Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.
Niente di più vero se ripensiamo alla venuta al mondo di Alita, la creatura bella e letale di Yukito Kishiro
Sono passati più di vent’anni da quando Planet Manga pubblicò in Italia, portandola a conclusione per la prima, storica, volta l’opera di Yukito Kishiro. Nel 1990 l’Autore consegnò al magazine Business Jump la storia che lo condusse alla fama, nonché alla gratitudine eterna degli appassionati del genere cyberpunk.
Siamo di fronte a una storia che ha lasciato un segno indelebile nella tradizione letteraria e fumettistica, che ha fatto del nichilismo umano e delle predizioni futuristiche un manifesto nel tempo ripreso e rimaneggiato. Una storia che tuttavia mai potrà essere goduta appieno confinandola lontano dalle sue sorelle maggiori. Ci sono opere che hanno definito i confini dell’umano sentire quando si parla di cuore e cervello cibernetico di tutt’altra levatura. Eppure Alita il suo spazio se l’è conquistato con obiettiva dignità.
A ciò si aggiunga che i riflettori sulla nostra protagonista hanno faticato a spegnersi per mano dello stesso Autore, che nel 2001 riscrisse gli ultimi capitoli relativi al finale dell’opera primaria – Battle Angel Alita, in originale GUNNM – pubblicando Alita Last Order. In quell’istante, le nostre certezze vacillarono e le commozione ci annodò nuovamente la gola. Come un fiume in piena, Yukito Kishiro nel 2014 iniziò la serializzazione di Alita: Mars Chronicle.
Alita è una creatura unica al mondo. Scarto di Salem, la città sospesa dove vivono gli uomini e le donne ancora in possesso del proprio corpo perfetto, intatto. Abitanti confinati per immeritata possibilità in una sorta di isola felice che getta i propri rifiuti al di sotto dei propri dorati confini, ovvero nella Città – Discarica (Scrap Iron City). È in questo luogo senza Dio e diamanti che Daisuke-Ido – un cyber dottore originario di Salem, trova i resti di colei che diventerà la nostra Alita.
Yukito Kishiro immerge il lettore sin dalle prime battute in uno scenario che non sembra avere via d’uscita. Un’utopia sospesa in cielo che costringe i dannati a sopravvivere tra i rifiuti, dove anche la luce sembra rifiutarsi di apparire. Tuttavia nell’ombra, sommersa dalla spazzatura, s’intravede il volto di Alita delicato, addormentato. Un viso, un busto che fungono da scrigno a un cervello cibernetico ancora funzionante che attendono il resto del corpo per rinascere.
Resti umani ridotti a cervello e spina dorsale popolano la Discarica. Brandelli sottomessi a Salem tramite le Factory, istituzioni che garantiscono l’ordine e sedano possibili sommosse attraverso i Deckmen, cyborg asserviti alla volontà della città sospesa. Ciò che ben presto scopriremo è che Daisuke-Ido è un Hunter Warrior, un cacciatore di taglie per conto della Factory. Alita fin da subito lo affiancherà nel suo secondo lavoro. La ragazza mostra di saper padroneggiare l’arte del Panzer Kunst, un’antica tecnica di combattimento sviluppata per i cyborg umanoidi. Le sue inspiegabili attitudini alla lotta daranno il ritmo alla storia e semineranno indizi sul passato di cui Alita ha smarrito la memoria.
Quella che l’Autore consegna alla tradizione sci-fi è una storia sì foderata di leghe metalliche e nanotecnologia, ma che colpisce in pieno il nostro stomaco per il dolore profondamente umano, l’ira bestiale che muove gli scontri, molti dei quali prendono una deriva piacevolmente gore ma, soprattutto lo smarrimento e la rassegnazione di un’era indefinita che s’insedia in uno scenario marcescente, figlio di un’apocalittica distruzione. Alita è la speranza di Daisuke-Ido di generare una creatura pura e incontaminata, sogno che s’infrange sul nascere, perché gli eventi prenderanno immediatamente il sopravvento. I nobili intenti si fanno spazio nella narrazione perché il volto di Alita è angelico, le sue forme innocentemente sinuose. Tutto questo inganna anche noi lettori. Ma non c’è via di scampo. Alita è un’arma micidiale.
La sensazione che non si riesce a rimuovere dopo averla conosciuta è che quel poco di umanità che ci resta, sia al pari di una scoria.
Alita è incalzante combattimento tra cyborg e adrenalinico motor ball, dopotutto.
Quello che rende l’opera unica e senza tempo, è la continua ricerca di un nuovo inizio. La disperata voglia di una seconda possibilità, di una storia da riscrivere. Filo conduttore questo che l’Autore orchestra nel nome di un comparto specialistico ineccepibile. Le note tecniche danno molto corpo all’opera. La tecnologia in uso risponde alla fisica conosciuta e, laddove è necessario spingersi oltre, sono i gloriosi manuali della fantascienza a fornire le giuste spiegazioni (dalla visione asettica di Asimov al caos immaginifico di Dick). In sostanza, Yukito Kishiro si muove a suo agio nel genere letterario forse più ostico mentre decide il tiro del destino della sua amata protagonista.
I resti di una splendida ragazza provano umano dolore chiusi in un Berseker. Sotto tutto quel metallo pesante che comunque la rende di una bellezza senza pari, c’è l’amore per Yugo, un ragazzo che sogna di salire a Salem e che, per racimolare mezzi utili allo scopo, ruba per poi rivendere spine dorsali. Un sogno che lo porterà alla morte proprio sotto gli occhi di Alita. L’unico barlume di felicità presente in lei viene ridotto a brandelli.
In questo poetico e più che mai veritiero ribaltamento, dove il vero nemico riposa comodo su poltrone legittime e gli eroi rubano per fame sperando di accedere a una seconda possibilità, Alita ferma il tempo e merita di essere letta sempre.
Anima e corpo cibernetico si danno in pasto alla lotta fino all’epocale scontro con Jashugan, campione della prima divisione del Motorball. Quando guardarsi indietro scatena più dolore che proseguire verso l’inevitabile annientamento di sé, faremo la conoscenza di Desty Nova.
Scienziato folle ossessionato dalla dottrina Karmica, attentatore alla tranquillità di Salem che nel frattempo assolda Alita per la sua cattura, Desty Nova è il capitolo finale della storia della nostra protagonista. Un prologo dinamitardo e crudele che ci riporta all’antefatto del corso degli eventi sopiti nella memoria di Alita. Almeno così è stato fino alla comparsa di Last Order, dove i capitoli finali della storia sono stati totalmente riscritti. Così come Desty Nova fa del libero arbitrio la sua professata fede, chi legge Alita può scegliere se rimanere fedele al finale originale o navigare cambiando la rotta. Discorso diverso per Mars Chronicle, che si pone come prequel di Battle Angel per condurci nel passato dimenticato di Alita e poi collegarsi al finale di Last Order.
A tutti gli effetti stiamo parlando di un viaggio tra i temi preziosi del genere cyberpunk. L’Autore caratterizza a fondo tutti i personaggi portandoli volutamente allo sfinimento. La ricerca dell’io, l’annientamento e la riscoperta di sé avvengono tramite i combattimenti estremi, la distruzione del corpo e dell’umano sentire. Non a caso, la nostra Alita ha perso la memoria.
Alita sta per giungere sul grande schermo. Questa è la novità che ci fa dormire con un solo occhio chiuso da un po’ di tempo. Timorosi ma ricolmi di speranza, ci avviciniamo all’uscita dell’adattamento cinematografico, gennaio 2019, firmato da Robert Rodigrez: Alita – Angelo della Battaglia. Una produzione costata 200 milioni di dollari diretta in 3D nativo. La speranza è che la bravura di Rodriguez a captare la nostra attenzione con effetti che ci lasceranno sicuramente senza fiato, non snaturi l’intento primario dell’opera. Speriamo inoltre che l’edulcorazione della componente gore, della brutalità della narrazione, non comprometta irrimediabilmente la storia originale così come accade, spesso, quando è il grande pubblico che viene raggiunto. Qui potete vedere il trailer
Planet Manga ha annunciato a gran voce la Alita Panzer Edition, quarta edizione dell’opera in casa Panini. Prevista per novembre, l’edizione sarà composta da tre volumi brossurati che racchiuderanno le duemila pagine della storia di Alita, impreziositi da un cofanetto il cui costo previsto sarà di 75,00 Euro.
Lasciate entrare dentro di voi il mondo di Alita. Questa ragazza si merita un posto d’onore nella vostra libreria.