Maurizio Rosenzweig è un fumettista affermato che si destreggia tra il mercato mainstream, progetti più autoriali ed insegnamento. In La Sindrome di Leonardo ci apre le porte dei suoi pensieri: scopriamo le confessioni di una mente anarchico-rivoluzionaria del fumetto
Leonardo Levitsch ha una strana sindrome: non riesce più a trovare storie da raccontare. È un fumettista molto dotato, ma sono ormai 25 anni che ha dato alla luce il suo capolavoro, Topi, ed ora vive di rendita: lavora come insegnante di fumetto, ha una posizione consolidata nel settore come autore completo e, nella vita privata, ha una figlia a cui è molto legato. Tutto sembra essere al suo posto; ma in realtà manca qualcosa e i personaggi fantastici creati da Leonardo sono li, nella sua mente, a ricordarglielo.
Scandito dal ticchettio dell’orologio di un orso gigantesco, il tempo scorre inesorabile senza tornare indietro, mentre Leonardo compie un viaggio fantastico nel suo immaginario creativo, per ritrovare l’ispirazione e tornare alle radici del mestiere che ama: creare storie.
Non è difficile capire di chi parla Maurizio Rosenzweig, in La Sindrome di Leonardo, graphic novel pubblicato da Feltrinelli Comics.
Autore completo, insegnante, definito da Giorgio Cavazzano come un anarchico-rivoluzionario del fumetto, forse perché capace di spaziare dai titoli mainstream (ha lavorato per Mondadori, Star Comics, DeAgostini, Panini, Rizzoli, Bonelli, con serie come Dampyr, e per Dark Horse Comics) a quelli più autoriali (ad esempio Zigo Stella e l’Orso Atomico per Edizioni BD), Rosenzweig parla di sé, della sua esperienza di fumettista, delle sue ossessioni, dello scorrere del tempo. E, al contempo, riflette sul mondo della Nona Arte.
Realtà e finzione si mescolano e sovrappongono condite da ossessioni, ma anche da un lucido realismo e da una marea di citazioni pop, nel flusso di coscienza che è la narrazione di questo libro, una testimonianza agrodolce di un grande fumettista su cosa significhi essere un artista, in lotta con la vita reale (la famiglia, i conti da pagare), e contro i due nemici più pericolosi: la depressione e il tempo.
Mentre vediamo sfilare in rapida successione solo apparentemente casuale riferimenti culturali trasversali (da Superman a Hulk, dai mantelli di supereroi a Jack Kirby sposato con Big Barda, da Frankenstein al il Piccolo Principe; ma anche i film di Romero, il cartone sui Lego, Buzzati, Philip Roth, Eisner e Shelley), tutte le idiosincrasie dell’artista vengono sviscerate, mentre sullo sfondo l’ossessione del tempo che scorre rimane lo spauracchio da battere. Perché gli artisti, come gli sportivi, passano la carriera a cercare di fermare il tempo con le loro imprese, quando forse accettare che esso scorre lo stesso senza che noi riusciamo a stare al passo basterebbe ad assicurare, se non la felicità, almeno un po’ di serenità.
Da tenere particolarmente d’occhio, poi, il modo in cui l’autore racconta il tema della depressione: essendo stata sua compagnia per anni, Rosenzweig la conosce bene e parla di questo tema in modo serio, ma senza alcuna presunzione o saccenteria; anzi lasciando un messaggio positivo per tutti coloro che ancora ne soffrono. Leonardo la vive e alla fine ne esce, nell’unico modo possibile: chiedendo aiuto. Al suo psichiatra, ai suoi cari, ai suoi amici ed, infine, a se stesso.
Da buon anarchico, Rosenzweig decide che l’unica regola grafica di La Sindrome di Leonardo è che non ci sono regole; ma questo è un bene perché ci permette di ammirare tutto il suo repertorio artistico fuori dal comune. Abbiamo così un’alternanza senza respiro di tavole rifinite a china, pagine di solo layout a matita, vignette rifinite nel minimo dettaglio, accanto a pagine composte da una sola vignetta, splash page doppie con fondale bianco, ma anche splash page doppie su sfondo nero, sprazzi di colore qua e là e, dulcis in fondo, anche una pagina disegnata dal figlio dell’artista ( è una chicca che ci ha rivelato ad una delle prime presentazioni del suo libro, nella fumetteria Wot-Waste of time di Milano).
Se a tutto questo aggiungiamo il lettering fatto a mano, che trasmette il senso di artigianalità dell’opera, otteniamo il quadro visivo completo di un fumetto che getta un ponte ideale tra l’autore e i suoi lettori.
La Sindrome di Leonardo è un gran bel viaggio, un sipario alzato nella testa di un grande autore, una riflessione su cosa significa essere un fumettista e fare fumetti per vivere, un ragionamento sul valore dell’ispirazione per un creativo, sulla depressione e sul mestiere di raccontare le storie. In definitiva, è una gran bella confessione di una mente anarchico-rivoluzionaria del fumetto italiano, che riesce a restituire al lettore quello che il fumetto è per Rosenzweig: un posto magico dove si può stare bene e dimenticare per un po’ la realtà.
La Sindrome di Leonardo
Autore: Maurizio Rosenzweig
Formato: Brossurato; 224 pagine in bianco e nero + colore
Volume unico
Dove trovarlo: Libreria, fumetteria, store online
Collana: Feltrinelli Comics
Editore: Feltrinelli
Prezzo: € 22,00
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