Mostrato al Festival di Cannes, il nuovo film con protagonista Harrison Ford si è trovato di fronte critiche discordanti. Ecco cosa sappiamo di Indiana Jones e il Quadrante del Destino
La 76esima edizione del Festival di Cannes, da sempre nell’olimpo degli eventi legati al mondo del cinema, ha potuto vedere tra i vari prodotti anche Indiana Jones 5, nuova e presumibilmente ultima fatica di uno dei franchise d’avventura più famosi di sempre.
Sembra però che “Indiana Jones: Il quadrante del destino“, questo il nome del film, abbia ricevuto non poche critiche dal parere internazionale che avrebbe quindi confermato il sentimento generale di incertezza nato circa un anno fa (più precisamente all’evento Star Wars Celebration Anaheim del 26 maggio 2022 quando fu rilasciata la prima foto ufficiale che riguardante il nuovo capitolo della saga) su quanto valesse la pena riproporre un brand ormai concluso ben quindici anni prima.
Dando uno sguardo alla stampa internazionale accreditata sulla Croisette ci si accorge immediatamente della notevole presenza di recensioni polemiche e/o deluse, interrotte unicamente dalla recensione entusiasta di Peter Bradshaw, giornalista presso il quotidiano britannico Guardian, che definisce “Indiana Jones” un film con “ancora una certa classe della vecchia scuola” e sottolinea l’ “ingegnosità narrativa” di James Mangold , regista del film.
Per quanto riguarda Harrison Ford, storico protagonista della saga, sembra invece sia stato acclamato a prescindere sia dalla folla (prevedibile, considerando l’impronta ancora presente nei cuori di migliaia di appassionati di Indy) sia in sala nonostante la freddezza e il distacco, un’ “ovazione tiepida” a sentire diverse testimonianze, a fine proiezione. Variety decide di non andarci leggera e tramite un richiamo sotto il titolo dichiara quanto “l’epopea d’azione di James Mangold sia realizzata nello stile di Steven Spielberg, ma l’euforia sia svanita”. Owen Gleibermann pone il film all’interno di un’analisi ancora più profonda spiegando che Indiana Jones e il quadrante del destino non arriva solo dopo quattro film precedenti di Indiana Jones, ma dopo quattro decenni di costosa decadenza dell’action hollywoodiano, modello Fast and Furious, Mission Impossible, Terminator. David Rooney suHollywood Reporter mostra poco apprezzamento per la scrittura del film («sembra scritto da un comitato di sceneggiatori») poi termina evidenziando: «Ciò che offusca il godimento di questo capitolo conclusivo è proprio quanto il tutto sembri palesemente falso». Ultimo ma non per importanza infine ilTelegraph, che assegna due stelle su cinque regalando un titolo brutalmente inequivocabile: «Una squallida contraffazione di un tesoro inestimabile».