente, il vociare del pubblico presente in sala si è affievolito ed è partita la magia. L’attacco è una versione acustica di “Creep“, brano musicale che ha portato al successo Thom Yorke e i suoi Radiohead.
“Volteggi come una piuma
In un mondo bellissimo
Ed io vorrei essere specialeNon m’importa se fa male,
Ma voglio avere il controlloVoglio un corpo perfetto,
Voglio un’anima perfetta
Voglio che tu te ne accorgaMa sono uno sfigato,
Sono un mostro
Che diavolo ci faccio qui?
Questo posto non fa per me”
Sono d’accordo con voi, “Creep” è probabilmente il brano musicale maggiormente abusato. Lo abbiamo ascoltato in tutte le salse e in milioni di contesti differenti. Ma il piano sequenza con cui si apre la pellicola e le parole di questo bellissimo pezzo racchiudono perfettamente tutta l’essenza della trilogia sui Guardiani della Galassia che James Gunn ha partorito dal grembo della sua creatività.
Un bestione dalla forza bruta ma dal cervello di un bambino, un terrestre un po farfallone cresciuto da un gruppo di pirati spaziali, un albero umanoide dal vocabolario molto limitato, una letale assassina e sua sorella addestrata per diventare una macchina da guerra, una ragazza svampita che fa delle sue capacità empatiche il proprio potere peculiare e un procione geneticamente modificato. Personaggi tutt’altro che perfetti. Un’accozzaglia di personalità divergenti. Una famiglia disfunzionale. Eroi.
L’elogio all’imperfezione e ancora più evidente in questo terzo capitolo, dal momento che i nostri eroi dovranno affrontare un nuovo letale nemico, l’Alto Evoluzionario. Chi mastica fumetti dalla notte dei tempi dovrebbe conoscere bene questo villain dell’universo Marvel. L’Alto Evoluzionario è un personaggio creato da Stan Lee e Jack Kirby la cui prima apparizione avvenne su “The Mighty Thor #134” del lontano novembre 1966. Non voglio dilungarmi sulla storia di questo personaggio anche perché vi abbiamo dedicato un bellissimo speciale che vi invito a recuperare il prima possibile (in questo articolo). Sappiate solo che L’Alto Evoluzionario è uno scienziato genetista che vede il carattere dell’imperfezione come una gramigna da estirpare. Il suo obbiettivo è quello di creare la razza perfetta, scevra da ogni inclinazione di predominio e di violenza, quindi facilmente assoggettabile. Una selezione (poco) naturale finalizzata alla creazione della società ideale. Nella mente malata dell’Alto Evoluzionario non c’è la volontà di conquistare l’universo ma, utilizzando le sue parole, di “curarlo”. Su schermo, il personaggio dell’Alto Evoluzionario è portato dal bravo Chuckwudy Iwuji, attore nigeriano naturalizzato britannico che già abbiamo visto nel secondo capitolo della saga di John Wick. La sua presenza scenica e lo spirito con cui incarna il folle genetista risultano piuttosto fedeli alla controparte a fumetti.
La storia su schermo dell’Alto Evoluzionario si incastra a doppia mandata con quella di Rocket Racoon in un modo del tutto inaspettato. Qui Gunn si prende una grossa licenza creativa rispetto alla mitologia raccontata nei fumetti, esempio ulteriore di quanto quello che vediamo nel Marvel Cinematic Universe sia solo ispirato dai fumetti e non una trasposizione fedele.
Il film si sviluppa su due linee temporali differenti: nel passato ci viene narrata la dolorosa storia di Rocket, una storia piena di abusi perpetrati sin da quando era un piccolo cucciolo. Nel presente assistiamo con il cuore in gola alla volontà dell’Alto Evoluzionario di mettere le mani sul prezioso procione per accelerare e portare a compimento il processo di sostituzione etnica sul quale il folle scienziato ha dedicato tutta la sua lunga vita. Tutto questo mentre la vita di Rocket è letteralmente appesa a un sottile filo pronto a spezzarsi.
Tra le “armi” a disposizione, l’Alto Evoluzionario può contare su Adam Warlock, personaggio la cui apparizione l’aspettavamo da parecchio tempo ossia da una scena post credit di tanti film fa in cui abbiamo visto il bozzolo che lo teneva in gestazione. Finalmente il personaggio cosmico dall’immenso potere fa il suo debutto nel Marvel Cinematic Universe dopo quasi 60 anni dalla sua nascita nelle pagine di “Fantastic Four #67″ dell’ottobre 1967 (sempre di Kirby e Lee). Il personaggio è interpretato da Will Poulter, premio BAFTA come miglior attore emergente nel 2014 e apprezzato interprete di pellicole importanti quali “Le Cronache di Narnia – Il Viaggio del Veliero” (2010) e il film premio Oscar “Revenant – Redivivo” (2015). La versione che ne da Poulter (e Gunn) del personaggio diverge parecchio da quella presente nei comics. Una versione piuttosto parodistica che potrebbe far storcere il naso ai puristi.
Al di là delle inevitabili rivisitazioni adoperate nell’economia della trasposizione cinematografica (se vi volete divertire a scorgere le differenze consiglio il nostro speciale in merito), non mancano elementi classici della mitologia cosmica di Marvel Comics: dalla stazione osservatorio di Knowhere presente all’interno della testa fluttuante nello spazio di un Celestiale morto, a Controterra, un pianeta del tutto identico al nostro creato dall’Alto Evoluzionario e che funge da Terra Promessa nella folle utopia di una società priva di difetti. La mitologia del cosmo Marvel è un patrimonio narrativo troppo poco sfruttato e che meriterebbe maggiore attenzione, sia nei comics che nei fumetti.
“Supremazia razziale”, “Sostituzione Etnica”, “Diversità come malattia da curare”: sono tutti concetti con il quale l’uomo si è tragicamente confrontato nel passato e, incredibilmente, se ne dibatte oggi che siamo nel 2023. “Guardiani della Galassia Vol. 3” racconta, dietro la maschera da film cazzone dalla battuta facile e dalla colonna sonora coinvolgente, di tematiche tutt’altro che leggere. Le racconta con la semplicità e la fantasia che utilizzerebbe un padre verso i suoi piccoli. Messaggi semplici da veicolare e che diventano efficaci anche verso qualche adulto dalla memoria un pelo corta.
James Gunn imprime la sua inconfondibile cifra stilistica producendosi in un perfetto mix di divertimento, risate, momenti di grande dolore e riflessioni sulla natura dell’uomo e sulla necessità di accettarsi per quello che siamo realmente. “Guardiani della Galassia Vol.3″ fa ridere parecchio (non sarebbe altrimenti un film sui Guardiani della Galassia) ma strappa anche più di una lacrima. Bisogna avere un bidone dell’immondizia al posto del cuore per non partecipare emotivamente al passato di Rocket Racoon oppure ad alcune svolte narrative presenti nella pellicola.
“Guardiani della Galassia Vol.3″ è, come da tradizione, un film corale dove ad ogni singolo personaggio viene relegato il giusto spazio, sebbene sia innegabile che le luci dei riflettori sono puntati su Rocket Racoon e la sua storia. La scrittura di Gunn è solida e l’esercizio di equilibrio è evidente anche nella caratterizzazione dei personaggi. Ognuno di questi compie il proprio viaggio dell’eroe trovando, alla fine del cammino, la giusta chiusura del cerchio. Si riesce ad empatizzare anche con i personaggi considerati minori: impossibile non provare affetto per Cosmo, il cane senziente che ha sviluppato abilità psioniche dopo essere stato inviato nello spazio dall’Unione Sovietica (ogni riferimento alla cagnetta Laika è puramente NON causale…) oppure per Kraglin, ex secondo in comando di Youndu Udonta nei Ravager. Entrambi hanno un ruolo essenziale nell’economia della storia e un futuro luminoso nel MCU. Numerosi anche i cameo disseminati qua e là che faranno la felicità degli amanti duri e puri dei fumetti Marvel e del cinema in generale. Non mancano nemmeno diversi riferimenti biblici che rendono epica la narrazione e soddisfano l’ego un tantino sviluppato di James Gunn.
Come ogni buon allenatore che si rispetti, quando tutto funziona a meraviglia come in “Guardiani della Galassia Vol.3″, non sarebbe corretto parlare dei singoli, ma bisognerebbe elogiare il gruppo. Io non sono un allenatore perfetto e quindi mi arrogo il diritto di fare una menzione speciale per Dave Bautista. L’ex wrestler di Washington è un attore oramai maturo e pronto per recitare anche in contesti più autoriali rispetto a quelli dei cinecomics. Ne abbiamo avuto una prova evidente in “Bussano alla Porta“, recente pellicola thriller di M.Night Shyalaman (in questo articolo la nostra recensione). Il personaggio di Drax il Distruttore interpretato da Bautista acquista, in questo film, uno spessore tale che non avevamo mai visto nelle precedenti apparizioni dei Guardiani della Galassia.
“Guardiani della Galassia Vol.3″ è un film che non ha la presunzione di essere eccessivamente autoriale a discapito del ritmo e dell’azione (cosa accaduta in altre produzioni di Marvel Studios) ma beneficia appieno dello stile e della forma del suo talentuoso autore. Questo film è quasi totalmente slegato dalla continuity orizzontale imposta da Kevin Feige e soci ma rappresenta la dimostrazione lampante che se si libera la creatività degli autori senza imporre alcun vincolo di sorta, allora il risultato non può non essere buono.
James Gunn ha creato il miglior film sui Guardiani della Galassia e, in generale, una delle migliori pellicole di Marvel Studios venute dopo la battaglia contro le truppe di Thanos in “Avengers: Endgame” (2019). “Guardiani della Galassia Vol.3″ sancisce la fine della collaborazione tra James Gunn e i Marvel Studios. Al regista statunitense spetta il difficile compito di restaurare un altro universo, quello popolato da Superman e Batman. Se queste sono le premesse, allora c’è da essere ottimisti.
“Guardiani della Galassia Vol.3” è in sala a partire dal 3 maggio.
Guardiani della Galassia vol. 3
Chris Pratt: Peter Quill / Star-Lord
Zoe Saldana: Gamora
Dave Bautista: Drax il Distruttore
Karen Gillan: Nebula
Pom Klementieff: Mantis
Sean Gunn: Kraglin
Chukwudi Iwuji: Alto Evoluzionario
Will Poulter: Adam Warlock
Elizabeth Debicki: Ayesha
Maria Bakalova: Cosmo
Sylvester Stallone: Stakar Ogord