A Lucca abbiamo incontrato Paolo Barbieri, illustratore con all’attivo volumi per Mondadori, Bonelli, Lo Scarabeo, e autore della locandina del Lucca Comics & Games 2021, ispirata a Dante. Ci ha parlato della sua ultima opera – una nuova versione di Alice nel Paese delle Meraviglie – delle cose che lo hanno ispirato e dei progetti per il futuro.
Si deve a lui l’ormai celebre locandina per il Lucca C&G 2021, ispirata a Dante Alighieri e in linea con la tematica dell’edizione – quel a riveder le stelle che ha avuto tanta presa sui nostri cuori affaticati da mesi di chiusure e limitazioni. Ora, Paolo Barbieri torna per l’edizione 2022 con una nuova, originale versione dell’opera di Carroll: Alice in Wonderland, per la casa editrice Lo Scarabeo.
Ciao Paolo, innanzitutto grazie per aver accettato di fare una chiacchierata con noi. Inizio subito chiedendoti: quali sono stati le influenze che hanno contribuito a plasmare il tuo stile?
Le prime influenze sono state sicuramente i cartoni animati giapponesi. Ero piccolo quando arrivarono in tv Goldrake, Mazinga, Gig, Starzinger, Capitan Harlock e tutti gli altri: ho iniziato disegnandoli e copiandoli, poi piano piano ho provato a crearne di nuovi. A quelli si sono aggiunti i film che vedevo in tv o al cinema – Guerre Stellari, Indiana Jones, I Goonies, Navigator – e le lezioni di storie dell’arte a scuola, con artisti che mi colpivano particolarmente, come Caravaggio o Gian Lorenzo Bernini. Ci hanno messo del loro anche le atmosfere dei miei luoghi (il mantovano, ndr), dove spesso c’era la nebbia, e quindi le sagome degli alberi diventavano strane creature; o perlomeno io immaginavo che fossero tali. Tutto è iniziato lì: disegnavo continuamente, su quaderni, su fogli strappati; volevo anche in parte rifugiarmi in quei mondi, e da quello è nato l’universo che ora mi appartiene.
L’anno scorso hai realizzato una bellissima locandina per Lucca Comics & Games 2021, con un’immagine molto suggestiva. Ce ne parli un po’?
Nelle illustrazioni che faccio ho sempre voluto raccontare delle storie, sin da piccolo. Quando poi ho cominciato a disegnare copertine, mi sono reso conto che il lavoro di un copertinista è proprio questo: saper creare un’unica illustrazione che trasmettesse il senso di un intero romanzo. Quando ero ragazzino, spesso avevo intorno poster di film che non vedevo, e mi capitava d’immaginarli diversi nella mia testa: dei film mentali interi, nati da una singola immagine. Ecco, il poster di Dante prosegue su quella linea. Quando Emanuele Vietina e Cosimo Lorenzo Pacini mi hanno chiamato (rispettivamente, il direttore e l’art director di Lucca Comics & Games, NdR), l’idea era quella di utilizzare il claim “a riveder le stelle”. Ho fatto tre bozze, la cui linea comune era avere Dante come protagonista; delle tre, si è scelta quella con il sommo poeta che si apre le vesti, quasi a protezione di Lucca, con questa strada che va verso un’alba luminosa da cui nasce la città. Probabilmente è anche la prima volta che Lucca non fa da sfondo, ma da protagonista. Essenzialmente il messaggio era che da una notte non particolarmente cupa – mi sono immaginato le notti dei lungometraggi di Miyazaki, ad esempio – nascesse questa luce, questa nuova speranza. Lo avevo immaginato in movimento, a dirla tutta: per cui con Luca Bitonte, che cura gli audiovisivi del Lucca Comic&Games ci siamo confrontati ed è venuta fuori la versione animata che poi è stata usata come spot Rai. Ma ecco, la chiave di tutto credo stia nella mia voglia di raccontare con un’immagine molte storie: e quel manifesto mi ha dato l’occasione di raccontare una sorta di ritorno al mondo meraviglioso di questa convention.
In effetti, sei riuscito a esprimere quello che un po’ tutti sentivamo, in fondo, e non riuscivamo a tirar fuori.
Sì, anche perché non credo sia solo una questione di tecnica: io ad esempio lavoro molto anche con l’empatia. Quando mi davano le sinossi dei romanzi da illustrare, spesso ci azzeccavo senza aver letto il libro (sai, non riesco sempre a leggere i libri che devo illustrare). Con Dante è stato più facile: avevo già lavorato al suo Inferno, anni fa, che tra le altre cose è stato ripubblicato quest’anno da Sergio Bonelli editore con 40 pagine aggiuntive. Poi, conosco bene Lucca e frequento questa manifestazione dal ’95-’96 – prima da spettatore e poi da protagonista; tutto questo ha sicuramente contribuito alla riuscita del poster.
Quest’anno hai passato il testimone a Ted Nasmith. Quali sono i punti in comune tra i vostri lavori?
Proprio l’altro giorno abbiamo fatto una presentazione con lui ed Emanuele Vietina, parlando del lato più artistico del lavoro di Ted e del manifesto. Come lui stesso ha detto, la sua interpretazione vuole essere una continuazione ideale del mio poster: dalla mia notte nasce la sua alba, che va a illuminare le mura di Lucca. E questa figura femminile che si eleva sull’ulivo è una sorta di emanazione della natura. L’ulivo poi appartiene anche alla nostra tradizione religiosa come simbolo di speranza. È come se Ted avesse voluto fare la seconda parte del mio poster, una sorta di Impero colpisce ancora del mio Guerre Stellari, se posso permettermi il paragone.
Venendo ad Alice, invece, quanto sei stato influenzato dalle versioni precedenti (il film di Burton, il classico Disney, l’edizione illustrata da Benjamin Lacombe e tutte le altre preesistenti)?
Guarda, io sono cresciuto con il cartone Disney, che poi alla fine è un mashup fra i due libri. E non tutti sanno che le stesse immagini sono prese dalle prime illustrazioni di Alice. Chiaramente ho visto anche i film di Tim Burton, con lei che ritorna e ritrova gli stessi personaggi, che però intanto si sono evoluti. Dal punto di vista visivo ci sono delle invenzioni eccezionali, come accade sempre per Burton, che si avvale di una troupe di alto livello. Quindi non ho guardato quel materiale per trarne ispirazione, ma per staccarmene. Non dimentichiamo che Alice nel paese delle meraviglie è uno dei libri non solo più conosciuti, ma anche più illustrati al mondo. Verrebbe da chiedere: “ma chi te l’ha fatto fare?”. Essenzialmente, la voglia di confrontarmi e mettermi alla prova; vedere se fossi riuscito a dare un’identità precisa e riconoscibile ad Alice, al Cappellaio Matto, allo Stregatto, alla Regina di Cuori e a tutti gli altri personaggi iconici di cui il libro è ricco.
C’era quindi la voglia di sfidarsi, in un certo senso?
Sì, esatto. Poi considera che il libro non contiene tutta la storia, ma solo degli estratti, tradotti da Marco Rossari: e attraverso quelli e le immagini, volevamo dare la possibilità a tutti, anche a chi non ha mai letto il libro, di capirlo. Marco poi ha fatto un lavoro eccezionale, perché ha riportato il testo a quella sorta di finezza parolistica molto particolare, ridandoci anche la folle innocenza tipica di buona parte del libro.
Hai in progetto di fare anche Oltre lo specchio, o altri lavori sulla stessa linea?
No, per adesso no. Ci sono altre idee, ma ovviamente non ne posso parlare. Però sicuramente con questo libro abbiamo alzato l’asticella: non è solo un libro molto conosciuto, è anche estremamente difficile da raccontare, dato che lo è stato decine di migliaia di volte, nell’ultimo secolo. Devo dire però che le reazioni del pubblico sono state entusiaste, oltre ogni immaginazione. Quest’anno poi cadono i 14 anni del primo libro illustrato che ho fatto: insomma, un po’ di esperienza me la sono fatta.
Tra i vari progetti, hai anche intenzione di cimentarti nella scrittura di un’opera tutta tua?
Ti dico che mi piacerebbe. Mi piacerebbe fare un racconto illustrato, con sezioni sequenziali o fumettistiche, ma devo trovare il racconto giusto. Già ho scritto i racconti di Favole degli dèi, che quest’anno è uscito in una nuova edizione per Sergio Bonelli editore. Vediamo se arriverà l’idea giusta.
Un’ultima domanda: qual è stata la cosa che più ti sei divertito a illustrare?
Be’, come ultimo figlio Alice è stato sicuramente divertente, anche perché Carroll, già solo con poche descrizioni, consente a disegnatori, pittori, illustratori di spaziare, di lasciare pochi freni alla fantasia. Quindi è un libro divertente da illustrare. Anche Favole degli dèi è stato divertente da fare: storie, creature, divinità della mitologia greca, raccontate con le mie illustrazioni e le mie parole; è stato il mio primo lavoro da autore. Questi al momento sono i due punti alti, ma sai come si dice: tutti sono figli miei, quindi ciascuno ha avuto una parte importante. Sicuramente è un momento della mia carriera molto vivo, molto caldo.
Ringraziamo Paolo per il tempo che ci ha dedicato e speriamo di rivederlo presto per parlare dei nuovi progetti in cantiere!
L’AUTORE
Paolo Barbieri ha al suo attivo copertine di libri per centinaia di scrittori del calibro di Michael Crichton, Clive Clusser, Ursula L. Guin, George R. R. Martin, Umberto Eco, Sergej Luk’Janenko, Wilbur Smith, Marion Zimmer Bradley, Herbie Brennan, Cassandra Clare, Terry Brooks, Roberto Giacobbo, Alberto Angela e tanti altri. Sono sue tutte le copertine di Licia Troisi, e quelle delle due serie del fumetto del Mondo Emerso edito da Panini Comics, oltre i due libri illustrati basati sulle prime due trilogie della Troisi (Creature del mondo Emerso – 2008, e Guerre del Mondo Emerso – Guerrieri e Creature – 2010, Mondadori). Tra i libri pubblicati da autore, ricordiamo Favole degli Dei (2011), L’Inferno di Dante (2012), Apocalisse (2013), Draghi e altri animali (2017), StarDragons (2019). La sua ultima opera, Alice in Wonderland (2022), è stata presentata in anteprima al Lucca Comic&Games.